La voce rotta dall’emozione dopo il conferimento del titolo alla memoria
servizio di Silvia De Domenico
L’emozione, palpabile e fortissima, nell’Aula Magna dell’Università di Messina durante la cerimonia per la laurea alla memoria di Sara Campanella, la studentessa di Laboratorio Biomedico vittima di femminicidio. La madre, Cetty Zaccaria, con una forza d’animo straordinaria, ha voluto condividere il ricordo della figlia e il significato di un obiettivo raggiunto, anche se in modo tragico e ingiusto.

Il sogno di un traguardo
“Oggi è un giorno speciale, importante, che avevamo sognato di vivere insieme a Sara in modo diverso – ha detto -. Sara ha fatto tanti sacrifici in questi anni per potere raggiungere questo obiettivo. È stata lontana dagli affetti, con quello che comportava la distanza,” ha ricordato la madre, sottolineando le difficoltà della vita da fuori sede. S’impegnava con dedizione ai suoi studi e faceva enormi sacrifici per mantenere la sua casa in ordine, per fare la spesa, come tutti gli studenti fuori sede. Oggi siamo qui per renderle omaggio, memoria, perché Sara merita di prendere la laurea“.

Il dolore ingiusto
La madre di Sara ha poi promesso di perpetuare il ricordo e l’essenza della figlia in ogni momento futuro: “Noi porteremo sempre la luce di Sara ovunque andremo. Era coraggio, libertà, e io non posso essere da meno di quello che lei è stata per i suoi 22 anni di vita. Non doveva andare così, è ingiusto, inaccettabile, inconcepibile, irrazionale,” ha proseguito.
Sara “amore e luce dirompente”
“Ma noi siamo qui per Sara, dobbiamo farlo. Sara vive in ognuno di noi, è stata un dono prezioso che Dio ci ha fatto, lo ringrazio per avermi fatto dono di questa creatura meravigliosa. Ogni giorno mi arrivano testimonianze di ciò che è stata Sara per gli altri, per chi l’ha conosciuta ma straordinariamente anche per chi non l’ha conosciuta. Sara oggi è amore e luce e dirompente arriva a ciascuno”.
Le sue parole hanno chiuso un momento di profonda riflessione sulla violenza di genere, riaffermando come l’Università si impegni a fare della tragedia di Sara un punto di svolta culturale.
