Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’ing. Carmelo Cascio, che attacca su sacco edilizio, pericolosità dei torrenti cittadini ed efficacia del Pai. Partendo dalla vicenda del consorzio “La Casa Nostra”
Riceviamo e pubblichiamo una lunga nota (che per esigenze abbiamo ridotto parzialmente) dell’ing. Carmelo Cascio, inviata sia al viceministro delle Infrastrutture Roberto Castelli sia al Capo della Protezione civile Guido Bertolaso:
Sono un ingegnere nato a Messina. Dal 1993, in circostanze di lavoro, mi sono imbattuto in una vicenda a dir poco allucinante. La vicenda ha un nome: “Consorzio La Casa Nostra”, in sintesi: complesso di fabbricati realizzati dall’Impresa Sicis di Bagheria: costruiti in assenza delle più elementari norme di sicurezza, ancora oggi sono abitati da circa 600 famiglie. Riferisco quanto sopra perché ritengo che la vicenda che mi ha riguardato personalmente riflette la dissennata gestione del territorio nella città di Messina, della quale hanno fatto scempio, da circa un quarantennio, per interessi privati, gran parte dei nostri amministratori e politici, compresi quelli in carica, coinvolti a vario titolo nelle stesse società di costruzioni che hanno ottenuto licenze edilizie all’interno di un piano regolatore confezionato ad hoc.
Oggi a Messina, senza alcun ritegno, questi soggetti si uniscono al coro dei cittadini e delle persone che hanno subito lutti e devastazioni, per invocare la messa in sicurezza della città. Ma prima della ecatombe di Giampilieri, peraltro preceduta da altri disastri idrogeologici, di che cosa si occupavano? No comment. Negli anni mi sono interessato alle gravissime problematiche della città: ho trasmesso note documentate alle varie istituzioni, senza risultato alcuno. Da esse risulta ben chiara la genesi delle recenti calamità, nel senso che le leggi nazionali, seriamente intervenute dopo i vari disastri che hanno attraversato il “Bel Paese”, al contrario nella nostra terra di Sicilia sono state applicate non solo tardivamente (dopo 5 anni, dall’obbligo di legge) ma in maniera distorta, sinteticamente, con dissennata gestione del potere.
Intendo riferirmi al Pai (Piano stralcio per l’assetto idrogeologico) che, nato nel lontano 1989 per garantire la tutela del territorio e la salvaguardia della collettività, di fatto dall’anno della sua redazione in Sicilia, ossia il 2006, ha costituito una fonte di sperpero di denaro pubblico, ivi compresi i fondi europei, alimentando anche il bacino clientelare, con l’assunzione a tempo determinato di personale tecnico. In sostanza, l’assunzione di detto “personale tecnico” ha snaturato lo spirito della legge nazionale che, opportunamente, aveva individuato negli Uffici tecnici del Genio civile, territorialmente competenti, gli organi primari e non di supporto alla Regione per lo studio e l’assetto idrogeologico del territorio di competenza. Organi che, invece, sono stati esautorati.
Ma l’esercito dei professionisti “ad adiuvandum” quali risultati ha prodotto? Che dire poi dei Torrenti cittadini “tombinati”: mi riferisco a Boccetta, Giostra, viale Europa, Gazzi etc., strutture di primaria importanza ai fini di protezione civile che, però, non sono ispezionabili? E’ inspiegabile il fatto che, a monte dei torrenti tombinati, non esistono vasche di decantazione. E’ improcrastinabile (considerata anche la vetustà dei manufatti di tombinamento) realizzare scivoli laterali per consentire, il passaggio dei mezzi meccanici, sia per l’attività di ispezione che per la necessaria pulizia degli stessi torrenti sottostanti. E’ nota, perché rimbalzata su tutti gli Organi di stampa, la recente vicenda che ha interessato lo svincolo autostradale del Boccetta, dove per una speculazione edilizia favorita è stata tagliata parte della trave di fondazione di un impalcato autostradale.
Ed ancora sulla cosiddetta Edilizia economica e popolare, attuata negli anni, in assenza delle preliminari opere di urbanizzazione primaria? Le norme prescrivono che l’ente locale rilasci la concessione edilizia per la l’attuazione dei programmi sociali solo dopo aver ultimato le opere di urbanizzazione. E delle strade di enormi quartieri e villaggi, che sono l’unico asse viario, costruite con larghezza inferiore a quella prevista dalle leggi? Quanto sinteticamente rappresentato dimostra che il Pai, quale strumento nato per fronteggiare il rischio idrogeologico del territorio siciliano, non ha trovato concreta realizzazione nelle tre funzioni essenziali che lo connotano (funzione conoscitiva; funzione normativa; funzione programmatica); tanto è vero che la zona di Giampilieri ed altre non sono state prese in considerazione.
Volendo poi approfondire le cause della recente calamità, bisogna avere il coraggio di affermare che l’intubamento dei torrenti ha costituito una delle cause primarie del disastro. Sull’argomento un cenno merita via Trapani, rimbalzata su stampa e televisione: un torrente, largo venti metri, è stato intubato in un tunnel largo circa un metro e senza vasca di decantazione a monte! Potremmo continuare all’infinito, ma una considerazione sorge spontanea: Messina dovrebbe essere commissariata per affidare la gestione sia amministrativa che finanziaria a soggetti estranei all’ambiente.
Ing. Carmelo Cascio
(foto Sturiale)
