Nel centro-destra si aprono varchi per nuovi leader. Nonostante Genovese...

Nel centro-destra si aprono varchi per nuovi leader. Nonostante Genovese…

Rosaria Brancato

Nel centro-destra si aprono varchi per nuovi leader. Nonostante Genovese…

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martedì 12 Dicembre 2017 - 09:41

In questo preciso momento storico si possono aprire spazi a Messina sia nella guida di Forza Italia che del centro-destra. Per più di un motivo

Se nel centro-sinistra “orfano” ormai da due anni di Francantonio Genovese, liberato da 2 anni di commissariamento, alle prese con la debàcle del gruppo D’Alia, i ragionamenti sulla nuova leadership sembrano già delinearsi e la segnaletica porta all’Università, nel centro-destra la situazione è completamente diversa. Nonostante i numeri delle Regionali, iniziano ad aprirsi varchi e crepe in quella che sembra essere la granitica posizione dell’area Genovesiana in versione azzurra.

Non accadrà infatti nel centro-destra quel che è accaduto nel centro-sinistra e difficilmente Forza Italia farà la fine del Pd nell’era dell’ex sindaco ed ex primo segretario regionale del partito. Se non a breve termine, visto il numero di consiglieri e politici “fulminati sulla via di Damasco” di Genovese junior, all’orizzonte è comunque inevitabile il nascere di nuovi leader nel centro-destra. Che Genovese, azzoppato dai processi, dalle condanne e dal maxi sequestro milionario che ha visto i magistrati prendere le “chiavi di casa” della dinastia, possa continuare come in passato, a fare e disfare, decidere sorti e male sorti, nomi e poltrone, anche nel centro-destra, è un azzardo.

Lo si è capito sin dalla scelta degli assessori da parte di Musumeci. Miccichè gli aveva portato, quale emissario messinese e garante della candidatura di Luigi Genovese, due nomi, scartando qualsiasi altra ipotesi. Il primo, Pippo Rao, ex coordinatore cittadino del Pd, medico, per il quale Miccichè pensava alla delega alla sanità (assessorato che Musumeci ha dato ad un suo fedelissimo e fidatissimo, Ruggero Razza), o, in subordine, Emilio Fragale per gli Enti locali.

L’assessore in giunta invece è Bernardette Grasso, fortemente voluta dallo stesso Musumeci nel listino, vicina a Miccichè sin dai tempi del Grande Sud, stimata da tutti i colleghi dell’Ars. La nomina è un avviso ai naviganti nello Stretto: Musumeci non ha nessuna intenzione di farsi tirare la giacca né di ingoiare polpette avvelenate e pronte ad esplodere due minuti dopo la nomina.

La “distribuzione dei pani e dei pesci”, degli incarichi e delle poltrone di sottogoverno non andrà nella direzione che in riva allo Stretto s’immaginavano il 6 novembre, quando un discreto numero di consiglieri e di esponenti dell’area genovesiana si sentivano “assessori in pectore” piuttosto che presidenti o vice presidenti.

Sono varie le motivazioni per le quali si aprono varchi nel centro-destra ed in Forza Italia in termini di leadership, proviamo ad analizzarle.

RISCHIO GUERRE INTERNE- i quasi 18 mila voti di Luigi Genovese (7.545 a Messina) sono frutto di una scelta obbligata per il padre pur di tenere salde le redini: candidare il figlio. Se l’investitura fosse andata ad altri i numeri sarebbero stati ben diversi. Ma adesso, per le Politiche nel listino blindato (quindi elezione certa con Forza Italia che veleggia), sarà impossibile evitare guerre interne tra quanti, a vario titolo, si sentono i “prescelti”. Non dimentichiamo che prima delle Regionali c’erano altri, in casa Genovese, che ambivano alla candidatura e che hanno rinunciato in vista di future opportunità. Tra questi c’è la presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, ma non è l’unica ad ambiare ad un posto a Roma. Un bacino elettorale di quasi 18 mila voti piace a tutti, seconde, terze e quarte file comprese. Il rischio però è doppio: da un lato non è affatto detto che i primi posti blindati vengano dati all’area Genovese (proprio in virtù dei ragionamenti fatti finora), dall’altro che si scateni la guerra tra i “prescelti”, una sorta di “fratelli-coltelli” che difficilmente potrà essere evitata. A meno che non trovi un altro familiare da candidare.

EFFETTO “DICERIA DELL’ UNTORE”- Il maxi- sequestro preventivo è avvenuto in pieno toto-assessori. Non è un caso. E’ stato un assist per Musumeci ma anche un segnale che in questi anni Genovese ha finto di non vedere. Ad ogni mossa c’è una contromossa, soprattutto se presti il fianco alle inchieste (e fai azione rivolte ad evadere il fisco). Chiunque dovesse essere scelto, ad esempio, candidato sindaco diventerebbe il candidato di Genovese con tutte le conseguenze del caso (vedi la candidatura di Felice Calabrò). A Messina Luigi Genovese è stato votato da poco più di 7 mila persone. Siamo davvero sicuri che un imprimatur su un nome scelto dall’ex sindaco abbia il consenso degli alleati del centro-destra o degli stessi messinesi? L’effetto “diceria dell’untore” peraltro potrebbe anche mettere in posizione scomoda l’eventuale “prescelto” o prescelta”.

PATRIMONIO– Il sequestro e l’inchiesta hanno interessato l’enorme patrimonio della famiglia. Adesso sarà un amministratore giudiziario a gestire il patrimonio sequestrato, comprese le società e le azioni in quota Caronte-Tourist. In sostanza i giudici sono entrati nel portafoglio del gruppo Genovese. Il gioco vale davvero la candela? Ci sarà ancora questo interesse a voler gestire tutto il potere, a voler controllare il partito? E fino a quando questa “guerra” potrà essere portata avanti?

BERLUSCONI– si potrebbe obiettare che in un partito guidato da un politico come Berlusconi, processato, condannato, indagato, non sono queste le motivazioni che reggono. In realtà a ben guardare il rapporto che c’è tra Berlusconi ed il suo elettorato (o meglio, popolo di fan che plaude ad ogni sua resurrezione) è diverso da quello che c’è tra Genovese e i suoi elettori. Berlusconi ha un appeal, un approccio diretto, empatico, trascinante con i Silvio boy’s che invece il parlamentare messinese non ha.

L’impressione è che la famiglia Genovese, con l’elezione all’Ars del figlio, abbia raggiunto il “tetto” di consensi (non a caso la maggior parte in provincia, in zone dove la forza delle inchieste e dei processi ha avuto meno visibilità ed incidenza) e quel tetto sia stato raggiunto solo perché è stato “sacrificato” il figlio sull’altare della gestione del potere.

Potrebbe anche non essere così, Genovese e i suoi potrebbero ancora mietere migliaia di consensi e decidere sindaci e deputati, ma in questo preciso momento storico, nel centro-destra ed in Forza Italia si sta aprendo un varco.

Se ci sono “aspiranti” leader è questo il momento. In caso contrario assisteremo ad un replay della storia del Pd.

Rosaria Brancato

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