Michele Mari, in un ricco volume, racconta le ossessioni delle voci più importanti della letteratura mondiale
A grande richiesta, la casa editrice Cavallo di Ferro, sempre a caccia di chicche per i propri lettori, ha riproposto un volume ormai introvabile. Si tratta de I Demoni e la Pasta Sfoglia (pp. 616, € 28), una raccolta di saggi firmata dallo scrittore, saggista e poeta Michele Mari. Originariamente pubblicata da Quiritta nel 2004, l’edizione griffata Cavallo di ferro ha il pregio di presentare sette saggi inediti e una generale revisione del volume che si presenta diviso in sette branche ovvero Ossessioni; Feticismi; Furori misantropici; Sadismo e voyerismo; Atavismo come destino; Estroversioni; Violenza della calligrafia.
Mari si confronta – con fantasia, passione e una grande padronanza che non sfocia mai nella pedanteria – con i libri e gli autori amati. Decine e decine di autori di chiara fama vengono analizzati con acume da Mari che ne evidenzia le ossessioni che li hanno spinti alla scrittura, finendo, talvolta, per contagiare lo stesso Lettore, inconsapevolmente. Un libro ricchissimo che non dovrebbe mancare a nessun amante della letteratura.
Il fondamento stesso di questo libro sta nell’aver sottolineato che per quanto gli scrittori cerchino di sfuggire alle proprie ossessioni tramite la scrittura, viceversa proprio scrivendo, essi finiscono per consegnarsi ai propri demoni. Si ricorda quando ha maturato per la prima volta questa convinzione?
E impossibile per me rintracciare un momento fatidico. Sicuramente posso dire che le mie convinzioni hanno subito un processo di corroborazione e accelerazione durante la lettura di scrittori come Céline, Canetti, Gombrowicz (cioè quando ero sulla trentina; dieci anni prima un ruolo analogo l’hanno avuto Gadda, Conrad e Melville).
Il libro è un collage di introduzioni, presentazioni, recensioni cui lei ha aggiunto diversi saggi scritti ad hoc per questa seconda edizione. Com’è giunto ad individuare le sette aree tematiche?
Per tentativi e approssimazioni. Sono passato da un unico gruppo indistinto (ordinato cronologicamente) a una quindicina di sezioni. In questa fase i consigli di Emanuele Trevi sono stati molto preziosi.
Perché questo titolo? Sembra aver contrapposto due elementi agli antipodi…
Infatti. I demoni rappresentano il polo delle pulsioni, il sostrato biopsichico, la patologia, le ossessioni o anche solo le idiosincrasie; la pasta sfoglia corrisponde al processo di sublimazione-stilizzazione, all’assottigliamento del materiale esistenziale in ricami, arabeschi: pasta sfoglia verbale, appunto.
Se è vero che il lettore finisce quasi sempre per parteggiare per gli eroi letterari, tanto per quelli positivi come per quelli negativi, è verosimile che mediante la lettura lo scrittore possa trasmettere anche le sue ossessioni?
Più che verosimile: è vero, è dovuto, è garanzia di grandezza. Gadda o Céline, Proust o Kafka ci infettano, ci plagiano, ci rendono loro complici, attraverso lo stile ci trasmettono il loro virus.
Il suo saggio “Mare Monstrum” è uno dei più approfonditi dell’intero volume. Da Scilla e Cariddi sino a Gordon Pym, lei ricostruisce con cura il fascino malvagio che il mare ha esercitato su narratori e poeti. Ma c’è un motivo preciso che riesca a spiegare perché il mare catalizzi con tanta forza emozioni e paure?
Quello che pensavo di poter dire sull’argomento l’ho detto lì, per cui ora non posso fare altro che rinviare il lettore al testo in questione.
A suo avviso, qual è l’autore in assoluto più ossessionato della letteratura?
Dipende da ciò che intendiamo con ossessione. Dovendo scegliere un nome solo, direi Céline.
Mari, i suoi romanzi hanno spesso alla base traumi, manie, grumi sentimentali: qual è la sua personale ossessione? Ce la rivelerebbe?
Le mie ossessioni sono nei miei libri, fin troppo esibite. In altre sedi non saprei davvero come parlarne. Posso solo dire che l’ossessione forse più continua da libro a libro è l’incapacità di accettare lo scorrere del tempo.
Michele Mari (Milano, 1955) vive tra Roma e Milano, dove insegna Letteratura italiana all’Università Statale. I suoi libri di narrativa sono: Di bestia in bestia (Longanesi), Io venia pien d’angoscia a rimirarti (Longanesi – finalista Premio Campiello), La stiva e l’abisso (Bompiani), Euridice aveva un cane (Bompiani), Filologia dell’anfibio (Bompiani), Tu, sanguinosa infanzia (Mondadori), Rondini sul filo (Mondadori), Tutto il ferro della torre Eiffel (Einaudi), Verde rame (Einaudi), Rosso Floyd (Einaudi).
