I precari marittimi Rfi in attesa di stabilizzazione attivano le procedure di raffreddamento: “Siamo stanchi del silenzio dell’azienda”

I precari marittimi Rfi in attesa di stabilizzazione attivano le procedure di raffreddamento: “Siamo stanchi del silenzio dell’azienda”

I precari marittimi Rfi in attesa di stabilizzazione attivano le procedure di raffreddamento: “Siamo stanchi del silenzio dell’azienda”

sabato 07 Novembre 2009 - 11:58

Il rappresentante del Sap denuncia il mancato rispetto degli accordi tra il governo e la società di trasporto

Per Luigi Bongiorno rappresentante del Sap, Sindacato autonomo precari, degli impegni sottoscritti da Rfi e dall’ex- ministro dei trasporti Alessandro Bianchi in merito alle procedure di stabilizzazione dei lavoratori del settore marittimo, continua a non esserci traccia. Ecco perché i lavoratori, stanchi dei silenzi della scoietà, avviano le procedure raffreddamento, tappa “obbligata” primo dell’annuncio di un’eventuale sciopero.

“L’accordo sottoscritto tra le parti – spiega Bongiorno – è stato applicato solo nei punti a vantaggio dell’azienda, quelli cioè della riduzione delle tabelle di armamento, mettendo impunemente di riconoscere la stabilizzazione dei marittimi precari concordata e sottoscritta nei vari tavoli di trattativa, senza suscitare la reazione dei rappresentanti istituzionali cofirmatari del documento”

Per il Sap non è stata sufficiente neanche la recente assegnazione a RfiI di ulteriori risorse pubbliche per la fornitura del servizio di Metropolitana del Mare, istituita anche per incrementare i livelli occupazionali, a determinare la stabilizzazione dei marittimi precari che, afferma il sindacalista, “continuano ad essere sfruttati con contratti a tempo determinato per coprire le croniche carenze d’organico. In più – aggiunge – la recente decisione di inviare periodicamente a Civitavecchia una unità navale in forza alla flotta di Messina (N/T VILLA) per garantire il collegamento con la Sardegna anche dopo la chiusura dell’impianto navigazione di Civitavecchia, deciso in modo unilaterale dall’azienda, contribuirà ad aggravare la già drammatica condizione del traghettamento nello Stretto e a diminuire finanche la possibilità degli imbarchi a tempo determinato che allo stato attuale sono limitati a 78 giorni all’anno”.

In assenza di ulteriore riscontro i lavoratori si dicono pronti ad incrociare le braccia.

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