Un entusiasmante concerto sinfonico inaugura la centesima stagione concertistica della Filarmonica Laudamo.

Un entusiasmante concerto sinfonico inaugura la centesima stagione concertistica della Filarmonica Laudamo.

giovanni francio

Un entusiasmante concerto sinfonico inaugura la centesima stagione concertistica della Filarmonica Laudamo.

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martedì 20 Ottobre 2020 - 08:15

Domenica scorsa ha avuto luogo l’inaugurazione della stagione musicale della Filarmonica Laudamo, che ha visto, novità assoluta nella storia concertistica cittadina, due rappresentazioni, una pomeridiana e una serale, per consentire ad un maggior numero di spettatori di assistere allo spettacolo, potendo i teatri e le sale da concerto, a causa delle rigide regole anti Covid, ospitare solo un massimo di n. 200 spettatori.

Si è trattato del concerto inaugurale della Centesima Stagione della Filarmonica, un meraviglioso traguardo raggiunto da un’Associazione che fa onore alla nostra città.

Come esigeva l’importanza e la solennità dell’evento, il concerto, rappresentato al Teatro Vittorio Emanuele – gli altri spettacoli avranno luogo, come di consueto, al Palacultura – è stato preceduto da una serie di interventi istituzionali. Il presidente della Filarmonica Laudamo, Domenico Dominici, che ha inaugurato gli interventi, ha ricordato ad uno ad uno tutti i presidenti che lo hanno preceduto; il Sindaco di Messina Cateno De Luca, che si è concretamente attivato per la riuscita delle stagioni musicali in questo difficilissimo periodo, nel sottolineare la sua passione per la musica (studia tutt’ora il clarinetto presso il Conservatorio cittadino) ha invitato la cittadinanza a non fermarsi e guardare avanti con positività; il Presidente del Teatro, Orazio Miloro, ha evidenziato come il teatro sia uno dei luoghi ove maggiormente possano essere rispettate le misure anti Covid; Antonino Marcellino, Soprintendente della Fondazione OSS (Orchestra Sinfonica Siciliana), ha sottolineato la volontà con la quale la Fondazione ha voluto partecipare ad un evento così importante. Il direttore artistico, Luciano Troja, infine, ha concluso gli interventi con un lungo, ma doveroso, elenco di ringraziamenti.

L’importanza celebrativa dell’evento, il quale in tempi normali avrebbe visto ben altro pubblico, non ha avuto la fortuna che meritava, avendo potuto assistere allo spettacolo, come si è detto, più o meno duecento spettatori per turno.

Ineccepibile la scelta di inaugurare la Stagione con una grande orchestra, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, diretta da Claude Villaret, e un eccezionale solista, il pianista Bertrand Chamayou, e di dedicare il concerto alla musica di Ludwig Van Beethoven, per celebrarne il 250° anniversario della nascita – anniversario anch’esso assai sfortunato, caduto in questo “annus horribilis” – con due dei suoi principali capolavori sinfonici, eseguiti in maniera entusiasmante.

Il concerto è iniziato con un brano, dal grande significato simbolico, del musicista messinese Antonio Laudamo, compositore da cui prende il nome l’Associazione, ma anche la gloriosa omonima Sala da concerto. È stata eseguita infatti la Sinfonia dall’opera Ricciarda, proprio il brano con cui cento anni orsono iniziò l’attività artistica della Filarmonica Laudamo.

Un brano assai gradevole, dal sapore vagamente verdiano, con un intenso adagio introduttivo, ricco di amabili spunti tematici di squisita cantabilità. È davvero un peccato, e per certi versi incomprensibile, che la musica di Laudamo si ascolti ormai così di rado.

È poi venuto il momento dell’Overture Leonore III op. 72a, uno straordinario brano sinfonico, intenso, complesso, vero banco di prova per ogni orchestra.

Non può essere questa la sede per spiegare il motivo per cui per l’unica opera teatrale portata a termine da Beethoven, il Fidelio, siano state composte ben quattro overture: Leonore I, Leonore II, Leonore III e Fidelio. Basti dire che le prime tre, per la loro notevole lunghezza e complessità, probabilmente apparivano poco adatte a fare da overture all’opera, ed infatti la quarta overture, Fidelio, che fu scelta definitivamente quale overture dell’opera, ha un carattere assai più semplice e una durata inferiore di circa la metà.

Leonore III, la migliore delle quattro, è rimasta in vita come straordinario brano sinfonico a sé stante, ma, per la sua bellezza, fu reinserita, dopo la morte di Beethoven, come overture del secondo atto del Fidelio, e tale espediente musicale, di sicuro effetto, è ormai entrato nella consuetudine, e permette di ascoltare questo meraviglioso brano anche nell’ambito dell’opera.

Composto nel c.d. secondo periodo beethoveniano, il brano è pervaso interamente da temi tipici del compositore tedesco, ora eroici, ora riflessivi, spesso antagonisti, con straordinari sviluppi sinfonici. Memorabili gli squilli di tromba, eseguiti dal trombettista dietro le quinte, come in lontananza, che precedono, solenni e ieratici, il secondo tema, dolce e misterioso, per poi sfociare nella turbinosa stretta finale.

Eccellente la prova dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, che ha sfoggiato la sua ormai consumata maturità artistica, offrendo una notevole e intensa performance, caratterizzata da pathos ma anche da assoluta precisione. Sapiente la direzione di Claude Villaret, che ha adottato una perfetta scelta dei tempi (come anche nel successivo Concerto Imperatore), e ha offerto una direzione intensa e di forte personalità.

Dopo una brevissima pausa, giusto il tempo per trasportare sul palcoscenico il pianoforte, ecco il brano più atteso della serata, il Concerto per piano e orchestra n. 5 in Mi Bemolle Maggiore op. 73 “Imperatore” di Ludwig Van Beethoven, con al pianoforte lo straordinario pianista francese Bertrand Chamayou.

Cosa scrivere di uno dei più famosi concerti per pianoforte di tutto l’universo musicale?

Alcuni critici lo hanno ritenuto come un passo indietro rispetto al Quarto Concerto, considerato il vero precursore del moderno concerto romantico, e forse il Quinto Concerto non ha la stessa preziosa raffinatezza del suo precedessore. Per molti tuttavia è proprio il Concerto Imperatore il primo dei concerti moderni, ove il solista diventa una voce importante dell’orchestra in un concerto dalla concezione eminentemente sinfonica. Come la si voglia pensare, è un fatto che questo capolavoro sia diventato uno dei più amati in assoluto, quasi emblematico della musica di Beethoven, ed infatti nessun altro capolavoro, a parte forse la Terza Sinfonia “Eroica” e la Quinta Sinfonia, giustifica l’abusato appellativo dato a Beethoven di “Titano della musica” come questo Concerto, il cui titolo “Imperatore” fu aggiunto dall’editore dopo la morte del musicista tedesco.

Composto nel 1809, durante l’invasione napoleonica a Vienna, presenta un primo movimento di gigantesche proporzioni. A un primo tema dal carattere maestoso e veemente che resta inesorabilmente scolpito nella memoria, segue un secondo tema, a carattere di marcia, che si presenta ora pianissimo, ora forte e maestoso, e tutto il primo movimento è imperniato dallo sviluppo magistrale di questi due temi, fino alla commovente, dolcissima, ripresa del secondo tema da parte del pianoforte – introdotto da un delicatissimo trillo – al quale seguono i corni, momento magico e ispiratissimo che anticipa il potente finale.

Il secondo movimento rappresenta uno dei momenti più intimi e spirituali della poetica musicale beethoveniana (e non solo), un’alternanza dell’orchestra in sordina – che espone il tema – con il pianoforte, che dialoga con essa dando vita ad una serie di dolcissime divagazioni musicali, anticipando Chopin. Un momento estatico della musica, ripreso anche in numerosi film. Senza soluzione di continuità, prima esitante, poi travolgente, il Rondo, uno dei più riusciti composti da Beethoven, con il pianoforte assoluto protagonista, cui sono riservati arditi passaggi virtuosistici, conclude questo straordinario capolavoro.

Dell’Orchestra Sinfonica Siciliana si è detto; straordinaria la performance di Bertrand Chamayou, padrone assoluto del pianoforte, che ha eseguito il concerto manifestando tutte le sue doti virtuosistiche – preciso e nitido anche nei passaggi più ardui, eseguiti sempre con grande naturalezza (in particolare nel terzo movimento) – ma anche le sue eccelse capacità espressive, la resa del cantabile, la profondità del tocco, una vera delizia per gli ascoltatori, che gli hanno tributato i meritati applausi, ricambiati con l’esecuzione di un intenso Adagio di Joseph Haydn.

Un concerto memorabile, degno dell’importanza dell’evento, in un periodo sciagurato…..ma può darsi che rimarrà ancor di più alla storia per questo motivo.

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