Teatro di Messina, su orchestrali e precari è il cane che si morde la coda

Teatro di Messina, su orchestrali e precari è il cane che si morde la coda

Redazione

Teatro di Messina, su orchestrali e precari è il cane che si morde la coda

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venerdì 31 Gennaio 2020 - 09:40

Incontro tra il sindacato Siad-Cisal ed il sovrintendente Scoglio. In primo piano le stabilizzazioni

Niente stabilizzazione degli orchestrali senza una specifica deroga legislativa al blocco delle assunzioni dovuto ai conti in rosso della Regione Sicilia. La legge regionale 17 del 2019 prevede la possibilità di assumere il 75% del personale in quiescenza, ma dall’Ente Teatro di Messina andranno in pensione appena 4 dipendenti nel 2020 e 13 nel 2023. Numeri assolutamente insufficienti, visto che un’orchestra degna di questo nome non può contare meno di 25 elementi.

Orchestrali e precari

Durante l’incontro che si è tenuto tra il segretario provinciale del SIAD CISAL Clara Crocè, il segretario aziendale Nino Giuffrè, una rappresentanza degli orchestrali e il soprintendente del Teatro Vittorio Emanuele Gianfranco Scoglio, si è discusso anche della contrattualizzazione dei tecnici precari e della situazione economica dell’ente.

Per quanto riguarda i contratti più recenti (siglati dai professori d’orchestra con le associazioni che hanno proposto gli spettacoli) Clara Crocè, pur dichiarando di non condividere la modalità del reclutamento, ha detto di “avere contezza dei limiti legislativi ed economici che hanno imposto questa scelta. In futuro non potrà più essere seguita questa strada perché non permette al personale precario di accedere all’indennità di disoccupazione”.

La situazione economica

Sul fronte economico, il soprintendente Scoglio ha chiarito che neanche l’ipotesi della Fondazione potrà aiutare a risolvere situazione perché è necessario il patrimonio di scopo, che l’ente non possiede. Scoglio ha poi aggiunto che le risorse erogate dalle Regione (3 milioni 600.000 euro) non consentono alcuna programmazione perché 2 milioni 800.000 euro servono per gli stipendi dei dipendenti e 700.000 euro per le spese di gestione.

Senza orchestra solo briciole

Peraltro, fino a quando l’Ente Teatro di Messina non avrà un’orchestra e un coro stabili non potrà accedere appieno al FUS. Non a caso, al momento può contare solo sulle briciole: 200.000 euro per la musica e 50.000 per la prosa. Al momento quindi, la sola strada percorribile è quella di coproduzioni, bandi e simili. “Per poter fare almeno 30 giornate lavorative -ha spiegato il soprintendente- siamo ricorsi alle coproduzioni, prevedendo garanzie contrattuali per gli artisti, quindi le associazioni non saranno pagate se non salderanno quanto dovuto all’orchestra. Tra il 1996 e il 2005 sono arrivate decine di milioni di euro, ma non si è fatto nulla per la stabilizzazione di musicisti e tecnici”.

Il cane che si morde la coda

Ci muoviamo in un perimetro difficile -ha commentato Crocè – È necessario sanare il pregresso come è avvenuto a livello nazionale. Fatto questo, che consente di eliminare le Partite Iva e i contratti di collaborazione. Insieme al soprintendente abbiamo convenuto una serie di azioni da intraprendere a Palermo per cercare di risolvere il problema della contrattualizzazione dell’orchestra, ma è come il cane che si morde la coda. Senza la stabilizzazione dell’orchestra la situazione economica resterà precaria e si otterranno fondi sufficienti solo per pagare gli stipendi e le spese di gestione. Tutto questo comporterà stagioni teatrali ridotte e una pesante penalizzazione del personale precario”.

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