Il fascino di -Castel del Monte - romanzo di Franco Arcovito

Il fascino di -Castel del Monte – romanzo di Franco Arcovito

Il fascino di -Castel del Monte – romanzo di Franco Arcovito

lunedì 27 Settembre 2010 - 17:10

Un intreccio di nozioni matematiche astronomiche ed esoteriche

Leggere il libro Castel del Monte (con sottotitolo) Un mistero svelato di Franco Arcovito (Armando Siciliano Editore, pagg.153, € 14,00) è come entrare nella duplice anima di chi hai creduto di conoscere da oltre quarant’anni. Di chi ha svolto il lavoro di ingegnere e di chi ha avuto, da persona riflessiva, una particolare inclinazione per la conoscenza delle dottrine orientali. Quelle che possono sintetizzarsi nelle due energie primarie che da millenni i cinesi chiamano lo Yin ( la luna, il femminile, il tenebroso, il negativo) e lo Yang ( il sole, il maschile, il luminoso, il positivo) che verranno poi sviluppate nel Taoismo. Un dualismo che noi occidentali abbiamo vissuto attraverso la dicotomia tra ragione e istinto, ben raffigurate dall’Illuminismo e dal Romanticismo, assaggiando la spiritualità orientale, nel secolo scorso, attraverso l’opera di Herman Hesse. Adesso Arcovito nelle pagine del suo libro individua la chiave dell’equilibrio dell’uomo in un personaggio cinese che di nome fa Cheng Ching, detto Feng, maestro dell’arte del Feng Shui (lì dove Feng= Vento e Shui=Acqua): un’antica tecnica che riesce ad armonizzare le forze dello Yin e dello Yang, a loro volta generatrici dei cinque elementi: terra, acqua, legno metallo,fuoco. I fatti che Arcovito racconta con uno stile asciutto e a volte avvincente, si svolgono tra il 1194 e il 1250, in un Medio Evo abitato dal terribile Gengis Kan e dal feroce Saladino. Non sappiamo se il maestro Feng è davvero esistito. L’autore scrive in una nota ad inizio libro che il suo romanzo è opera di fantasia e che ogni riferimento a persone, fatti, luoghi è puramente casuale e si giustifica col fine di rendere credibili gli eventi narrati. Eventi però che hanno date, nomi e fatti reali al punto d’accostare l’opera ad un saggio romanzato in cui mancano solo le note bibliografiche. In sostanza il libro di Arcovito vuole svelare il mistero che si nasconde dietro quella costruzione ottagonale che è il Castel del Monte eretto in un pianoro solitario alla periferia di Andria, in provincia di Bari. E per fare ciò t’inventa un personaggio come Feng che sogna ogni notte che incontrerà un principe biondo in groppa del suo cavallo bianco con falco sul braccio sinistro nei pressi d’una collina solitaria e che lui prenderà parte alla costruzione d’un monumentale castello. Il principe è Federico II di Svevia, lo stupor mundi di cui conosceremo vezzi vizi e virtù, compresi le sue manie per i falchi e gli harem, il suo talento di stratega e l’alto ingegno politico e poetico, senza che qui si faccia cenno alla sua “Scuola Siciliana” di letteratura e poesia di Palermo che contese in quegli anni il primato dell’idioma italico al “Dolce Stil Novo” di Firenze. Il sogno di Feng, che era anche quello di Federico II, quello cioè di realizzare un Tempio dedicato alla sacralità delle arti umane, utilizzando la conoscenza fin lì raggiunta dall’uomo, prende sempre più corpo, quando dopo un viaggio che ha dell’incredibile attraverso la Cina, la Mongolia, l’Europa orientale, l’Egitto e infine in Italia, incontrerà il matematico Fibonacci, inventore della famosa sequenza di numeri, ognuno dei quali, dopo il secondo, è la somma dei due precedenti ( 1,1,2,3,5,8,13…); conoscerà poi l’astrologo e filosofo scozzese Michele Scoto e il colto latinista Pier delle Vigne che incontreremo nel XIII canto dell’Inferno di Dante. Di comune accordo questo poker di personaggi stabilirà che la costruzione avrà la forma planimetrica di un ottagono: una figura geometrica pregna di significati mistici, in cui il numero 8, segno dell’infinito, risponderà meglio alle idee esoterico-sacre, sostenute oltre che da Federico II anche dai Cavalieri Templari. La figura soddisfaceva gli otto orientamenti della bussola e richiamava alla perfezione il “Ba Gua”, ovvero quell’ottagono che il feng shui utilizza come una formula-base per la ricerca dell’armonia. Convinti anche noi della legge di causa ed effetto e che niente succede per caso, si dirà solo che tre personaggi dell’illustre gruppetto moriranno per vari motivi compresa l’età avanzata e non vi sarà detto che fine farà quel piccolo maestro cinese che vedrà completata l’opera in tutto il suo splendore.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED