Stop ai rapporti tra politica e sindacato, il cambiamento dell'Atm ha bisogno di un codice etico

Stop ai rapporti tra politica e sindacato, il cambiamento dell’Atm ha bisogno di un codice etico

Stop ai rapporti tra politica e sindacato, il cambiamento dell’Atm ha bisogno di un codice etico

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lunedì 09 Novembre 2015 - 11:35

Il sindacato Orsa si appella alla dirigenza dell'Atm, all'amministrazione comunale e a tutti i sindacati che hanno davvero a cuore le sorti dell'azienda trasporti per condividere la sottoscrizione di un codice etico che ponga fine ai vecchi sistemi di co-gestione politico/sindacale che nel passato hanno affossato l'azienda.

“Il cambiamento in ATM non può prescindere da un profondo rinnovamento della rappresentanza sindacale che in passato, unita alla vecchia politica comunale dedita all’egemonizzazione delle poltrone, ha procurato al governo dell’azienda la triste nomea di co-gestione politico/sindacale alla base dello sfascio che oggi, con l’impegno di tutti, si sta provando a risanare. Il percorso d’innovazione che Direzione Aziendale e Amministrazione Comunale pensano di avere intrapreso è destinato a naufragare nel mare torbido degli interessi di bottega, agitato, dietro le quinte, dalla politica da “prima repubblica” e da sindacalisti di se stessi, impegnati a procurare effimere adesioni alla propria sigla che in modo trasversale sfruttano per raggiungere postazioni aziendali di “potere” in perfetta antitesi con l’etica della rappresentanza dei lavoratori”.

A denunciare la necessità di cambiare rotta e rimettere l’azienda trasporti su binari scevri da contaminazioni e interessi è il sindacato Orsa che ha deciso di lanciare l’idea di un codice etico per l’Atm. Un codice da condividere con l’azienda, l’amministrazione comunale e tutte le sigle sindacali presenti che ristabilisca i ruoli e isoli definitivamente quelle soggettività che con il sindacato e la politica hanno costruito le proprie fortune, facendo ricadere le drammatiche conseguenze sui lavoratori e sulla qualità del servizio che un’azienda pubblica ha l’obbligo di garantire ai cittadini.

“La nostra non vuole essere una denuncia generalizzata, sparare nel mucchio non risolve il problema, non pretendiamo di essere migliori né puntiamo il dito sulle altre sigle sindacali che, come l’ORSA, hanno l’interesse di contribuire alla rinascita dell’azienda per il ritorno positivo di cui godrebbero lavoratori e utenza” scrive il segretario Mariano Massaro. L’obiettivo è isolare determinati soggetti che con l’appoggio di certa politica e sfruttando impropriamente il ruolo sindacale, riescono a essere controllori e controllati, azienda e sindacato. Insomma, tutto tranne che lavoratori utili alla produzione.

Secondo l’analisi dell’Orsa “in Atm perdurano regole tacitamente condivise, ampiamente superate in altre grandi aziende con il senso di responsabilità delle sigle sindacali che puntano a recuperare l’essenza pulita della rappresentanza dei lavoratori. A differenza di quanto accade all’esterno, in Atm è concesso il girotondo di deleghe a disdette per 365 giorni l’anno, s’innesca così una continua caccia all’adesione che permette a certi “sindacalisti” di sfruttare il proprio ruolo aziendale in modo coercitivo sui lavoratori, spesso costretti a spostarsi da una sigla all’altra per compiacere il proprio responsabile di settore che allo stesso tempo ricopre ruoli sindacali e punta a dimostrare di avere un seguito per mantenere entrambe le postazioni “di comodo”.

Per questi motivi il segretario Massaro chiede al Direttore Foti e all’Assessore Cacciola di convocare un tavolo paritario dove sindacati, politica, azienda e lavoratori stabiliscano le regole per isolare i furbi e favorire futuri tavoli di trattativa leali, equilibrati, onesti, definiti, con le parti in confronto libere da beceri conflitti d’interessi, spesso personali.

“Se non si fa definitiva pulizia nel sistema delle relazioni sindacali è inutile modernizzare il parco macchine, sarebbe tutto vecchio anche con qualche bus moderno, l’azienda resterebbe pervasa dall’olezzo del vecchio sistema posto ad ostacolo del vero cambiamento che prima di essere tecnologico deve essere culturale”.

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