La storia di Tamana: "Io, studentessa afghana, dal pericolo talebano all'Università di Messina”

La storia di Tamana: “Io, studentessa afghana, dal pericolo talebano all’Università di Messina”

Marco Olivieri

La storia di Tamana: “Io, studentessa afghana, dal pericolo talebano all’Università di Messina”

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sabato 12 Marzo 2022 - 07:44

Volata via prima della conquista di Kabul, dall'Afghanistan a Messina, ha scoperto qui "una città ospitale"

MESSINA – Una studentessa afghana a Messina. Una ragazza istruita e indipendente. Volata via due giorni prima della conquista di Kabul, dall’Afghanistan dei talebani all’Università di Messina, Tamana Karimi studia Scienze politiche e relazioni internazionali.

Tamana crede nel valore universale dell’istruzione. Nel suo intervento, all’inaugurazione dell’anno accademico, ha citato i versi immortali della Divina Commedia: “Fatti non foste a viver come bruti…”. Nominata durante la cerimonia dalla ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, come simbolo del cambiamento, Karimi si dice felice di essersi ispirata alla poetica di Dante: «Dio non ci ha messo al mondo per essere ignoranti. Dobbiamo seguire la strada dell’educazione ed essere gentili con gli altri.»

“Messina una città ospitale”

«Se dovessi descrivere Messina ad altre persone, direi che questa città è sicura e ospitale», rivela la giovane studentessa. Parla in inglese, si muove a suo agio nei locali del dipartimento di Scienze politiche e giuridiche e non smette di ringraziare la sua famiglia per avere fatto di lei una persona dedita all’apprendimento.

Via da Kabul direzione Messina

Dall’Afghanistan all’Università di Messina: oggi la studentessa afghana è felice di studiare qui grazie a una borsa di studio. Così ricorda la corsa contro il tempo per completare le pratiche in modo da iscriversi alla triennale: «Non potendo fare domanda direttamente nel mio Paese, viaggiavo dentro e fuori l’Afghanistan per avere tutti i requisiti, dal visto all’iscrizione, e approdare a Messina. Tuttavia, proprio in quel periodo i talebani stavano conquistando una città dopo l’altra e i miei amici mi consigliavano di non tornare in Afghanistan.»

«Temevano che potessi essere uccisa o imprigionata in quanto donna istruita. Io, invece, ho scelto di non arrendermi. Sono tornata e, con i documenti finalmente pronti, sono volata via solo due giorni prima del crollo totale di Kabul. È stata una corsa contro il tempo e sono fortunata di poter essere qui in Italia sana e salva», aggiunge.

Contro i talebani e l’oppressione della donna

Sui talebani Tamana ha le idee chiare: «Fino a poco tempo fa ho avuto il privilegio che nemmeno la metà delle ragazze in Afghanistan possiede, ovvero il diritto all’istruzione. Di conseguenza, ora che le politiche dei talebani vietano alle ragazze di continuare le loro attività scolastiche, qual è il loro futuro senza istruzione? Viene negato alle donne il diritto di parlare liberamente, di uscire senza essere sorvegliate dagli uomini, di non avere il capo coperto per scelta, di lavorare, di studiare, di votare e di decidere del proprio destino.»

“L’Università si è presa cura di me”

Come si trova a Messina?

«Come studentessa afghana, immaginavo che avrei avuto molte difficoltà a vivere in Italia. Non conosco la lingua, e non sono pienamente consapevole della cultura locale, ma l’Università di Messina si è presa subito cura di me, seppure in una situazione difficile a causa della pandemia globale. Sono davvero senza parole per la gentilezza di tutti coloro che ci lavorano. Sono molto fortunata a trovarmi qui, dove posso proseguire la mia istruzione a migliaia di chilometri dal mio Paese. »

“Sogno di diventare una leader per il mio Paese”

Tamana, qual è il suo obiettivo?

«Il mio sogno è quello di diventare una leader per rappresentare il mio Paese, superando tutte le difficoltà e gli ostacoli che mi si presenteranno. So di essere molto più fortunata delle ragazze della mia generazione perché sono cresciuta in una famiglia che ha dato priorità all’istruzione. Da quando avevo sei anni ho iniziato a lavorare nell’industria dei media e in seguito ho studiato all’estero. Attualmente sto anche aiutando delle ragazze a realizzare il loro sogno di coltivare un’istruzione superiore fuori dall’Afghanistan.»

Dall’Afghanistan dei talebani all’Università di Messina: che cosa significa per lei lo studio in Scienze politiche e relazioni internazionali?

«È connesso con il mio sogno di studentessa afghana: vorrei diventare la voce dei deboli, delle minoranze e di coloro che non hanno l’opportunità o la libertà di esprimersi. Sto lentamente imparando come poter essere, un giorno, la leader di cui il mio Paese potrebbe avere bisogno, abbastanza coraggiosa da combattere per il futuro del mio popolo e della mia generazione. Abbastanza coraggiosa da lottare contro l’ignoranza, l’oppressione e le violazioni dei diritti umani, specialmente per i diritti delle donne, nel segno della prosperità e della pace.»

“L’istruzione non fa differenza tra uomini e donne”

Può raccontare qualcosa delle sue origini?

«I miei genitori sono fuggiti dal mio Paese a causa del primo attacco dei talebani circa 25 anni fa. Sono poi tornati quando avevo cinque anni, una volta che i talebani se n’erano andati. Sono fortunata a essere nata in una famiglia straordinaria che mi ha sempre sostenuto, creando le premesse per diventare una ragazza istruita e indipendente. Come dice sempre mia madre, l’istruzione non fa differenza tra uomini e donne. Mia madre mi ha ispirato a volare e così ho viaggiato. Il tutto in contrasto con la mentalità della mia società dove le donne sono sempre in condizione d’inferiorità rispetto agli uomini. La situazione è ancora peggiore oggi perché alle ragazze viene vietato il diritto all’istruzione, al lavoro, al voto o a dire qualcosa sulle questioni politiche.»

Che emozioni prova quando pensa al suo Paese?

«Mi fa male ogni volta pensare a come la mia casa, la mia terra sia stata conquistata dai talebani. Mi sento impotente, angosciata e sradicata perché non posso più tornare da dove provengo, dato che mi rifiuto di diventare loro schiava. Perché questo sta succedendo ora, nel 2022, quando tutto dovrebbe essere moderno e civilizzato?»

I suoi familiari sono al sicuro attualmente?

«Anche se al momento non hanno problemi, mi rifiuto di parlare di loro. Temo per la loro vita. Spero che potremo ritrovarci molto presto.»

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