Tari 2019, niente esenzioni per le fasce deboli. Polemiche in aula

Tari 2019, niente esenzioni per le fasce deboli. Polemiche in aula

Francesca Stornante

Tari 2019, niente esenzioni per le fasce deboli. Polemiche in aula

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martedì 26 Marzo 2019 - 07:30

Ieri sera primo round andato a vuoto per la Tari 2019 e il piano da 46,3 milioni dei rifiuti messinesi

La prima seduta è andata a vuoto. La discussione sulla Tari 2019 e sul piano finanziario dei rifiuti messinesi si è aperta tra le polemiche scoppiate in aula sulle esenzioni per le fasce deboli della popolazione. Un’opportunità che finora era sempre stata inserita nei piani finanziari degli anni scorsi e che invece è stata cancellata quest’anno dalla nuova amministrazione comunale e, di conseguenza, da MessinaServizi che ha confezionato il corposo documento approdato ieri sera sui tavoli dei consiglieri comunali.

Quanto costano i rifiuti nel 2019

Un piano economico-finanziario da 46,3 milioni di euro, è questo il costo dei rifiuti messinesi per il 2019. Un piano che ha registrato un aumento di oltre 2 milioni di euro rispetto a quello dello scorso anno, una somma che però non sarà scaricata interamente sulle tasche dei cittadini. Perché è vero che la Tari sarà leggermente più costosa, ma si tratterà di circa un 1% in più in bolletta. Insomma, dai sei ai trenta euro in più a seconda delle utenze e dei nuclei familiari. Il resto sarà compensato dal fatto che si è allargata la platea dei contribuenti grazie ad un lavoro certosino di lotta agli evasori e ai contribuenti fantasma. Dunque saranno di più i cittadini che pagheranno e questo ha consentito di non far pesare drasticamente i 2 milioni in più del costo dei rifiuti.

I 2 milioni in più

Aumenti che l’assessore all’Ambiente Dafne Musolino e il presidente di MessinaServizi Pippo Lombardo hanno motivato con la nuova organizzazione che si intende dare a MessinaServizi, con la necessità di dare il via a quegli investimenti per raggiungere entro luglio il 65% di differenziata e con l’avvio di progetti di controllo del territorio, come 1 milione di euro da destinare ai 300 ispettori ambientali e a nuove misure di prevenzione degli illeciti.

Un piano finanziario che dev’essere votato insieme alle tariffe Tari entro il 31 marzo, perché è questo il termine imposto dal governo in quanto agganciato al bilancio previsionale. Se così non fosse, scatterebbero automaticamente le tariffe dello scorso anno, che poi sarebbero quelle del 2017 perché un anno fa il consiglio non votò in tempo utile. E questa ipotesi non può essere contemplata nei progetti di MessinaServizi perché da questo piano dipende tutta la macchina che la società vuole mettere in moto, a cominciare dalle imminenti gare per l’acquisto di mezzi e attrezzature.

In aula

Consapevoli dei tempi strettissimi e dell’esigenza di esitare questo atto, i consiglieri ieri sera si sono presentati in aula con atteggiamento sereno, ma i tre emendamenti presentati dai consiglieri di LiberaMe Alessandro Russo, Nello Pergolizzi e Massimo Rizzo, hanno scompigliato le carte in tavola.

I tre emendamenti della discordia

Tre emendamenti tutti di carattere sociale. I tre consiglieri hanno provato a coprire una grave lacuna di questo piano: le esenzioni per le fasce deboli. Ogni anno c’era un budget destinato a esenzioni e riduzioni che però quest’anno è stato totalmente azzerato. Per questo i consiglieri hanno proposto di prevedere una riduzione del 50% per le associazioni di volontariato, una esenzione del 100% per le famiglie che hanno un reddito Isee inferiore a 10 mila euro e hanno all’interno del nucelo un familiare con disabilità al 100% e una riduzione del 30% per gli esercizi commerciali che praticano il last minute market.

Il SalvaMessina

Emendamenti che però si sono immediatamente infranti sui pareri del Dirigente del Dipartimento Tributi Antonino Cama e sulla posizione, inizialmente perentoria, dell’assessore Musolino. «Si tratta di emendamenti che si pongono in contrasto con quanto inserito e previsto con il SalvaMessina. Ricordo, e sono sicura di ricordare bene, che in quella sede l’amministrazione si è impegnata a eliminare queste forme di esenzioni in favore di altre modalità, come il baratto amministrativo» ha risposto la Musolino ai consiglieri che hanno chiesto spiegazioni sui motivi del parere negativo e soprattutto sulla possibilità di correggere eventualmente in corso d’opera questi aspetti che hanno una forte rilevanza sociale.

Il colpo di scena

Una risposta che non è andata giù ai consiglieri di LiberaMe che hanno deciso di abbandonare l’aula in segno di protesta contro quella chiusura totale da parte dell’amministrazione. L’abbandono di Russo, Pergolizzi e Rizzo ha mandato in tilt i lavori, facendo anche mancare il numero legale per continuare la discussione.

Poi però il passo indietro della Musolino che ha chiesto un rinvio dei lavori, comunicando all’aula di aver controllato meglio le carte del SalvaMessina e aprendo alla possibilità di inserire delle riduzioni o esenzioni.

Quindi tutto rinviato a mercoledì alle 18. E inevitabilmente si ripartirà proprio da questo nodo cruciale.

Francesca Stornante

3 commenti

  1. Non agevolare le categorie deboli significa un accumulo di lavoro inutile e si forma un contenzioso abnorme. Fate pagare tutti con equità. Nell’ avvicinarsi del reddito di cittadinanza in moltissimi faranno fronte ai pagamenti dovuti.Meglio riscuotere 30€ che il nulla.Agevolare significa incassare soldi.

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  2. Chi non è in grado di pagare non pagherà e contribuirà ad aumentare carte ed ingiunzioni, peraltro senza seguito, proteggere chi non può è dovere dell’amministrazione, difendere il cittadino debole è un obbligo non un favore.

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