L'Odissea di Omero alle Gole dell'Alcantara tra il mito e le eterne emergenze

L’Odissea di Omero alle Gole dell’Alcantara tra il mito e le eterne emergenze

Tosi Siragusa

L’Odissea di Omero alle Gole dell’Alcantara tra il mito e le eterne emergenze

venerdì 12 Settembre 2025 - 07:44

L'artista Giovanni Anfuso ha compiuto una magistrale operazione di adattamento dell’epopea omerica

In scena alle Gole dell’Alcantara l’Odissea di Omero. Dal 24 luglio al 7 settembre (con prolungamento rispetto alla originaria programmazione in chiusura al 31 agosto),dal giovedì a domenica, con ben due performance giornaliere, rispettivamente alle 20.30 e alle 22.00, nello scenario naturalistico intriso di magia delle Gole dell’Alcantara, foriero di innata suggestione, l’artista Giovanni Anfuso, peraltro attuale meritorio direttore artistico del comparto teatrale dell’Ear Vittorio Emanuele di Messina, ha messo in scena un lodevole compendio ben ragionato, compiendo magistrale operazione di adattamento dell’epopea omerica riferita peculiarmente alle vicende di Odisseo.

Il poliedrico mito dell’eroe navigatore quale specchio delle odierne emergenze

Lo stratega, il cui nome è stato tramandato nei millenni e celebrato anche dalla drammaturgia greca classica, l’Eroe arcinoto per le sue doti di indiscussa scaltrezza, con riguardo in particolare alla ideazione del funesto dono del cavallo ai troiani, nel cui grembo erano in realtà assiepati i più capaci guerrieri greci in grado di compiere la definitiva messa in assedio e a fuoco e fiamme di Ilio, fino alla sua terribile distruzione e definitiva capitolazione, è seguito, anzi tracciato passo passo, nel suo ritorno in patria, (dopo il decennio bellico),con riconoscimento di un ruolo preminente rispetto ad altri vincitori, pur di valore, ma i cui accadimenti di certo non hanno costituito oggetto di un apposito poema, che dagli stessi ha preso le mosse e addirittura il nome.

In modo parallelamente similare la caduta della stirpe troiana sarà poi ripresa dal sommo Virgilio nella Sua Eneide, ispirata alle gesta di Enea, principe figlio di Anchise e di Afrodite, consorte della storica figlia di Priamo ed Ecuba, Creusa, e padre di Ascanio, Iulo, che intraprende un viaggio irto di insidie nel compimento del suo destino, prendendo in isposa Lavinia, dando origine alla gens latina e poi alla gens Iulia.

Ritornando alla eccelsa rappresentazione della Odissea, prodotta da Buongiorno Sicilia, non può sottacersi il richiamo in essa a valori di segno assai tradizionale quali quelli famigliari,includenti la avita dimora con gli affetti ivi custoditi e la propria terra, fortemente concepita come patria.

L’eccellente spettacolo è stato patrocinato dall’assessorato allo Spettacolo della Regione siciliana, dalla Fondazione Federico II, dai Comuni di Motta Camastra e Castiglione di Sicilia, nonché dal Parco fluviale dell’Alcantara.

Gli interpreti, tutti di indubbia qualità, dai protagonisti, ai ruoli secondari, sono apparsi in stato di grazia, alcuni più di altri, e hanno saputo emozionare e giungere al cuore del numeroso pubblico, che, in ogni serata programmata ha affollato la spiaggia, tributando alla performance giusti consensi con plauso prolungato anche in corso d’opera, a sottolineare i passaggi particolarmente graditi.

Nella specie, Davide Sbrogiò, (Ulisse in età matura), Liliana Randi, (Atena), Eugenio Papalia (Odisseo giovane, Luciano Fioretto (Omero), Michele Carvello (Telemaco), Pietro Casano (Zeus, Antinoo), Giovanna Mangiù, (Circe e Penelope), e poi… proci, ciurma, feaci, sirene e ancelle (Gianmarco Arcadipane, Gaetano Bonanno, Alex Caramma, Roberto Carrubba, Tommaso Cernigliaro, Maria Lardaloro, Enrica La Rosa, Riccardo Leone, Lucio Rapisarda, Francesco Rotatore, Gloria Trischitta e Rocco Vella.

Costumi di Riccardo Cappello, coreografie di Fia Di Stefano, Musiche di Nello Toscano, elementi scenografici di Silver Ruggeri. Giova menzionare l’uso sapiente delle luci di scena , unitamente alla scenografia con l’imbarcazione quale elemento caratterizzante – che è stata in grado di mettere in valore al meglio il naturale incanto dei luoghi -, ai costumi dei personaggi, sempre ben concepiti, senza   sfasature temporali contemporanee (non necessarie), in uno agli stacchi sonori capaci di rendere ancor più memorabili i momenti clou della pièce, apprezzabilissima anche per quell’andirivieni nel tempo, che mette insieme in un riuscito amalgama presente e passato. Tali elementi hanno nell’insieme conferito pregio aggiuntivo all’opera teatrale, diretta encomiabile dallo stesso Anfuso. La regia, nel rispetto della originaria coralità del poema, ha reso giustizia a taluni ruoli, quali quelli delle Sirene, e, prima ancora, dei compagni di viaggio del condottiero, con le loro essenze fisiche che mano a mano si assottigliano fino a scomparire del tutto all’arrivo di Ulisse nella patria dei Feaci, guidati dal Re Alcinoo.

La “mise en espace” non ha, per scelta, conferito spazio scenico, né narrativo, alla figura della giovane principessa Nausicaa “dalle bianche braccia”, talchè la stessa non compare mai in scena, né ad essa si fa rimando alcuno, così come al personaggio di Calipso, in questo caso però sovente richiamata nel racconto delle perigliose gesta di Odisseo, per sottolinearne la lunga permanenza dell’Eroe (un settennio) presso la sua dimora, a mezzo doni e promesse anche di immortalità, infine respinte per amore della paziente moglie in attesa da venti anni del ritorno del consorte nella natia Itaca.

Anche se il gigante Polifemo non si ritrova in scena in fattezze materiali, è però evocato a buon titolo nell’episodio relativo. La tempesta è, ancora, rappresentata in guisa impeccabile; quanto a Penelope, la fedele sposa, non si è voluta, sicuramente volontariamente, concepire quale personaggio focale della rappresentazione, ove hanno avuto invece consono rilievo i Proci, capitanati dal prepotente Antinoo. È parsa di assoluto pregio la frammentazione, con resa attoriale diversa, della figura di Ulisse in età giovane e più matura, a sottolineare la interminabile sequenza dei giorni dalla partenza per Troia al rientro in Patria.

Indovinata anche nella “mise en scene” la raffigurazione dello stesso epico cantore, così come la presenza delle più importanti deità, il sommo Zeus e la figlia Atena, protettrice di Odisseo e per lui salvifica rispetto all’odio allo stesso riservato da Poseidone, dio del mare, a causa della cecità inferta dal protagonista al proprio figlio Polifemo. Gli dei sono rappresentati quali capetti capricciosi, che muovono le fila dei destini degli umani a proprio piacimento, e ciò ha riportato alla mente l’immagine di taluni personaggi della nostra triste realtà, che invadono pesantemente le vite altrui, condizionandole.

Circe è, invece, giustamente, una delle figure protagoniste dell’intenso spettacolo teatrale, che dopo l’Inferno, ha costituito altra realizzazione di gran fatturazione e qualità.

In conclusione ulteriore ragguardevole risultato messo a segno da Giovanni Anfuso, che è oramai figura artistica ben riconoscibile e amata.

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