Pdci, Radicali e l'ex city manager Fragale. Le loro ragioni del -No al Ponte-

Pdci, Radicali e l’ex city manager Fragale. Le loro ragioni del -No al Ponte-

Pdci, Radicali e l’ex city manager Fragale. Le loro ragioni del -No al Ponte-

mercoledì 05 Agosto 2009 - 11:20

Cresce il fronte del -No- in vista della manifestazione dell'8 agosto

Sono tante le lettere e i comunicati stampa che arrivano in questi giorni in redazione riguardanti la questione “Ponte si, Ponte no”.

Tale frenesia è riconducibile sia alla querelle che ha visto risoluzione positiva per la Sicilia relativa allo sblocco dei Fondi FAS da parte del governo nazionale, sia alla imminente manifestazione, prevista per l’8 agosto, che riunirà i messinesi (e non solo) che della Grande Opera non vogliono neanche sentirne parlare, vista come spreco di denaro pubblico, possibilità di infiltrazioni mafiose negli appalti, riduzione di Messina e Reggio Calabria come due “città-cantiere” a tempo indeterminato.

Raccogliamo dunque in questo articolo le riflessioni che ci giungono dal Partito dei Comunisti Italiani di Messina, dall’associazione Radicali Messina “Leonardo Sciascia” e dall’ex city manager della città di Messina (e militante del PD) Emilio Fragale.

I Comunisti dicono No al ponte, ma si allo sviluppo. E per farlo partono da lontano, criticando dapprima l’operato dell’ex governo Prodi che non ha saputo bloccare definitivamente la costruzione del “Ponte”.

Poi parlano dell’attuale governo, quello di centro destra, che del ponte ha fatto un cavallo di battaglia: «dopo avere dirottato i fondi destinati al sud a colmare i vuoti finanziari causati dall’abolizione dell’ICI per le case dei ricchi (più numerosi al nord), dopo aver rapinato Messina e provincia dei soldi destinati alle infrastrutture utili, fra cui quelli per la manutenzione delle strade provinciali, dopo aver tagliato drasticamente i finanziamenti per il traffico ferroviario ed avere escluso Messina da qualsiasi fondo per il lavoro, per estrema beffa i soli soldi che prevede sono per un’opera mastodontica che ben poco ossigeno porterà al mondo del lavoro locale, e solo in un lasso di tempo molto lungo. Invece di molti interventi di rapida messa in circolazione di denaro, diffusi sul territorio e compatibili con l’ambiente, un solo intervento massiccio, che andrà a regime in circa un ventennio, a beneficio di poche grandi imprese e dei subappalti della mafia, devastante per il sistema territoriale e la sua economia».

Per il Pdci affinché tutto cambi «bisogna lottare per un’idea di sviluppo che passi innanzi tutto per una grande opera di manutenzione e potenziamento delle infrastrutture esistenti, per poi procedere al sistematico recupero dei tanti disastri ambientali, a cominciare dal dissesto idrogeologico che anche in città e provincia continua a provocare movimenti franosi rispetto ai quali le amministrazioni (in)competenti restano di fatto inerti; alla messa in sicurezza dal rischio sismico con un gigantesco piano di recupero del patrimonio urbanistico; ma accanto a questi temi ambientali bisogna rilanciare la capacità produttiva della regione, investendo sia sulla modernizzazione dei settori tradizionali (cantieristica, agro alimentare, tessile) sia sulla messa in sicurezza ambientale

delle poche industrie pesanti afferenti il settore energetico e la siderurgia, sia infine investendo su settori innovativi in collaborazione con l’università e i centri studi presenti sul territorio».

Vicina a quella del Pdci è l’opinione del circolo “Leonardo Sciascia” che, a firma di Saro Visicaro e Palmira Mancuso, fa sapere che aderirà alla manifestazione dell’8 agosto: «vogliamo una Messina senza ponte, che diventi realmente centrale nella nuova visione dello sviluppo dell’area euromediterranea, cercando soluzioni possibili che consentano una continuità territoriale con il continente che ci liberi dalla gestione privata di un servizio che deve essere pubblico per i cittadini. La dismissione dei traghetti delle FS spaventa più del Ponte».

L’ex City Manager di Messina, Emilio Fragale, parla di una politica odiosa, quella che non decide: «è altrettanto odiosa la politica che rinunzia ai processi decisionali. Alla dialettica processuale le parti avverse non possono sottrarsi.

Qualcuno, opportunamente, suggerisce da tempo il referendum. Non è sufficiente se si tratta di ricavare maggioranze o minoranze. E’ indispensabile se si tratta, invece, dello strumento di un saggio preventivo patto per vincolar(ci) come città, in ogni sede, alla coerente difesa dell’esito.

Con una postilla: il futuro di Messina non può essere ipotecato alla costruzione del Ponte. Questo ricatto non può essere accettato né dai SI né dai NO.

Nel cuore di una città dibattuta, le parole del Ministro Alfano a cui ha fatto eco la battuta “è fatto” del Presidente della Provincia Ricevuto dovrebbero suonare come pro-vocazione anche per chi per-vocazione vuole il Ponte. Senza alcuna certezza su procedure, finanze e tempi tutto risulta fuori luogo».

Invita, in ultima battuta, il Segretario comunale e il Segretario provinciale del PD a far conoscere pubblicamente l’orientamento del partito e a lavorare nella direzione di un ampio maturo confronto sulla questione.

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