“De revolutionibus”: Leopardi in scena

“De revolutionibus”: Leopardi in scena

Lavinia Consolato

“De revolutionibus”: Leopardi in scena

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lunedì 23 Novembre 2015 - 09:11

La coppia messinese Carullo-Minasi porta in scena due dialoghi tratti dalle “Operette morali” di Leopardi “sulla miseria del genere umano”, alla Sala Laudamo.

De revolutionibus, sulla miseria del genere umano” è stato portato in scena alla Sala Laudamo, dove, come due artisti di strada che girano di paese in paese portando il loro “palcoscenico” al pubblico, Minasi e Carullo costruiscono la scena delle due operette di Leopardi: “Il Copernico” e “Galantuomo e mondo”.

Operetta infelice e per questo morale”. Il Sole (Giuseppe Carullo) decide di scioperare: non vuol più girare attorno alla Terra, deve essere quest’ultima a muoversi. Bisogna dunque “trovare un filosofo che persuada la Terra a muoversi”. Viene quindi reclutato Copernico (Cristiana Minasi), trovato opportunamente dall’Ora ultima in contemplazione delle stelle, e portato al cospetto dell’Illustrissimo Sole. Questi comanda a Copernico di fare la sua “rivoluzione”, ed egli risponde ovviamente di non essere un Ercole tale da poter spingere la Terra, bensì “un’attricetta di Messina”. Comincia qui la moralità del discorso di Leopardi, sul tema dell’antropocentrismo ed egocentrismo dell’uomo, “un imperatore dell’universo”. Si troverebbe quindi spodestato se, sceso dal suo trono, dovesse cominciare a faticare: cosa ne sarebbe di lui?

Operetta immorale e per questo felice”. Un galantuomo (Carullo), a cospetto del Mondo (la Minasi con indosso una veste azzurra da Madonna), chiede un po’ di compassione per le sue sventure. Ma nel mondo compassione non se ne trova, e perseverare nell’onestà non è altro che una cosa inutile e controproducente. Al mondo hanno successo quelli che tradiscono, senza talento, arrivisti e arrampicatori sociali. Il galantuomo altri non è che Leopardi stesso, ed è ben chiaro quando dice: “Da che vivo non ho fatto altro che studiare, tanto che questo m’ha indebolita e guasta la complessione e la salute del corpo”. Il Mondo è ovviamente di un cinismo spaventoso, ma in fondo, sappiamo che dice il vero. Seguendo la Natura si sbaglia, è la Ragione, “quella freddissima e durissima come il marmo”, l’unica che bisogna ascoltare, la virtù, poi, serve “a non cavare un ragno da un buco”.

Leopardi ci fa ridere con l’ironia e amareggiare con il cinismo, ci fa riflettere sulle rivoluzioni e involuzioni dell’uomo, dell’umanità, di questo grande teatro che è il mondo e del quale il teatro è specchio. Le “Operette morali”, che ben si adattano per la loro natura dialogica alla rappresentazione teatrale, sono portate in vita dalla coppia di attori che hanno dato un nuovo sapore e attualità ad un classico della letteratura, insieme a citazioni felliniane (pensiamo a “La strada”), metateatro, forse non troppo originale, e giochi fisici e verbali classici del duo Carullo-Minasi e anche tanta autoironia.

Lavinia Consolato

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