Escursione guidata per conoscere alcuni dei tanti progetti di salvaguardia e recupero del territorio realizzati in altre realtà
Ci sono alcuni che sanno tutto e, purtroppo per loro, si cristallizzano in questa convinzione.
Altri, consapevoli di non poter sapere tutto, tendono ad ampliare costantemente le loro conoscenze confrontandosi con esperienze diverse, aggiornandosi, sentendo l’esigenza di crescere e di proiettarsi oltre i propri limiti per superarli.
Partendo da questa riflessione è utile inoltrarsi lungo il cammino che consente di conoscere quanto altrove viene fatto per conseguire la corretta gestione del suolo e, quindi, limitare i danni causati dall’avanzare del dissesto idrogeologico.
Senza andare troppo lontano può essere citato il Recupero dell’area agrumetata di Ciaculli (Palermo); un intero comprensorio è stato preservato dalla pressione urbanistica, recuperato nella sua originale struttura aprendolo alla fruizione della popolazione, delle scuole e dei turisti.
Le Regioni Basilicata e Murcia (Spagna) hanno avviato il progetto per “Protezione del suolo nelle aree Mediterranee attraverso la coltivazione di nuove varietà di mandorli” lanciando una strategia forestale per il periodo 2002-2011 comprendente due programmi per la protezione del suolo.
In questo caso la finalità principale consiste nella conservazione delle risorse naturali mediante la mitigazione dell’erosione del suolo e la coltivazione di piante adatte comprendendo, infine, il monitoraggio di rete a livello regionale.
La Regione Toscana e quella del Peloponneso hanno avviato il progetto di “Monitoraggio per la protezione del suolo” perseguendo l’obiettivo generale di arrestare il degrado del suolo in linea con la strategia tematica dell’Europa Unita per la protezione del suolo.
Il Progetto Alpter coinvolge più Università e mira al recupero ed al ripristino del sistema di terrazzamenti che connotano il paesaggio di diverse Regioni Italiane (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria ecc.) e straniere (Francia, Slovenia) rivitalizzando queste aree rurali altrimenti destinate all’abbandono.
Oltre ai progetti di programma esistono ulteriori strumenti utili per contrastare il degrado del territorio; in particolare le diverse Misure contenute all’interno del Piano di Sviluppo Rurale mirate alla conservazione, fruizione ed ampliamento dei boschi ed al Reg. CEE 2078 che integra i redditi agricoli favorendo il mantenimento delle coltivazioni agricole.
Le Regioni Emilia Romagna, Lombardia, Toscana possiedono un parco di progetti ambientali che sarebbe troppo lungo elencare (molto interessanti i siti web ed estremamente gentili i dirigenti).
La Regione Calabria, ultimamente ha istituito diversi Parchi marini ed è notizia recente il riconoscimento di altri quattro Parchi Naturali ottenuto dalla Regione Sicilia.
Alla fine di questa breve “escursione” si percepisce facilmente come le tematiche ambientali siano prioritarie all’interno della politica della CEE la quale assegna importanti risorse economiche per la difesa e la salvaguardia del territorio.
Ma chi è in grado di conoscere questa realtà?
Chi è convinto di sapere tutto condannandosi a restare tanto piccino piccino da ritenersi degno di invidie o chi, spinto dalla voglia di crescere allargando i propri orizzonti, è capace di guardare oltre limiti che caratterizzano ognuno di noi.
Potrebbe essere questa la chiave di lettura da utilizzare per comprendere come mai nessun progetto di questa tipologia sia stato realizzato all’interno di un’area come quella dello Stretto sito raro, se non unico al mondo, per bellezza paesaggistica, interessato dalle principali rotte migratorie, sul quale insistono habitat da recuperare o conservare e che già possiede tutti i requisiti utili alla realizzazione di questi programmi comunitari.
L’ostacolo all’enorme sviluppo proveniente dal recupero delle nostre colline potrebbe essere rappresentato non già dall’assenza di particolari requisiti geografici o fisici ma proprio da chi vive nella convinzione di conoscere tutto scambiando la tutela ambientale con le aree di sosta, parlando con estrema competenza di ciò che non conosce (forse è lei che ha sottratto il motorino ad Alex Drastico), attribuendosi il merito di aver redatto in mesi di lavoro regolamenti mentre si è limitato a sostituire il nome della città, godendo dell’impunità di distruggere il poco verde storico rimasto in città.
Tutto questo grazie alla capacità di proteggersi l’uno con l’altro attestando pochi meriti e nascondendo tanti demeriti.
Ma, a pensarci bene, non sono questi soggetti i veri ostacoli.
Effettivamente ognuno ha il pieno diritto di pensare di essere ciò che crede; è compito di chi ha la responsabilità di dirigere o è stato eletto per amministrate di dare il giusto peso alle persone.
Ma neppure la classe dirigente è responsabile in quanto costituita prevalentemente da medici, avvocati, diplomati di terza media o persone con formazione lontana dalle tematiche ambientali.
Resta solo da sperare che, sulla spinta della necessità di attuare una giusta politica territoriale per contrastare il dissesto del territorio e vista l’esperienza finora maturata, chi ci governa guardi oltre domandandosi per quale ragione una terra così bella, che ha dato i natali ad ambientalisti di fama internazionale e nella quale operano illustrissimi esperti in materia ambientale, non abbia beneficiato delle tante risorse a favore dell’ambiente messe a disposizione dalla Comunità Europea e per quale motivo il proposto Parco Naturale dei Peloritani non sia già istituito al pari degli altri di recente costituzione (Sicani, Iblei, Eolie, Egadi – litorale trapanese) ma sembrerebbe destinato a restare istituendo ancora per molto tempo.
