Messinambiente si presenta in Tribunale con un concordato: in ballo un crac da 70 milioni

Messinambiente si presenta in Tribunale con un concordato: in ballo un crac da 70 milioni

Francesca Stornante

Messinambiente si presenta in Tribunale con un concordato: in ballo un crac da 70 milioni

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mercoledì 22 Febbraio 2017 - 00:38

Il liquidatore Giovanni Calabrò ha depositato ieri l'istanza di concordato con cui la società si impegna a coprire i suoi debiti milionari per scongiurare il fallimento. Oggi si presenterà davanti al giudice con i legali. Le risorse economiche arriverebbero dai bilanci comunali. Ma i timori restano tantissimi.

Ci sono vari motivi per i quali il 22 febbraio 2017 sarà una data da segnare nel taccuino. Ma probabilmente quello più importante è legato alla volontà della magistratura messinese di accendere i fari su una società che dal 1997 ad oggi ha gestito e gestisce il servizio rifiuti a Messina.

Fari che metteranno in luce anni di sprechi e maldestra gestione del denaro pubblico che portano alla sbarra del Tribunale Fallimentare un crac da oltre 70 milioni di euro. Probabile che su questo la Procura della Repubblica abbia già aperto più di un fascicolo, oltre agli innumerevoli che vedono coinvolti amministratori dirigenti e dipendenti della società, visto che all’udienza di oggi è proprio la Procura della Repubblica a chiedere il fallimento di Messinambiente. In Tribunale oggi si presenteranno il liquidatore Giovanni Calabrò e i legali Paolo Vermiglio e Marcello Parrinello che in queste settimane hanno lavorato per individuare la strada da seguire per ridurre quanto più possibile i danni di un macigno che rischia di travolgere anche Palazzo Zanca. Alla fine la strategia scelta è stata quella del concordato preventivo. Messinambiente vuole provare ad evitare il fallimento e a quanto pare ci vuole provare anche l’amministrazione Accorinti che dovrà garantire economicamente le risorse di questo piano concordatario, nel caso in cui il giudice fallimentare accogliesse la richiesta.

Il liquidatore della società di Via Dogali ha depositato ieri mattina, presso la cancelleria del Tribunale Fallimentare, la richiesta di concordato che consentirebbe di dimostrare che Messinambiente, invece di fallire, riuscirà a pagare i debiti. Insieme all’istanza è stata ultimata anche la consegna di tutta la documentazione richiesta dal Tribunale, cioè di quegli allegati necessari per vagliare la richiesta. A scottare è però l’eventuale piano che dovrà concretamente dire come Messinambiente pagherà quella mole enorme di debiti. Abbandonata l’ipotesi del Piano di riequilibrio, che tra l’altro proprio il Tribunale aveva cassato nella causa del pignoramento da 30 milioni con l’Agenzia delle Entrate, adesso si è deciso di puntare di sulle risorse finanziarie del cosiddetto “Piano Eller”, ribattezzato così dal liquidatore Calabrò. Che cosa prevede? In sintesi che le risorse finanziarie che servono a Messinambiente dovrebbero essere recuperate nei prossimi bilanci del Comune di Messina, provvedendo a svuotare il Piano di Riequilibrio. Sulla quantità di somme necessarie a supportare la domanda di concordato ancora non ci sarebbe un’idea precisa, c’è un team di tecnici che sta lavorando su questo aspetto, si ipotizza di iniziare con una somma di circa 14 milioni di euro da trovare nei bilanci 2017-2019. E con questa decisione naufraga, a quanto pare, l’ipotesi della transazione tra Comune di Messina, Ato3 e Messinambiente che si reggeva sulle risorse del Piano di Riequilibrio.

Numerose sono però le perplessità che da tempo sono all’attenzione di molti tra amministrazione, dirigenza e consiglio comunale. Dando per scontato che si trovi dove recuperare le risorse finanziarie, la gravità della situazione è stata fotografata nell’ultima sentenza del 16 novembre scorso con cui il giudice Giuseppe Minutoli rigettava la richiesta di sospensiva del pignoramento portando di fatto, ed anche molto celermente, alla odierna istanza di fallimento (VEDI QUI).

Nello stesso dispositivo il magistrato, oltre che affermare lo stato diilliquidità e di fallibilità dell’azienda, ha messo in evidenza come definitivamente il tema delle società partecipate da Enti Pubblici (qual è Messinambiente) è soggetta al nuovo Testo Unico delle Società Partecipate, il Dlgs 175/2016 della Legge Madia. Un aspetto che più volte abbiamo sottolineato (VEDI QUI) e che pone consistenti domande sulle intenzioni di questa amministrazione, che da un lato appoggia la strategia di presentare un concordato per evitare il fallimento di Messinambiente e contemporaneamente ha costituito una nuova società che la sostituirà.

In estrema sintesi, il concordato serve solo a pagare i debiti, probabilmente chiedendo ai creditori un forte sconto, e poi chiudere la Società visto che il servizio lo farà la MessinaServizi. Primo quesito: ha un senso questo?

Poi ci sono le risorse finanziarie. Queste, così come prevede il “Piano Eller”, sarebbero garantite con il bilancio Comunale. Secondo quesito: per fare cosa? Sull’argomento sono forti le perplessità legate a questa circostanza. Innanzitutto agli enti locali è vietato il ripianamento delle perdite alle Società Partecipate che hanno gli ultimi tre bilanci in perdita (comma 4 articolo 14 del Dlgs 175/2016).

Secondariamente, essendo Messinambiente un soggetto giuridico erogatore di servizi, non si comprende per quali servizi, a Messinambiente, dovranno essere erogate somme da parte del Comune di Messina che già ha pagato i servizi degli ultimi anni.

Infine, tutto ciò dovrebbe prima essere vistato dal Ragioniere Generale del Comune, successivamente approvato dal Collegio dei Revisori ed infine approvato prima dalla Commissione Consiliare competente e poi dal Consiglio Comunale. Tra rischio debiti fuori bilancio ed assunzione della responsabilità politica dell’aggravamento dei prossimi bilanci con l’impatto negativo sui servizi essenziali della città non è difficile immaginare lo scenario che si troveranno ad affrontare Giunta Comunale e Consiglio.

Tra i vari protagonisti che si troveranno ad affrontare questa vicenda ormai si fa sempre più forte il convincimento che ormai nessuno possa fare più niente per risolvere la situazione, ormai ampiamente compromessa, senza che questa gravi sulle già disastrate finanze del Comune di Messina. Così come già successo a Palermo, dove un crac di oltre 200 milioni della ex Municipalizzata AMIA ha visto il Comune stesso costituirsi parte civile contro la sua stessa Società ed i vertici che l’hanno amministrata nel corso degli anni.

Di sicuro ormai c’è che la richiesta di concordato presentata da Messinambiente è l’ultima spiaggia dove approdare prima che le acque diventino veramente agitate. Oppure l’ultima carta per prendere tempo e consentire al Consiglio Comunale di approvare celermente l’affidamento del servizio alla nuova Messina Servizi Bene Comune.

Intanto stamattina in molti terranno le dita incrociate ed avranno il fiato sospeso. La prassi prevede che adesso il giudice si riservi la decisione in attesa di visionare le carte. Ma se il Tribunale dovesse già dichiarare il fallimento di Messinambiente, cosa che qualcuno teme sia per la precedente pronuncia del Giudice Giuseppe Minutoli sia perché non è stato prodotto nulla di nuovo da novembre ad oggi, il futuro della gestione rifiuti a Messina potrebbe prendere una strada molto diversa da quella immaginata sino ad oggi.

Francesca Stornante

6 commenti

  1. Dopo l’addio di Ciacci nessuno ha più avuto idea di cosa fare.
    Speriamo che il giudice metta fine a questa agonia.

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  2. Dopo l’addio di Ciacci nessuno ha più avuto idea di cosa fare.
    Speriamo che il giudice metta fine a questa agonia.

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  3. Già, accorinti…

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  4. Già, accorinti…

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  5. MessineseAttenta 22 Febbraio 2017 15:30

    E chi volete che paghi, il tibetano scalzo?
    Pagheranno i Messinesi.

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  6. MessineseAttenta 22 Febbraio 2017 15:30

    E chi volete che paghi, il tibetano scalzo?
    Pagheranno i Messinesi.

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