Giudizio immediato per i 4 pregiudicati denunciati da un artigiano sull'orlo del suicidio

Giudizio immediato per i 4 pregiudicati denunciati da un artigiano sull’orlo del suicidio

Alessandra Serio

Giudizio immediato per i 4 pregiudicati denunciati da un artigiano sull’orlo del suicidio

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lunedì 29 Settembre 2014 - 16:20

Affronteranno il processo saltando l'udienza preliminare 4 dei 5 arrestati ad aprile dalla Squadra Mobile nell'ambito dell'operazione Locusta. Contro di loro, la denuncia della vittima e le indagini della Polizia

Vanno a giudizio immediato, senza passare dall’udienza preliminare, gli imputati dell’operazione Locusta, il blitz Antiusura della Squadra Mobile scattato nell’aprile scorso. Il processo comincerà per il 56enne Francesco Minniti, Giuseppe Triolo, (33), Salvatore Anastasi (61), Angelo Roberti, 40 anni. Ad indirizzare le indagini della squadra mobile di Messina, coordinata da Rosalba Stramandino (nella foto insieme al collega Francesco Oliveri) è stata proprio la fiducia che la vittima ripose negli agenti. L’artigiano messinese, vessato, lo scorso agosto tentò addirittura di togliersi la vita ingerendo diversi farmaci. Quel giorno fu un passante a notare il corpo dell’uomo riverso su un camioncino, a pochi passi dalla Chiesa di San Nicolò. Come raccontò più tardi agli inquirenti, la sua vita era diventata insostenibile, debiti su debiti, minacce su minacce, un’attività imprenditoriale che andava male, e tutto ricollegabile a quelle cinque figure arrestati stamani per i reati di usura e tentata estorsione.

L’uomo nel 2009 per problemi economici, decise di rivolgersi ad Anastasi per chiedere un prestito di 4000 euro. Un debito che l’artigiano avrebbe dovuto colmare in 10 rate da 1200 euro ciascuna. In realtà quello fu solo l’inizio dell’incubo. Intercettazioni, osservazioni, pedinamenti, hanno poi consentito agli agenti di delineare un quadro completo. Impossibilitato a saldare quel primo debito e con l’acqua sempre più alla gola, la vittima passò velocemente da uno strozzino all’altro. Le condizioni finanziarie della sua attività peggioravano e l’uomo non vedeva altra via d’uscita se non rivolgersi a usurai sempre diversi. Prima fu Anastasi, poi Minniti e Triolo, suocere e genero, poi ancora Irrera e Roberti. Per quest’ultimo l’ipotesi di reato è più lieve. Secondo le ricostruzioni avrebbe sottratto alla vittima, solo come interessi, circa 1300 euro.

In totale, l’artigiano arrivò a richiedere un totale di prestiti per 58 mila euro, mentre ne pagò 55 mila euro solo di interessi. Percentuali di tassi usurai che variavano dal 300% al 608%, e che si accompagnavano a minacce e tentate estorsioni. Uno dei modus operandi degli strozzini era quello della figura del “mediatore”. In particolare, Minniti diceva sempre che le somme di denaro erano state concesse dalle mogli di alcuni detenuti e che, quindi, anche i proventi andavano a loro. In realtà dalle indagini è emerso come queste mogli fossero soltanto fittizie, veri e propri escamotage per incutere ancor più pressione. Triolo e Minniti, inoltre, avevano anche costretto l’artigiano a consegnar loro il certificato di proprietà della macchina nonché la sottoscrizione di incidenti (probabilmente falsi) che avevano fatto lievitare anche il premio assicurativo della vittima. In un episodio, poco dopo un incontro con l’artigiano, Triolo fu inoltre trovato con una mazza di legno e denunciato per porto abusivo d’armi. Nel corso delle perquisizioni, infine, gli uomini della mobile hanno sequestrato diversi assegni, varie documentazioni e la somma in contanti di 16 mila euro.

L’inchiesta è stata coordinata dal pm Alessia Giorgianni. I quattro sono difesi dagli avvocati Nino Cacia e Salvatore Silvestri.

2 commenti

  1. So che è una cosa impossibile, ma mi viene da invitare gli avvocati a non difendere questi elementi.

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  2. So che è una cosa impossibile, ma mi viene da invitare gli avvocati a non difendere questi elementi.

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