«Ponendo il libro al centro di un enigma si afferma la durata permanente della cultura»

«Ponendo il libro al centro di un enigma si afferma la durata permanente della cultura»

«Ponendo il libro al centro di un enigma si afferma la durata permanente della cultura»

lunedì 07 Giugno 2010 - 09:06

Claude Izner – ovvero Liliane Korb e Laurence Lefèvre – si racconta a Tempostretto.it

I tanti fans del libraio/investigatore Victor Legris sanno che le sue promesse alla fidanzata Tasa, seppur sincere, sono destinate a non durare e così ne Il rilegatore di Batignolles (Nord edizioni ; pp. 366 ; €17.60 ; traduzione di Mara Dompè), quinto libro della serie inventata dalle sorelle Liliane Korb e Laurence Lefèvre e firmata con lo pseudonimo Claude Izner, il lettore viene condotto nella Parigi del giugno del 1893 : Victor vorrebbe trovar pace fra gli scaffali della libreria Elzévir, al numero 18 di rue de Saints-Pères, ma i guai e i misteri sembrano venirgli incontro ancora una volta, senza lasciargli possibilità di scelta.

Ai lettori della rubrica Tempo di Libri, in un’intervista a tutto campo, le due sorelle raccontano i loro esordi nel mondo della scrittura («scrivemmo insieme una pièce teatrale che non venne mai rappresentata perchè troppo complicata da mettere in scena, ma fummo felici di sentirci complici»), l’evoluzione del loro “eroe cartaceo” e l’origine del loro, ormai celebre pseudonimo: « Claude è il secondo nome di Liliane, mentre Izner è il cognome da ragazza di nostra madre. Per noi lo pseudonimo non serve a celarci ma, al contrario, è un segno di rinascita». E rivelano al pubblico qualcosa del prossimo libro che uscirà in Italia, Le talisman de La Villette

Com’è nata l’idea per “Il rilegatore di Batignolles”?

«Tutto è cominciato da una vecchia notizia di cronaca in cui si parlava del commercio clandestino di un portasigari d’ambra. In seguito abbiamo inventato la società «Ambrex». Da lì, seguendo il misterioso percorso dell’immaginazione, abbiamo tessuto una complicata trama poliziesca, includendo, tra tante cose, la Comune di Parigi, il mondo del teatro, la figura del rilegatore, l’ambiente degli anarchici, …Una sorta di inventario alla Prévert che andava prendendo senso mano a mano!»

Come si è evoluto il personaggio di Victor Legris nel corso delle vostre avventure? Che rapporto avete con lui?

«Victor è nato dieci anni fa, frutto del nostro almanaccare intorno a una serie poliziesca «Fin-de-siècle» ambientata a Parigi tra il 1889 et il 1900 e il cui protagonista sarebbe stato un libraio , mentre noi eravamo bouquiniste sul Lungosenna (da allora, Liliane è andata in pensione, ma io continuo in quest’attività insieme a mio marito). Come noi, Victor avrebbe commesso degli errori, facendo inchieste da dilettante: non volevamo un supereroe, abbiamo attribuito anche a lui dei difetti e il principale è la gelosia per la donna che ama, Tasha. Gli abbiamo costruito un passato, le reminescenze di un’infanzia infelice. Di libro in libro abbiamo continuato a far crescere il personaggio di quest’uomo che dubita, abbiamo fatto progredire i suoi rapporti con gli altri, specialmente con Joseph Pignot, inizialmente semplice commesso della libreria Elzévir, e con Kenji Mori padre adottivo e socio di Victor».

L’esperienza della Comune è centrale nel vostro libro. Come mai avete scelto questo periodo? Oggi, a distanza di molto tempo, cosa rappresenta per il vostro paese quel momento storico?

«Eravamo in cerca di un appiglio per poter affrontare il tema di questa rivolta finita in un bagno di sangue. Andare indietro nel tempo poteva permetterci di rievocare la Comune, mentre l’azione del romanzo si svolge nel 1893. Volevamo raccontare soprattutto la terribile repressione messa in atto dal governo di Versailles. Oggi, di quella settimana in Francia si parla solo episodicamente, perchè è difficile da capire. Ma grandi romanzieri ne hanno fatto il fulcro dei propri racconti (penso a JP.Chabrol, per esempio). Se dal canto loro i comunardi hanno commesso degli eccessi, la reazione che ne è seguita è stata abominevole».

Tornando indietro con gli anni, com’è nata la vostra avventura nel mondo letterario? Qual è stata la scintilla determinante?

«Abbiamo cominciato a scrivere separatamente, entrambe intorno ai vent’anni, ma con undici anni di differenza! Amavamo appassionatamente i libri di cui i nostri genitori,’ bouquiniste’, ci avevano trasmesso il piacere. L’emulazione ha avuto effetto! Un giorno ci è venuta voglia di scrivere insieme una pièce teatrale (mai rappresentata perchè troppo complicata da mettere in scena!) che era ambientata proprio a Parigi alla fine del XIX secolo. Contente della nostra complicità, abbiamo continuto a lavorare insieme».

I libri che parlano di misteri riguardanti gli stessi libri, esercitano sempre grande fascino sul pubblico. Secondo voi perché?

«Il mistero è una forma di evasione dalla nostra realtà a volte stressante – esattamente come il fantastico, la fantascienza, il fantasy… Ed è anche fare i conti con il sopravvenire del caos. Ciò che indubbiamente affascina i lettori, è il modo in cui i romanzieri ristabiliscono l’ordine in un ambiente sconvolto da uno o più assassinii. Cosa in qualche modo rassicurante. I romanzi del mistero collocati in un passato più o meno remoto permettono un’immersione nella profondità delle radici del nostro presente. Il fatto che un libro sia al centro di un enigma è una maniera di affermare la durata permanente della cultura della carta e l’interesse dei lettori prova che, a dispetto di tante inquietudini a proposito della sparizione dei libri, questi occupano ancora un posto importante nella vita di molte persone».

Vi avranno fatto tante volte questa domanda…perché vi firmate con uno pseudonimo e come mai avete scelto questo?

«La serie di « Victor Legris » per noi ha significato l’inizio di una bella avventura, un’evoluzione della nostra modesta carriera di scrittrici (principalmente per ragazzi). Da qui il desiderio di una nuova identità, un nome per due, visto che noi formiamo un solo autore, ci completiamo.. Non era un modo di nasconderci, ma, al contrario, di rinascere! Claude è il secondo nome di Liliane (in Francia è anche un nome da donna, vedi la regina Claude che ha dato il nome all’omonima varietà di prugne!) e contiene la prima sillaba del nome Laurence. Izner è il cognome da ragazza di nostra madre, nata nel 1915 e sempre insieme a noi!»

Infine, per stuzzicare la curiosità dei vostri lettori, vorreste darci un piccolo indizio sulla prossima avventura di Legris?

«La prossima avventura di Victor Legris in uscita in Italia s’intitola, in francese, Le talisman de La Villette. Comincia nel Cotentin (oggi regione della Manche) durante una violenta tempesta. Un uomo salva una donna che sta per annegare e se ne invaghisce….poi il lettore viene trasportato a Parigi , nell’inverno del 1894. Victor Legris cede ancora una volta alla tentazione e decide di venire in aiuto a Mimì, la compagna del pittore Maurice Laumier, la cui cugina è scomparsa. Cerca un testimone, nei mattatoi di La Villette, e finisce per trovare un uomo spaventato che gli consegna uno strano medaglione con il fregio di un unicorno…»

Claude Izner è il nom de plume delle sorelle Liliane Korb e Laurence Lefèvre. Liliane è nata a Parigi nel 1940 e, dopo aver lavorato come montatrice cinematografica, è stata a lungo cbouquiniste sulla rive droite della Senna. Laurence è nata nel 1951 e, dopo la laurea in archeologia, ha pubblicato due romanzi. Anche lei è libraia. Parallelamente al loro lavoro, da diversi anni le due sorelle scrivono romanzi a quattro mani, ed è stata la loro passione per la Storia e per i romanzi gialli a spingerle a creare il personaggio di Victor Legris, libraio e investigatore nella Parigi del XIX secolo. Presso la Nord sono già uscite quattro indagini di Victor: Il mistero di rue des Saints-Pères (2006), La donna del Père-Lachaise (2007), Il delitto di rue Montmartre (2008) e L’assassino del Marais (2009), riscuotendo un ottimo successo di critica e di pubblico.

Si ringrazia la dr.ssa Caterina Pastura per la traduzione dell’intervista.

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