Cronaca

Tetti che si sgretolano e case al collasso: il grido d’aiuto di 20 famiglie VIDEO

Di Silvia De Domenico

MESSINA – Ogni giorno che passa un pezzo di cornicione viene già da un balcone o dalla terrazza. Succede in due palazzine di via Alessandra nel cosiddetto Rione Ferrovieri, a pochi metri dalla via Don Blasco (vedi qui la protesta nel giorno del taglio del nastro). Da un lato l’arteria cittadina nuova di zecca; dall’altro un condominio che cade a pezzi.

14 anni nel degrado: “Ma ora siamo in pericolo”

Per 14 anni gli abitanti in stato di emergenza abitativa si sono rassegnati all’umidità, la muffa, topi, insetti, tubi dell’acqua marci, fogna e bagni non funzionanti. Ma adesso al degrado si è aggiunto il pericolo. Ogni giorno temono che il tetto possa crollare sulle loro teste.

“Siamo passati da un’emergenza ad un’altra”, racconta Alessandra Oliveri, che insieme a Letteria Alessi si è fatta portavoce delle istanze delle due palazzine. Anni passati a studiare leggi e graduatorie. La loro è diventata una vita di protocolli e di visite al comune in cerca di risposte. “Viviamo nel degrado più assoluto e nessuno ancora interviene”, raccontano amareggiate.

La rabbia e la paura di 20 famiglie con minori

La rabbia e la paura di 20 famiglie con minori, alcuni con gravi patologie, è incontenibile. Ci mostrano le loro case, le pareti che si sgretolano fra le mani, i muretti della terrazza e dei balconi che volano giù dal quinto piano. E poi i tubi dell’acqua marci e i bagni inutilizzabili perché mancano i soldi per ripararli.

Palazzine al collasso: “Fateci uscire da qui”

Lo stabile dello storico Rione Ferrovieri è ormai al collasso. Un ex albergo, le cui camere sono state adibite ad alloggi, per fronteggiare l’emergenza abitativa di queste famiglie. Chi dal 2008, chi dal 2010 o poco dopo: anni e anni trascorsi nel disagio sognando una casa vera. Sempre in attesa di quella chiamata dal Comune di Messina che aggiudichi loro un alloggio definitivo. Dall’ultimo crollo, però, è cresciuta la paura e con lei la voglia di riscatto. Ecco perché non si rassegnano ad attendere il loro turno e sono pronti ad occupare Palazzo Zanca affinché l’amministrazione comunale trovi una soluzione immediata.