Il successo de "La lunga notte del dottor Pennac"

Il successo de “La lunga notte del dottor Pennac”

Il successo de “La lunga notte del dottor Pennac”

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martedì 03 Dicembre 2013 - 09:02

I vizi e le virtù della medicina moderna tra umorismo feroce e ritmo sfrenato. Il prossimo appuntamento della rassegna “Atto Unico” è il 15 dicembre con “Spunti di vista”

“Dottore, non mi sento tanto bene”. È cominciato così, con il più generico dei sintomi per la più improbabile delle diagnosi, “La lunga notte del dott. Pennac”, il secondo appuntamento della rassegna “Atto Unico. Scene di Vita. Vite di Scena” a cura di QuasiAnonimaProduzioni.

Dopo il sold out della settimana scorsa con “ProTesto” (QAproduzioni), ieri sera la compagnia DAF Teatro dell’esatta fantasia al Savio ha portato in scena una partitura teatrale costruita sul fantastico mondo letterario di Daniel Pennac, in particolare sul romanzo breve “La lunga notte del dottor Galvan”, testo teatralizzato abilmente da Angelo Campolo che, nella doppia veste di autore e attore, ha saputo ricreare il particolarissimo mondo tratteggiato dalla penna dello scrittore francese, calandolo nel contesto della sanità italiana.

Immerso nella scenografia essenziale ma dal forte impatto simbolico e reale a cura di Giulia Drogo, tra scheletri e radiografie più simili a installazioni artistiche che a referti diagnostici, si staglia la figura di Gerardo Gàlvan, giovane promessa della sanità siciliana. Nel pieno di una tragicomica notte al Pronto Soccorso, si scontra con un caso clinico apparentemente inspiegabile, dai sintomi contraddittori e sconnessi. Da questo incontro parte il monologo di Angelo Campolo, estremamente convincente nel toccare le vette dell’umorismo grottesco e della nevrosi per poi scendere a patti con il quotidiano stillicidio di ansie, frustrazioni, aspirazioni soffocate e rivalità tra colleghi che fanno di ogni medico un essere umano come gli altri. Più patofobico che ipocondriaco, più nevrotico e disincantato dei suoi stessi pazienti, il suo Gàlvan appare a tratti più malato dei malati, vittima della sua stessa ansia da prestazione, in una performance, tutta da ridere, sui vizi e le paure della medicina moderna.

In questa girandola di umanità varia, tra personaggi attinti dall’immaginario italiano, battute a raffica, gag a ripetizione, il ritmo frenetico della messinscena è stato scandito dalla musica dal vivo di Giuseppe Mangano e Alida De Marco, bravi a sottolineare gli scarti, le sfumature, l’andamento a tratti sincopato della messinscena.

E per rendere “La lunga notte…” ancora più lunga, dalla compagnia DAF in apertura di serata è arrivato un regalo per il pubblico: il monologo “Dreamland”, tratto da “La grande occasione” di Alan Bennet, per la regia di Valentina Bartolo. Sulla scena Silvia Grande ad interpretare Destiny, giovane attrice dal futuro incerto e dalla voglia matta di fama, protagonista di una rincorsa sfrenata al successo dagli evidenti esiti tragicomici. Una storia sovrapponibile a quella di tante giovani d’oggi per le quali la fama, in qualunqueforma, è sinonimo di felicità. Ad ogni costo.

Il prossimo appuntamento con la rassegna “Atto Unico” è per domenica 15 dicembre, sempre alle 21.00 al Teatro Savio, con “Spunti di Vista”, di e con Luca Fiorino. Lo spettacolo, che torna in scena ampliato e con l’aggiunta delle musiche dal vivo del maestro Nicola Oteri, vive dei punti di vista appassionati e sferzanti di Gandhi, Brecht, Pasolini, Guareschi e Gramsci, gettati in pasto al pubblico per stimolarlo a porsi domande. Seguendo un interrogativo di fondo: chi siamo e che cosa vogliamo essere all’interno della società?

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