Applausi per "Pensaci Giacomino" e un Pirandello "contemporaneo" della Fornero

Applausi per “Pensaci Giacomino” e un Pirandello “contemporaneo” della Fornero

Rosaria Brancato

Applausi per “Pensaci Giacomino” e un Pirandello “contemporaneo” della Fornero

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sabato 15 Dicembre 2018 - 09:10
Vittorio Emanuele

Un secolo dopo Pirandello sembra un nostro contemporaneo e lo spettacolo scelto dal direttore artistico della prosa Simona Celi per aprire la stagione 2018/2019 del Teatro Vittorio Emanuele è uno spaccato della nostra società che non riesce a strapparsi la maschera neanche nei momenti più drammatici.

E’ talmente attuale il “Pensaci Giacomino” scritto nel 1916 da Pirandello che quando ascoltiamo le amare parole di Agostino Toti, insegnante siciliano di un secolo fa alle prese con un magro stipendio che non gli consente di metter su famiglia, ci sembra di vedere uno delle migliaia di insegnanti che protestano contro la riforma della scuola o per quei miseri 8 euro di aumenti.

Applausi a fine spettacolo ieri al Vittorio Emanuele per Leo Gullotta, che riporta in scena dopo molti anni la novella pirandelliana, grazie ad un’attenta regia e lettura drammaturgica di Fabio Grossi e con un cast all’altezza del protagonista: Liborio Natali; Rita Abela; Federica Bern; Valentina Gristina; Gaia Lo Vecchio; Marco Guglielmi; Valerio Santi e Sergio Mascherpa. Scena e costumi Angela Gallaro Goracci; musiche Germano Mazzocchetti; luci Umile Vainieri. La voce dei brani cantati è di Claudia Portale.

Prima dell’apertura del sipario sulla Sicilia 1916 tanto uguale alla Sicilia 2018, sono stati i direttori artistici Matteo Pappalardo e Simona Celi, emozionati, a “dare il via” alla stagione di prosa, che, viste le premesse politico-finanziarie, sembra già un piccolo miracolo. Il grazie dei direttori artistici è andato a quanti, dalle maestranze agli uffici fino al neo sovrintendente Gianfranco Scoglio ha reso possibile quel che fino ad un mese fa appariva (per grave inerzia della Regione) impresa assai ardua.

Pensaci Giacomino racchiude tutte le tematiche pirandelliane, tutta la forza di denuncia nei confronti di una comunità che diventa una gabbia, un teatro di ipocrisia e bigottismo.

Il professor Toti è un anziano insegnante che decide, sul “tramonto” del percorso di vita, di aiutare Lillina, una giovane rimasta incinta di un suo ex studente squattrinato ma pieno di passione. Contro ogni convenzione sociale decide di “sposarla” facendosi padre e nonno ed acconsentendo ad accogliere in casa, quale visitatore il padre della creatura, “Giacomino” al quale riuscirà persino a trovare un lavoro. Toti non chiede nulla in cambio e attua quel “piano” contro lo Stato che per tutta la vita lo ha fatto lavorare con stipendi da fame, di lasciargli “in dote” la futura vedova ancora giovane e con nipotino, alla quale andrà la pensione per i prossimi 50 anni.

Visto con gli occhi delle vittime della Fornero e delle elaborazioni per la “Quota 100”, Pirandello sembra persino profetico.

Ma sullo sfondo della storia si tracciano in modo nitido le macchie della nostra società: la calunnia, l’ipocrisia, la caccia al “diverso” quando il diverso è semplicemente colui che si ribella alle convenzioni quando queste sono contro l’animo umano.

Per gran parte dello spettacolo si sentono le voci del “cuttigghio” e sul palco svettano come scenografia i totem di queste facce con bocche enormi, che incombono sulla sventurata quotidianità dei protagonisti che cercano una luce, quella dell’amore, qualsiasi forma esso abbia.

Finale pirandelliano pieno di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza del suo essere civile, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere la sua vita con il figlio e con la giovane madre- scrive Fabio Grossi- Racconta di uno Stato patrigno nei confronti dei propri cittadini soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati. Grande bella qualità del premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro di una società, e come raccontava Giovan Battista Vico “corsi e ricorsi storici”, cioè nulla cambia nulla si trasforma e tutto ritorna: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti”

Sold aut e applausi per la “prima” della stagione di prosa.

Pensaci Giacomino andrà in replica anche stasera alle 21 e domani (domenica 16 dicembre) in pomeridiana

Rosaria Brancato

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