La 58enne smentisce di aver provocato intenzionalmente la morte della parente per l'eredità da mezzo milione di euro
CATANIA – Il faccia a faccia col giudice è fissato per il prossimo 28 febbraio ma intanto la verità di Paola Pepe trapela dalla ricostruzione difensiva: la 58enne finita agli arresti domiciliari con l’accusa di avere ucciso la prozia per l’eredità nega fermamente. La donna è stata arrestata per circonvenzione d’incapace e omicidio aggravato della prozia 80enne. E’ assistita dall’avvocato Carmelo Peluso, che anticipa la linea difensiva: Paola Pepe è innocente; il nuovo testamento in favore della pronipote, del valore di circa mezzo milione di euro, è stato redatto e firmato da un notaio che ha verificato la capacità di intendere e volere della prozia.
Il pranzo incriminato
La cinquantottenne avrebbe somministrato alla anziana parente il cibo, la modalità del pranzo le era stata prescritta dalla casa di cura. Dopo il pasto la donna è stata portata in ospedale per una piccola occlusione intestinale e poi dimessa. L’Accusa nei confronti di Paola Pepe nascono proprio dalle dichiarazioni dell’80enne Maria Basso, rilasciati ai carabinieri di Aci Castello prima di morire. “Ci hanno permesso di ricostruire che lei era stata portata fuori a pranzo dalla pronipote e avesse mangiato un piatto di spaghetti e un dolce, che ne avrebbero poi provocato la morte”, spiegano gli investigatori, che sono convinti del ruolo criminale della cinquantottenne: “che si era fatta prima nominare procuratrice speciale e poi testamentaria universale, in modo da impadronirsi della cospicua eredità della donna”.
L’esposto dei parenti
“Apprendiamo la notizia con soddisfazione, finalmente viene stabilito un punto fermo nelle indagini su questa triste vicenda. Per questo ringraziamo gli inquirenti per il complesso lavoro svolto e ci auguriamo che la giustizia possa fare il suo corso accertando le responsabilità che hanno portato al decesso della povera Maria Basso”, dice all’Ansa l’avvocato Alberto Rigoni Stern, legale di fiducia dell’ingegnere Mario Basso, cugino di primo grado dell’80enne, che aveva presentato un esposto ipotizzando il reato di circonvenzione di incapace nei confronti della familiare che era un’ex funzionaria della Farnesina in pensione.
