Zona falcata e waterfront, si parta con la riqualificazione. Bernava: «Si lavori a un piano strategico complessivo»

Zona falcata e waterfront, si parta con la riqualificazione. Bernava: «Si lavori a un piano strategico complessivo»

Zona falcata e waterfront, si parta con la riqualificazione. Bernava: «Si lavori a un piano strategico complessivo»

mercoledì 12 Marzo 2008 - 12:22

Rfi non può continuare a defilarsi, il suo ruolo è decisivo. Si torni al progetto preliminare del 2005

Finalmente un tavolo, con i soggetti interessati attorno ad esso, nel quale si è discusso di zona falcata e waterfront. E’ avvenuto ieri, in Prefettura, con il prefetto Francesco Alecci che ha convocato Comune, Provincia, Autorità portuale, Camera di Commercio, Capitaneria di Porto e i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Cub (dal quale è giunta la richiesta allo stesso Alecci) per discutere del Piano regolatore del Porto e del ruolo che in esso avrà la cantieristica. «Un incontro – hanno dichiarato i segretari dei Confederati – utile perché ha fatto riprendere una discussione collegiale tra tutti i soggetti istituzionali, amministrativi e associativi che hanno interessi nella zona falcata». Secondo Cgil, Cisl e Uil il vertice di ieri «evidenzia come nella nostra realtà persista il limite di una mancata capacità di programmazione condivisa e unitaria di tutti i soggetti e in tal senso il Tavolo Istituzionale per Messina, che ci si augura sarà deliberato al più presto dal nuovo Governo, diventi lo strumento più idoneo per superare inutili sovrapposizioni e conflittualità tra Enti ma, soprattutto, per dare impulso a una fase di nuova programmazione che avvii lo sviluppo della cantieristica e il recupero delle preziose aree. Per questo è necessario avviare nell”immediato la bonifica e la riqualificazione del territorio dopo decenni di scempio, degrado e illegalità diffusa». Dopo la prossima riunione del Comitato portuale, che si terrà venerdì, sono stati concessi ulteriori quindici giorni per approfondire con i sindacati le questioni trattate ieri.

Ma è chiaro che la questione zona falcata e quella più in generale del recupero del waterfront deve, a questo punto, trovare sbocco in un piano strategico che coinvolga tutte le realtà interessate, su tutte Rfi. Se i punti focali, emersi anche nell’incontro di ieri, sono il distretto cantieristico e la riqualificazione e la bonifica dell’area, è necessaria, allo stesso tempo, l’istituzione di un tavolo al quale, però, Rfi non può essere assente, e in questo senso il Tavolo istituzionale rappresenta una grande occasione. L’ultimo vero progetto riguardante le ferrovie risale al 2005, per un valore di 700 milioni, pensato in prospettiva del Ponte ma che poteva essere realizzato a prescindere da esso. Quel progetto preliminare prevedeva l’interramento dei binari alla marittima e il trasferimento della stazione nella zona sud.

«Sarebbe interessante – afferma Maurizio Bernava, segretario generale della Cisl – che i rappresentati politici messinesi al Parlamento lavorassero sul serio a un coordinamento tra il Piano regolatore del Porto, il Piau, il Tavolo istituzionale, coinvolgendo in maniera diretta Rfi. Invece si perseguono sempre interessi particolari, si parla di singole opere e non di uno sviluppo complessivo, di un grande piano strategico a carattere pluriennale. Ci vuole una mobilitazione di enti locali, istituzioni, studiosi, perché è dal mare che deve partire lo sviluppo, così come accaduto in molte altre città dalle caratteristiche simili a Messina».

Nonostante i numerosi vertici che si sono tenuti a Roma per la vertenza Stretto, o comunque per quella parte della vertenza dedicata ai precari, «Rfi e i referenti del Governo si sono sempre defilati. L’ultimo rappresentante istituzionale che si interessò alla questione fu l’architetto Gaetano Fontana, allora capo Dipartimento Infrastrutture. Nel 2005 convocò tutti i soggetti interessati, diede una grande accelerazione fino alla delibera del Cipe del febbraio 2006 che prevedeva, appunto, la trasformazione delle ferrovie a Messina. Poi le pressioni delle lobby, con la scusa dello stop al progetto del Ponte, fecero in modo di accantonare tutto. Ma è questa l’unica strada di progettualità seria percorribile, non ci sono alternative. L’interramento della linea ferrata e il trasferimento della stazione a sud consentirebbero la riqualificazione del centro urbano e darebbero più valore alla stessa zona sud, rispondendo alla sua vocazione commerciale».

«La spinta – prosegue Bernava – non deve venire solo dai parlamentari. In questi due anni di amministrazione Genovese il Piau è stato colpevolmente accantonato. Oggi è stato assegnato allo Studio Altieri con un forte ribasso, e nessuno attacca Sinatra per aver adottato un provvedimento che non è un’operetta da quattro soldi ma un lavoro progettuale dal grande valore strategico. Visto che se ne è parlato tanto, perché non affidarlo a Bohigas, che sarebbe stato senz’altro garanzia di coerenza. Non vorrei che anche il Piau, che era stato previsto dallo stesso Fontana a suo tempo, finisse per cadere nella rete di interessi particolari e locali».

«Nel 2005 – conclude Bernava – ci fu quel periodo di grande entusiasmo, culminato nel movimento di Rinascita di Messina, periodo del quale ricordo l’unico progetto veramente complessivo che fu fatto dall’architetto Alessandro Tinaglia. Quell’entusiasmo oggi non lo riscontro in questa campagna elettorale. Mi piacerebbe che fosse il presidente uscente della Provincia Leonardi, superstite istituzionale di quel periodo, a farsi carico di incalzare gli altri soggetti. C’è, purtroppo, un’irresponsabilità colpevole della politica, la Cisl è dal 2000 che porta avanti queste questioni, ed è una vergogna che debba essere un sindacalista a dire certe cose».

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