Un anno di covid: una società rassegnata ad una situazione innaturale

Un anno di covid: una società rassegnata ad una situazione innaturale

Chiara Cenini

Un anno di covid: una società rassegnata ad una situazione innaturale

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lunedì 15 Marzo 2021 - 11:32

Ci stiamo tristemente abituando a situazioni innaturali, distanze, divieti, impossibilità ai contatti umani

E’ trascorso un anno dall’arrivo del covid, un virus sconosciuto che inevitabilmente ha stravolto la nostra esistenza. Tra la popolazione aleggia ancora, con interrogativi difficili ai quali dare risposta, una sensazione preoccupante per il  futuro, il susseguirsi delle stagioni trascorse tutte allo stesso modo tra l’incertezza “traballante” di  zone rosse, arancioni e gialle, troppo lontane da quel colore bianco tanto sperato. Tra vaccini fatti e ritirati dal commercio e vaccini affidabili , il mondo resta attonito, attaccato agli schermi dei televisori,dei pc dei telefonini, alla rincorsa spasmodica, che il vaccino sia efficace, che il covid 19 sia scomparso, o quanto meno si stia allontanando dalle nostre vite.

La società sembra essersi tristemente rassegnata, abituata, ad una situazione innaturale, di vita fatta di mascherine, disinfettanti e privazione di baci e abbracci che da sempre caratterizzano i rapporti umani e interpersonali tra uomini. Vivere nella paura e in un clima di restrizioni è diventata la routine, sopratutto per giovani che stanno proseguendo e trasformando il proprio modo di “sopravvivere” a qualcosa che di passeggero sembra ormai avere ben poco.

I dati allarmanti parlano di una popolazione di ragazzini che stanno subendo dei cambiamenti comportamentali che potrebbero rimanere e diventare per loro un modus di vita, facendo crescere una futura società con diversi atteggiamenti sempre più lontani da quell’empatia d’affetto che ha sempre contraddistinto la nostra società, futuri uomini incapaci di dare un abbraccio o un bacio una carezza sui capelli,” futuri uomini privi di empatie affettuose” . Paure, interrogativi e rassegnazione, incorniciano giornate comuni di tutta la popolazione che vive attendendo qualcosa che tarda ad arrivare…….

Ci stiamo abituando, insomma, ad una condizione di minaccia. Sembra di vivere in un racconto di Buzzati, cantore per eccellenza della sosta davanti all’ignoto. “come i protagonisti di  racconti ce ne stiamo accampati fuori dalle porte della città, in attesa che si aprano.” Stasera, o domani, o fra tre mesi, o fra cinquant’anni, non si sa, è appunto qui il grande segreto che non è dato a nessuno di conoscere. L’incerto di come sarà il futuro dietro le porte di domani, e come sarà il domani, il mondo dopo il covid….

Fino a quando dovremo trasformarci in statue di pietra alla vista di un vicino sul pianerottolo di casa? una cosa, forse l’unica cosa è certa. domani non sarà mai più come ieri. Dare attenzione al nostro prossimo, agli amici, parenti, compagni di scuola di lavoro, ai fidanzati ai conoscenti e riceverlo resta il regalo più prezioso, la più grande espressione della nostra vitalità. oggi più che mai l’obbiettivo più importante deve rimanere quello di donare una gioia che tra mille difficoltà potrà fare capire che qualcuno è vicino e sta affrontando quello che stiamo affrontando noi, perche’ noi….. come esseri umani ci nutriamo di gesti d’amore, come un neonato che sin dai suoi primi giorni di vita, allunga le braccia dentro alla culla verso la mamma, abbiamo bisogno d’amore, di toccarci le mani, abbracciarci, fare gesti che ci hanno da sempre insegnato a fare e che toccano il cuore…..

Non è normale quella fredda distanza alla quale le nostre menti si stanno “tristemente  abituando  a sopravvivere” Bensì è inevitabilmente  naturale, impazzire per il desiderio di quell’abbraccio che da sempre ha  riscaldato l’essere umano. “abbiate cura di sperare e di continuare a desiderare che quello scambio importante di calore umano possa al più presto ritornare  realtà.”

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