"La borsa dell'avvocato", il primo giallo di Giuseppe Quattrocchi

“La borsa dell’avvocato”, il primo giallo di Giuseppe Quattrocchi

“La borsa dell’avvocato”, il primo giallo di Giuseppe Quattrocchi

martedì 09 Settembre 2014 - 07:51

Un’ambientazione tipica della Sicilia dell’entroterra, un omicidio e una borsa che scompare con il suo prezioso contenuto. Questi gli elementi essenziali de “La borsa dell’avvocato”, il primo romanzo del messinese Giuseppe Quattrocchi, che incontrerà i suoi lettori nel Salone delle Bandiere del Comune di Messina, mercoledì 10 settembre alle ore 18. Dialogheranno con l’autore, il presidente AGIS Sicilia Egidio Bernava e il vicepresidente del consiglio comunale Nino Interdonato

La borsa dell’avvocato è un romanzo di Giuseppe Quattrocchi, autore messinese, che si affaccia per la prima volta nel mondo dei libri. Un racconto, La borsa dell’avvocato, che ci porta per le strade di un paesino immaginario, abbarbicato sulle colline della riviera ionica peloritana.

«Non è la mia prima esperienza di pubblicazione», dice l’autore, «ho avuto già la soddisfazione di vedere pubblicate alcune mie rime, in una antologia di autori. Questa, però, è una esperienza unica, vedere un libro e pensare, questo l’ho scritto io, dà una enorme soddisfazione. Grazie alla fiducia accordatami da Gianfranco Di Natale, patron delle edizioni Kimerik, ho potuto vedere i miei pensieri, rilegati».

L’intreccio si snoda tra intrighi di paese e interessi che vengono da lontano. Come tessere di un puzzle il lettore ricompone la storia, che si sviluppa in maniera asincrona, e scoprirà la soluzione alla fine, come ogni buon giallo che si rispetti. Gli ingredienti per condire la narrazione ci sono tutti. Dai notabili del paese, ai personaggi più caratteristici, quelli che si incontrano nelle piazze e nei bar, il sacro e il profano, i corruttori e i corrotti. I buoni, quelli che stanno in “mezzo”, e i cattivi. C’è il “fatto di sangue”, tra il sole accecante e il frinire dei grilli. Le indagini di un caparbio maresciallo dei carabinieri e la vendetta di chi ha subito un sopruso.

L’autore non ha presunzione di lasciare un messaggio tra le righe del suo racconto, ma la riflessione nasce spontanea. «La vicenda», continua l’autore, «riflette ciò che è stato ed è finora, l’andazzo delle cose qui in Sicilia. Nel mio racconto si trova il più classico leitmotiv di tanti romanzi, la lotta tra il bene e il male, tra i buoni e i cattivi, ma c’è una variante, ci sono due categorie di “cattivi”, e più figure vincenti. La chiave del racconto, e se vogliamo l’idea che rimane impressa nella mente del lettore, è nella frase detta a fine libro da uno dei protagonisti, probabilmente il vero vincitore tra tutti i personaggi».

La penna di Quattrocchi affonda nel ricordo di profumi, sapori e i ritmi di una Sicilia più o meno statica, frustrata dagli stenti della guerra e dall’emigrazione di massa, stretta tra gli interessi delle famiglie potenti, una Sicilia lontana, ma non troppo.

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