Simona Izzo e Ricky Tognazzi protagonisti della prima del Taormina Film Fest

Simona Izzo e Ricky Tognazzi protagonisti della prima del Taormina Film Fest

Tosi Siragusa

Simona Izzo e Ricky Tognazzi protagonisti della prima del Taormina Film Fest

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lunedì 16 Luglio 2018 - 06:41

Per Messina si parla di premiere, ma si è trattato della solita pre-apertura a scopo benefico

Gianvito Casadonte, Silvia Bizio, Lino Chiechio, Maria Guardia Pappalardo, mentre nell’area pedonale di via Laudamo Nino Frassica presentava il suo ultimo libro Novella bella, alla presenza dei vertici del Vittorio Emanuele, si è tenuta presso il teatro cittadino, preceduta da un buon cocktail di benvenuto nel foyer (per l’occasione allestito solo con foto di scena di Adolfo Celi) quella che è stata definita quale “premiere” della sessantaquattresima edizione del Taormina Film Fest: come ormai consueto, Messina, già detentrice dei ben noti fasti cinematografici, essendo proprio qui nata la rassegna , in quel luogo meraviglioso dell’Irrera a Mare, è stata sede della cerimonia, questa volta definita formalmente di “inaugurazione”, ma che sostanzialmente è stata mera replica di quelle degli anni passati, e in tono ancora minore.

La serata è stata presentata dai direttori artistici Gianvito Casadonte e Silvia Bizio, molto emozionati, timidi e gentili, sicuramente poco avvezzi a reggere un palcoscenico, ma vincitori in questa corsa contro il tempo che li ha condotti in venti giorni a mettere insieme una edizione certo meno glamour delle precedenti, ma si spera di buona sostanza: e ciò sembrerebbe emergere dalle intenzioni espresse e dalla scelta di privilegiare opere cinematografiche con forti tematiche, sovente a connotazione sociale, dalla violenza contro il femminile, all’immigrazione, alla problematica dei rifugiati. Le proiezioni del festival, a ingresso gratuito, si terranno – e sono già iniziate il 15 u.s. – presso le sale del Palazzo dei Congressi, con 13 anteprime mondiali, 6 anteprime internazionali e numerose anche italiane; tanti anche i documentari proposti- fra i quali segnalo Prima che il gallo canti – il Vangelo secondo Andrea, già proiettato e “Be Kind”, cortometraggi e un nutrito parterre di ospiti. Novità anche per la giuria, totalmente al femminile, di produttrici e attrici, presieduta dalla raffinata e intelligente Martha de Laurentiis, americana, innamorata del nostro paese – -alla quale ho rivolto qualche domanda che mi ha illuminato, prima dell’inizio della serata, sui contenuti della stessa – importante presenza all’evento messinese, unitamente all’altra produttrice, Eleonora Granata, altro personaggio di grande spessore; le altre giurate, Maria Grazia Cucinotta, Donatella Palermo, e Adriana Chiesa, si è appreso, arriveranno a Taormina nei giorni a seguire. L’edizione odierna del Festival, prodotta da “Videobank” è stata finanziata dal general manager Lino Chiechio e dall’amministratore unico Maria Guardia Pappalardo. Ha aperto la serata Mara Celeste Celi, presidente del Comitato CIRS, che ormai da tempo sollecita alle autorità e alla cittadinanza un sostegno concreto con raccolta fondi per il salvataggio della casa famiglia “La Glicine”, evitando la vendita dell’immobile che attualmente la ospita. Subito dopo, in video conferenza da Napoli, il produttore Aurelio De Laurentis, molto vicino professionalmente, per più di 30 anni, al regista Carlo Vanzina, di recente scomparso, al quale la serata è stata dedicata, che ha a più riprese salutato “Taormina” – di “Messina” nel suo discorso non si vi è stata traccia – e omaggiato il suo regista, a suo dire, per aver avuto “uno sguardo non moralizzatore ma capace di stigmatizzare vizi e virtù della nostra Nazione”. De Laurentis ha auspicato che Enrico, co-sceneggiatore dei film diretti dal fratello, con il quale costituiva un duo inscindibile, sappia raccoglierne l’eredità. È stata poi la volta della coppia, professionale e non solo, Simona Izzo e Ricky Tognazzi, che ha proseguito nel ricordo delle capacità di Carlo di “utilizzare la commedia italiana per raccontare l’Italia” con ironia e leggerezza; la Izzo ha poi scomodato Proust, per riferirsi alla verità che starebbe nelle piccole cose, capaci di esprimerne l’essenza e ha riferito della presenza al funerale del regista di tanti colleghi ed esponenti del mondo dello spettacolo, che di certo lo apprezzavano e della gente “comune” che si rispecchiava nelle sue rappresentazioni, o meglio credeva di riconoscere in quelle sempre l’altro da sé. Presenze istituzionali, dal sindaco metropolitano Cateno De Luca, che ha auspicato che “Messina possa ritrovare la sua centralità nel festival cinematografico” a Pietro Di Miceli, nella doppia veste di Commissario Straordinario della “Fondazione Taormina Arte” e di dirigente dell’Assessorato Turismo, che ha espresso il nobile intento di “valorizzare le potenzialità del territorio peloritano”. Insomma, niente di inusuale, un copione già letto e un film già proiettato, quando avremmo voluto invece passasse sul grande schermo una diversa rappresentazione, con una Messina tornata veramente in auge in condizioni di coesistere in questa esperienza cinematografica con Taormina, con pari dignità, ospitando film, in concorso e non, masterclass, premiazioni e eventi collaterali: ciò presupporrebbe, è ovvio, una ferrea organizzazione e, prima ancora, l’allestimento di strutture quali adeguate locations ospitanti, la sussistenza di esercizi commerciali, di ristorazione e soggiorno, e di mezzi di comunicazione in linea con le esigenze di un’agile programmazione cinematografica. Infine, quanto al film in proiezione, quale omaggio a Vanzina (che, ho appreso, è stato aiuto di Monicelli) Il cielo in una stanza, del 1999, sembra fosse fra quelli preferiti dal regista, ha quale interprete in un piccolo ruolo (in apertura e chiusura dell’opera) Ricky Tognazzi, e può annoverare la presenza di un giovanissimo Elio Germano, di Gabriele Mainetti, oggi acclamato regista, di Francesco Venditti, divenuto una delle più note voci del doppiaggio italiano, e ancora di una Cristiana Capotondi quasi adolescente e una giovane ed esuberante Tosca D’Aquino.

Dunque, se probabilmente non può disconoscersi la qualità di scopritore di talenti di Vanzina, sarebbe ingeneroso verso lo stesso regista ma anche verso la settima arte in generale, rivisitare totalmente il giudizio nei confronti di una tipologia di film innegabilmente disimpegnati e che, a mio avviso, non possono rappresentare che una parte degli italiani, e sicuramente solo in maniera un po’ macchiettistica. Un figlio insofferente della Roma anni 90 , Marco (Gabriele Mainetti) si ritrova nel passato a fianco del futuro genitore Paolo (interpretato da Elio Germano) imparando ad apprezzarlo: la riesumazione degli anni sessanta, fra scontate canzoni d’epoca, e una lunga serie di luoghi comuni e gag straviste, ieri come oggi, sono tutte rivolte a un pubblico forse di poche pretese e anche la sceneggiatura, a quattro mani con il fratello Enrico, non può dirsi presenti contenuti apprezzabili. Seguirò il Festival rendendo le mie impressioni soprattutto sui film proposti, ma anche sui tanti ospiti che volta per volta proverò a farvi conoscere.

Tosi Siragusa

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