Maria Daniela Raineri a Tempostretto.it: «Un rapporto di coppia senza piccole bugie non sarebbe possibile…»

Maria Daniela Raineri a Tempostretto.it: «Un rapporto di coppia senza piccole bugie non sarebbe possibile…»

Maria Daniela Raineri a Tempostretto.it: «Un rapporto di coppia senza piccole bugie non sarebbe possibile…»

mercoledì 21 Luglio 2010 - 00:23

L’autrice di “Meno male che ci sei” e “Più bella di così”, intervistata sul suo ultimo romanzo

Si comincia dalla fine. Si comincia da un uomo, un trentacinquenne, che è tornato a casa dalla madre dopo aver perso la donna della sua vita, Valentina («tipica ragazza dei nostri tempi: intelligente, brillante, colta ma insicura, alla ricerca della perfezione e perennemente in affanno»). Stefanino, come lo chiama la mamma, si ritrova con in mano un pugno di mosche eppure lui c’aveva creduto in quel rapporto, nonostante il primo appuntamento al buio, il primo incontro, il tanfo di cibo di gatto nell’appartamento di lei con tanto di tentata aggressione felina alla sua virilità. Perché finisce un rapporto? Perché le donne vorrebbero che fossimo sinceri ma poi non accettano le nostre risposte? E soprattutto, com’è cambiata la sessualità femminile con l’impatto di Sex and the City? Maria daniela Raineri, scrittrice e sceneggiatrice per tv e cinema, in Se tutto fosse facile (Sperling & Kupfer; pp.282; €17.90) con una «prosa scarna, diretta e molto visiva», ci guida passo passo nel rapporto fra Stefano e Valentina, usando gli occhi maschili: «Solitamente nei romanzi d’amore i “cattivi” sono gli uomini. Stavolta mi sono divertita anche a mostrare i nostri difetti». A partire dal “gesto della pinza”: «donne, non facciamolo più davanti al nostro uomo»

Dì la verità quanto ti sei divertita a dare la voce ad uomo, mettendone in luce le debolezze ma anche attaccando le donne?

«Mi sono molto divertita cambiando il punto di vista. La differenza principale è stata che nel classico romanzo d’amore, i “cattivi” sono sempre i maschi, invece in Se tutto fosse facile ho voluto fare un po’ di autocritica, sottolineando i difetti e i vizi delle donne nella vita di coppia».

Possiamo esortare le donne a non fare “il gesto della pinza”?

«Esatto! In realtà lo facciamo tutte, è una di quelle ostinazioni tipicamente femminili, una vera ossessione. A volte non ci rendiamo conto che per un uomo, uno o cinque chili in più non fanno grande differenza ma fare il gesto della pinza davanti al proprio uomo ci trasforma in delle vere e proprie rompiscatole e questo sì che fa la differenza per loro…»

Ma se gli uomini fossero sinceri al 100% cosa succederebbe, si rischierebbe l’estinzione della specie?

«Beh, anche le donne non scherzano… Penso che nessuna storia d’amore sopravvivrebbe ad una sincerità totale. Le storie d’amore cominciano con tante piccole bugie, come quelle frasi classiche d’approccio come “Ci siamo visti da qualche parte?”. E poi più avanti quando si “devono accettare” gli amici del proprio partner. Ovviamente ci sono le bugie “grosse”, quelle sì che sono intollerabili. Credo che un rapporto di coppia senza piccole bugie non sarebbe possibile soprattutto perché, in amore, nessuno vuol sentirsi dire certe cose, non siamo pronti».

Stefano attacca un mito femminile come “Sex and the City”. Ma è vero che ha cambiato l’approccio femminile alla sessualità?

«Premetto che io sono una fan della serie ma non dei film che trovo orribili. E’ un punto di non ritorno per la capacità di raccontare l’amicizia fra donne e la sessualità femminile. Tuttavia altra cosa è prendere a prestito degli atteggiamenti delle protagoniste e riproporli nella propria quotidianità, soprattutto se dalla grande metropoli si passa alla piccola provincia. Inoltre l’approccio molto deciso, a volte aggressivo, preso a prestito dagli uomini non protegge le donne dalla possibilità di offrirsi sessualmente e venire “rifiutate”».

La tua prosa è snella, incisiva e molto visiva. Quanto devi alla tua attività di sceneggiatrice per il cinema e la tv?

«Abbastanza. Il mio modo di scrivere lo definirei scarno, diretto e molto visivo. Quando scrivo penso subito a delle immagini che poi riporto su carta. Non sarei capace di cambiar stile».

Nei ringraziamenti finali citi gli “uomini reali e immaginari” che ti hanno aiutato. Ma, da donna, è difficile costruire un personaggio maschile che sia credibile?

«Sono sempre stata curiosa. Mi piace molto parlare e soprattutto ascoltare gli uomini, trovandomi spesso nei panni della confidente per amici e fidanzati. Il fatto che gli uomini non parlino è un mito da sfatare. Forse valeva per parecchie generazioni fa perché gli uomini moderni forse parlano pure troppo, non è vero che sono chiusi e si tengono dentro le cose. Noi donne siamo convinte che se un uomo non ci parla comunque nasconde dei sentimenti meravigliosi. Ecco, questo è un altro mito che va sfatato: se un uomo non ci parla d’amore, forse gli interessiamo poco. Stefano mi è molto simpatico e via via che lo “costruivo”, facendo leva anche su film e romanzi, lo sentivo sempre più realistico».

La protagonista costruisce diversi rapporti con le altre donne nel romanzo, dalla suocera alla sorella sino alla sorelle-prodigio…

«Valentina è la tipica ragazza dei nostri tempi: intelligente, brillante, colta ma insicura, alla ricerca della perfezione e perennemente in affanno. Chiaramente queste sue insicurezze dovevano avere un fondamento che io ho individuato nella famiglia che le ha sempre preferito la sorella, genio incompreso dalla società e a quanto pare parecchio bruttina, ma idolatrata dalla famiglia. Valentina vorrebbe disperatamente piacere ai genitori e, come spesso succede, ciò si amplifica all’esterno: non si sente mai abbastanza brava o aggiornata. Vorrebbe sempre essere la migliore ma è incapace di godersi ciò che si è conquistata con fatica e sudore. L’amica Sofia invece è la classica donna decisa, intelligente e un po’ mascolina, che si trova accanto un uomo totalmente innamorato, convinto che “amare” significhi dire sempre sì».

Possiamo dire agli uomini che non è così?

«Per carità! Anche Stefano spera che un giorno questo suo amico la smetta di fare lo zerbino e si ribelli».

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