“La Nostra Città”: “Il nuovo bando per la rada San Francesco è evitabile”

“La Nostra Città”: “Il nuovo bando per la rada San Francesco è evitabile”

“La Nostra Città”: “Il nuovo bando per la rada San Francesco è evitabile”

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giovedì 06 Giugno 2013 - 17:10

Il Comitato cittadino, che da anni si batte contro l’invasione dei tir in città, attacca la classe politica rea di non aver ancora saputo risolvere il problema dell’attraversamento dei mezzi pesanti. Ribadita una posizione già espressa: la rada San Francesco può chiudere subito

“Se Messina avesse una classe politica e dirigente degna di questo nome, l’ulteriore concessione per la rada San Francesco sarebbe evitabile”. Non usa mezzi termini il Comitato “La Nostra Città” per commentare la decisione presa ieri di proporre un nuovo bando triennale per la concessione della rada.

Decisione ampiamente prevedibile, “conoscendo – prosegue il Comitato – la storia emblematica di questi 40 anni di asservimento al passaggio dei tir. I responsabili di quest’abuso non hanno voluto ascoltare nessuna delle proposte che il Comitato la Nostra Città e i cittadini firmatari delle petizioni hanno offerto in questi ultimi mesi. Per loro è “inevitabile” lasciare attivo l’approdo della rada San Francesco trincerandosi dietro i ritardi della risistemazione dell’approdo di Tremestieri”.

Saro Visicaro, rappresentante del Comitato, contesta anche i tempi previsti per il completamento del porto di Tremestieri: “Garantiscono persino ciò che sanno di non poter garantire e cioè l’ultimazione del consolidamento della diga entro quest’anno. L’appalto per le nuove invasature, poi, è ancora lontano dal vedere la luce. Altro che tre anni”.

Il dito è puntato contro tutti coloro che hanno amministrato la città, nessuno escluso. “Sono gli stessi – continua Visicaro – che hanno portato al dissesto finanziario e che, con consumata malafede, in questi giorni dicono di indignarsi per riproporsi alla guida della città. Contro la decisione di proporre un nuova bando, il Comitato La Nostra Città proporrà nelle sedi più opportune ogni possibile impugnazione”.

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