Truffa superbonus, i ruoli degli indagati e l'appello degli inquirenti: "Occhio alle password"

Truffa superbonus, i ruoli degli indagati e l’appello degli inquirenti: “Occhio alle password”

Alessandra Serio

Truffa superbonus, i ruoli degli indagati e l’appello degli inquirenti: “Occhio alle password”

martedì 26 Marzo 2024 - 20:01

Come operavano i presunti truffatori del superbonus a Messina e perché lo spid è prezioso. I dettagli dell'inchiesta

MESSINA- Password, cassetti fiscali, procedure autorizzative, spid. Tutti strumenti prima “delegati” in toto ai consulenti di vari settori e che oggi invece sempre più le normative richiedono che restino in capo ai singoli cittadini. Si fa sempre più delicato, quindi, il tema dell’identità digitale e della sicurezza informatica, come dimostra anche l’inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Messina culminata nei sei arresti per presunte truffe attraverso le agevolazioni superbonus e bonus edilizi vari. “Il senso di questo incontro è anche e soprattutto questo: richiamare tutti quanti a prestare molta attenzione alle proprie credenziali, soprattutto nel settore fiscale ma non soltanto”, hanno sottolineato in conferenza stampa il procuratore capo di Messina Antonio d’Amato e il colonnello Gerardo Mastrodomenico, comandante provinciale della Guardia di Finanza.

Il ruolo del medico e del commercialista

Proprio attraverso l’utilizzo delle credenziali informatiche e gli spid operavano i due professionisti al centro del presunto sistema di truffe scoperto dall’inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Rosa Raffa e Giuseppe Adornato. In particolare il medico Antonino Barbera che prospettava ai propri pazienti la possibilità di poter effettuare i lavori edilizi alle proprie abitazioni utilizzando le agevolazioni previste dal Decreto Rilancio. Dopo averli consigliati e aver caldeggiato loro la pratica, Barbera secondo la Procura si faceva consegnare documenti e autorizzazioni, che poi utilizzava in pratica insieme al commercialista Roberto Pisa per accedere ai cassetti fiscali dei tanti interessati. Il commercialista poi asseverava la dichiarazione di tecnici all’oscuro di tutto, per ottenere i crediti che venivano poi “cartolarizzati” e commercializzati attraverso una serie di società riconducibili al nucleo familiare del medico.

Il meccanismo principale della truffa, secondo la Procura, era far credere ai pazienti che potevano scegliere successivamente la ditta da incaricare per i lavori, che potevano ottenere con relativa facilità le agevolazioni, offrendosi come intermediari. Sospette anche le commercializzazioni successive degli stessi crediti. In alcuni casi l’Agenzia delle Entrate ha bloccato le procedure, in altri casi i crediti sono stati cartolarizzati. In tutti i casi le asseverazioni sono, secondo la Procura, effettuate all’insaputa dei tecnici.

I numeri dell’inchiesta

L’elenco dei pazienti danneggiati è lunga; ben 51 le persone che, interrogate dai finanzieri, hanno ammesso di non aver capito nulla e comunque di sconoscere l’esistenza di quei crediti nei loro cassetti fiscali. Crediti commercializzati anche diverse volte, spiegano gli inquirenti. E infatti le ipotesi di reato avanzate dalla Procura sono oltre 220, cristallizzate in oltre 100 pagine di soli capi di imputazione che riguardano fatti verificatisi tra il 2021 e il 2022, su più di 300 pagine di provvedimento custodiale siglato dalla giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore.

Saranno adesso i primi interrogatori di garanzia, nei prossimi giorni, a dare un primo quadro dei ruoli delle 6 persone coinvolte. Il dottor Antonino Barbera, 72 anni, è in carcere. Ai domiciliari la sorella Domenica Barbera (69 anni), il figlio Nicola Barbera (45 anni) anche lui sanitario, la madre Felicia De Salvo (68 anni), la moglie Silvia Lo Giudice (41 anni) e il commercialista romano Roberto Pisa (62 anni).

Sono difesi dagli avvocati Carlo Autru Ryolo, Carmelo Merlo, Rosa Guglielmo, Paola Barbaro e Francesco Scacchi.

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