Una storia turbolenta ma non c’era mai stata una denuncia…

Una storia turbolenta ma non c’era mai stata una denuncia…

Marco Ipsale

Una storia turbolenta ma non c’era mai stata una denuncia…

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giovedì 07 Marzo 2019 - 22:56

Lui è incensurato e lei non era mai ricorsa alle cure mediche. Né la ragazza né nessuno a lei vicino ha mai segnalato rischi

MESSINA – Per quale motivo Cristian Ioppolo avrebbe ucciso la fidanzata Alessandra Musarra? Il fatto ancora più spiazzante è che non c’è una ragione scatenante. Di sicuro tutto è accaduto al termine di una lite ma in passato ce n’erano state diverse altre senza che si arrivasse a nulla di grave, tanto che non c’era mai stata alcuna segnalazione, la ragazza non era mai ricorsa alle cure mediche ed il 26enne è incensurato.

La loro storia era iniziata ad aprile del 2018, undici mesi fa, e subito a maggio erano andati a convivere. Ma era stato un tira e molla, tanto che lui, per un paio di volte, era tornato a vivere dalla madre e, fino a ieri, i due vivevano ognuno per conto proprio, pur continuando la loro relazione. Solo a volte lui restava a dormire da lei e ieri l’aveva raggiunta in tarda serata.

Litigavano a causa della gelosia e per le loro cattive condizioni economiche, visto che faticavano a trovare lavoro. Da quanto emerso finora, si trattava di normali contrasti, un rapporto turbolento ma non al punto da far pensare a questo.

Eppure è finita nel peggiore dei modi. Sul corpo della ragazza ci sono lesioni e traumi evidenti, che lasciano pensare ad una colluttazione, il volto tumefatto e segni di gravissime percosse sul collo, che potrebbero far ipotizzare uno strangolamento. Ma sarà il medico legale, la dottoressa Patrizia Napoli, a dare le risposte sulle cause della morte, dopo l’autopsia che sarà fissata in settimana.

E mostra tutta la sua amarezza la procuratrice aggiunta Giovannella Scaminaci: “Sono presa dall’ansia – ha detto – perché la causa primaria del femminicidio è dipesa dalla non conoscenza. Per noi erano due persone limpide, non avevamo alcun sospetto perché non c’era mai stato alcun segnale da parte della vittima o di persone a lei vicine. Se qualcuno avesse parlato, avremmo almeno potuto provare ad evitare quest’epilogo. E’ fondamentale denunciare alle istituzioni anche il più piccolo segnale, abbiamo una sezione specializzata con le forze dell’ordine e gli ospedali, che ci trasmettono i referti al minimo sospetto. Le vittime devono avere più fiducia, devono sapere che ci sono gli strumenti per combattere questi fenomeni. Mi auguro che chi abbia bisogno di aiuto capisca che deve parlare subito”.

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