Messinambiente, tre condanne, sette prescrizioni e sei assoluzioni

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venerdì 30 Novembre 2012 - 19:19

Questa la decisione della seconda sezione penale del Tribunale di Messina nel processo sulle presunte infiltrazioni mafiose nella società Messinambiente che negli anni '90 gestiva lo smaltimento dei rifiuti in città e a Taormina

Tre condanne, sette prescrizioni e sei assoluzioni. Si chiude così il primo grado del processo sulle presunte infiltrazioni mafiose a “Messinambiente”, la società mista che alla fine degli anni Novanta gestiva lo smaltimento dei rifiuti a Messina e Taormina. Questa la decisione della seconda sezione pensale del Tribunale di Messina nel processo era a carico di ex dirigenti e funzionari della società mista ed i boss mafiosi Giuseppe “Puccio” Gatto, Giacomo Spartà e Carmelo Ventura.
A vario titolo le accuse andavano dall’associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa e violazione del decreto Ronchi. Sono stati condannati Raimondo Messina, Gaetano Nostro e il boss Giacomo Spartà. I giudici hanno riconosciuto la continuazione dei reati con una sentenza del 2007 quindi hanno condannato Messina e Nostro ad un anno e Giacomo Spartà a due anni. La pena complessiva è stata rideterminata in 11 anni per Raimondo,10 anni e 6 mesi per Nostro e 23 anni per Spartà. Non doversi procedere per intervenuta prescrizione per Antonio Conti, ex manager di Messinambiente, Francesco Gulino, all’epoca titolare dell’Altecoen di Enna, Antonino Miloro, Gaetano Fornaia, Benedetto Alberti, Filippo Marguccio, Giovanni Fornaia. Sono stati assolti Giuseppe Gatto e Carmelo Ventura. Assoluzione “per non aver commesso il fatto” anche per l’ex presidente di Messinambiente Sergio La Cava, Gaetano Munnia e Ignazio Maurizio Salvaggio e Tommaso Palmeri. Assoluzioni parziali anche per Conti e Gulino.

Un commento

  1. Mi domando e chiedo: perchè farli stare in carcere con televisione, cibo raffinato, donne ed altre agevolazioni?
    Tutti a pulire le strade e la sera a pulire il carcere, si risparmierebbe e si darebbe dell’onesto lavoro a questa gente e sopratutto sarebe giustificato il costo di permanenza in carcere che grava sul cittadino.

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