Crocetta e il casinò a Taormina: "E' una battaglia da fare e la farò"

Crocetta e il casinò a Taormina: “E’ una battaglia da fare e la farò”

Giusy Briguglio

Crocetta e il casinò a Taormina: “E’ una battaglia da fare e la farò”

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mercoledì 23 Ottobre 2013 - 09:48

Il presidente della regione si è imepgnato personalmente a portare avanti la questione casinò nell'isola che prevede l'apertura di una sala da gioco a Taormina insieme ad altre due: "La nostra terra è stata privata di una risorsa che al Nord invece continua a esistere e viene esercitata in quattro strutture"

La riapertura del casinò a Taormina è una proposta che continua a tenere banco alla regione dove il presidente Rosario Crocetta si è personalmente incaricato di portare la questione a Roma. Dopo le dichiarazioni del luglio passato da parte dell’assessore regionale al turismo Michela Stancheris, nei giorni scorsi il governatore siciliano in persona ha dichiarato che è pronto a lottare per riaprire il casinò nella Perla dello Jonio e in altri punti della Sicilia e che incontrerà per questo il ministro dell’interno Angelino Alfano. “Quella sul casinò è una battaglia da fare e la farò — ha affermato Crocetta -. È evidente che finora la nostra terra è stata privata di una risorsa che al Nord invece continua a esistere e viene esercitata in quattro strutture. Così non va e io voglio lottare per una giusta causa”.

Il piano rientra in quello “crocettiano” e più ambizioso di ridurre il gap italiano che vede il Sud troppo spesso discriminato. Una realtà innegabile, come innegabile resta il fatto che il rilancio dell’isola non passa attraverso l’apertura di qualche casinò. L’amministrazione taorminese, in ogni caso, è favorevole e il sindaco Eligio Giardina – in occasione della visita di Crocetta a Messina – ha chiesto personalmente al governatore che si faccia carico della questione.

Cosa ne pensano i taorminesi non è dato sapere con certezza, ma la perla dello jonio sembra spaccata sulla proposta. C’è chi lo reclama, in memoria del casinò Guarnaschelli aperto e chiuso nel giro di un anno ma che riuscì in poco tempo a dare lustro a Taormina nella seconda metà degli anni Sessanta; c’è chi lo contesta perché il casinò è una tentazione per tutti, ricchi e non, e il rischio del vizio è sempre dietro l’angolo; c’è chi, invece, la considera solo l’ennesima promessa “alla siciliana” e molti si chiedono che bisogno abbia Crocetta di andare a Roma se la Sicilia è una regione a statuto speciale e in quanto tale ha competenza esclusiva, ad esempio, nel campo del turismo.

Se Taormina riavrà il suo casinò, lo vedremo. L’unica certezza, adesso, è che i tempi non si prospettano brevi. Non dimentichiamo, poi, che Crocetta già da luglio disse sì al casinò, ma fu chiaro sulla regolamentazione preliminare all’apertura: “Sono favorevole, ma la Stancheris è bergamasca – disse – io aggiungo che prima bisogna preparare dei protocolli anti-riciclaggio”.

Giusy Briguglio

Un commento

  1. Salvatore Vernaci 23 Ottobre 2013 11:36

    Se Taormina non ha avuto, ancora, il Casinò, ciò è dovuto alla dabbenaggine ed alla sudditanza psicologica dei Presidenti di Regione, che hanno governato, da decenni, la Sicilia, nei riguardi del Governo Centrale. Il 20 aprile 1947, quando in Sicilia si stava per eleggere la prima Assemblea regionale, il Giornale di Sicilia pubblicava un trafiletto dal titolo significativo: “Un gesto di ribellione del Presidente della Val d’Aosta: ROMA, 5 aprile -“ il Governo De Gasperi è preoccupato per un gesto di «ribellione» compiuto dal Presidente del Consiglio della Val d’Aosta. Questi tempo fa aveva autorizzato l’apertura di una casa da gioco nel pittoresco Comune di Saint Vincent. Ma il Ministero dell’Interno interveniva e invitava con un telegramma il Presidente della Valle a soprassedere a qualsiasi iniziativa del genere, perché si trattava di un abuso di potere, in quanto, a norma delle leggi vigenti, su tutto il territorio italiano la facoltà di autorizzare o meno l’apertura di case da gioco è riservata alle autorità centrali dello Stato. Il Presidente della Val d’Aosta non è stato dello stesso avviso del Governo, perché, non solo non ha revocato l’autorizzazione, che ha dato, ma ha inaugurato personalmente i nuovi locali. Al Viminale vi è allarme e si considera l’atto del Presidente del Consiglio della Valle come un’aperta ribellione ai poteri dello Stato e si penserebbe all’attuazione di energiche misure, quali la chiusura del Casinò a mezzo della polizia”.Ma nonostante tali minacce alle 21 precise del 29 marzo 1947, a Saint Vincent, presente il Presidente della Regione Chabod, il capo tavolo Robert Semeghini dava il fatidico annuncio “messieurs, faites vos jeux”.Solo tre sono i casinò che funzionano in Italia in base a regi decreti, il quarto lo si deve al coraggio del presidente della Valle d’Aosta, che invece di contentarsi dell’autonomia parlata, come da sessantacinque anni si fa in Sicilia, svolse effettivamente il suo ruolo di rappresentante degli interessi locali, della sua Regione.
    Nonostante la legge italiana proibisse espressamente il gioco d’azzardo, il Presidente Chabod emanò il 3 aprile del 1946 il decreto d’apertura del Casinò de la Vallèe. Nel provvedimento, che autorizzava l’istituzione della casa da gioco “per la durata di anni venti”, veniva richiamato l’art. 12 del decreto legge luogotenenziale n. 545 del 7/9/1945 con il quale fu concessa l’Autonomia alla Valle d’Aosta. L’articolo in questione attribuiva alla Regione competenze amministrative per “iniziative in materia turistica, vigilanza alberghiera, tutela del paesaggio e vigilanza sulla conservazione delle antichità e delle opere artistiche”; infilarci in mezzo un casinò fu senz’altro una forzatura, ma anche un colpo da maestro, ed una dimostrazione pratica di un Presidente che aveva a cuore gli interessi della sua Terra. Poiché lo Statuto speciale siciliano conteneva un articolo analogo a quello utilizzato per aprire il Casinò di Saint Vincent, il Presidente della Regione, il 13 agosto decise di seguire l’esempio della Val d’Aosta, ma anziché aprire, con proprio decreto, il casinò, come aveva fatto il Presidente della Regione della Val D’Aosta, presentò una mozione al Governo Nazionale per aprire il Casinò a Taormina. E Taormina ancora aspetta…
    Oggi se il Presidente della Regione emanasse un decreto per l’apertura del Casinò, questo verrebbe immediatamente impugnato dal Commissario dello Stato, una figura anomala che andrebbe abolita, in quanto oltre ad impugnare le leggi della Regione, che ritiene incostituzionali, avrebbe potuto anche impugnare le leggi ed i regolamenti dello Stato, qualora ne avesse ravvisato l’incostituzionalità o l’incompatibilità con le norme dello Statuto, orbene, una impugnativa di questo genere non si è mai verificata, proprio perché il Commissario di Stato ha svolto e svolge il ruolo ben definito di sentinella, di gendarme dello Stato nei confronti della Regione. Un suggerimento, in merito, mi sento di dare
    al Presidente Rosario Crocetta, indicandogli la strada da seguire: “ Avvii il procedimento per la formazione delle norme di attuazione. Reclami la costituzione della commissione paritetica, il cui risultato, condensato in una norma deve poi essere varata con decreto legislativo del Consiglio dei Ministri. L’emanazione di tale Decreto legislativo consentirebbe al Casinò di Taormina di porsi sullo stesso livello di copertura legislativa di quelli di Campione d’Italia, Sanremo e Venezia. A Crocetta l’input …della Commissione paritetica.

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