Santalco e la scelta Udc: «Il nostro simbolo non è un marchio»

Santalco e la scelta Udc: «Il nostro simbolo non è un marchio»

Redazione

Santalco e la scelta Udc: «Il nostro simbolo non è un marchio»

lunedì 18 Febbraio 2008 - 10:54

Il segretario comunale: «D'Alia candidato non è un atto di superbia ma responsabile di fronte agli elettori»

Da sabato anche l’Udc è ufficialmente in campagna elettorale. Da solo, come indicato dal leader Pier Ferdinando Casini e come confermato dalle scelte operate su tutti i campi: candidature “solitarie-, almeno per il momento, alla Regione con Saverio Romano e al Comune di Messina con Gianpiero D’Alia, in attesa di capire se ci saranno i margini per rinverdire il patto di ferro con l’Mpa di Raffaele Lombardo (il quale oggi alle 17 sarà in città, al cinema Apollo, per il comitato provinciale insieme a Lino Leanza e a Carmelo Lo Monte).

Una scelta, quella dell’Udc, azzardata secondo alcuni, coraggiosa e coerente secondo altri. Carmelo Santalco la difende e rilancia, chiarendo subito un punto: «Il nostro simbolo non è un marchio». Quella di Berlusconi viene definita una «tattica annessionistica», che ha inglobato An e ha tentato di coinvolgere anche l’Udc, «l’ultimo scampolo di quel partito che per decenni ha inteso, nel bene e nel male, rappresentare le istanze e i principi dei cattolici in politica». Un partito «autonomo» e che «evidentemente dà fastidio e vuole essere cancellato dalla scena politica con una squallida operazione quasi da ragioneria applicata: una fusione per incorporazione». Santalco sottolinea come, dopo la scomparsa della Dc, l’Udc sia stato l’unico partito che «ha mantenuto il simbolo che fu prima del Partito Popolare di don Luigi Sturzo e poi della Democrazia Cristiana». Simbolo, lo scudocrociato, che ha una storia, che Santalco ripercorre fin dalle origini (il giornale “La Croce di Costantino-) e che non è un marchio, semplicemente perché «non siamo una merce in quanto non solo non ci mettiamo in vendita ma soprattutto non ci facciamo comprare».

«Berlusconi subisce forse le influenze delle sue brillanti reminiscenze imprenditoriali, nelle quali comprava e vendeva oggetti» continua Santalco «ma i valori e la storia, la coerenza e la dignità, quelli no, per noi non possono essere né merce di scambio né strumenti di negoziazione politica». Secondo il segretario comunale dell’Udc «a livello locale la situazione è ancora molto fluida, ma il comune denominatore sarà comunque coerente con la linea a nazionale del partito che vede l’affermazione del nostro simbolo e il rispetto della nostra dignità di partito». Anche a Messina, infatti, «ci sono tanti elettori cattolici che, amareggiati dall’esperienza di questi due anni di amministrazione Genovese, non sono molto a loro agio nel Pd».

«Ed è per questo – prosegue Santalco – che accettiamo con entusiasmo la candidatura di Gianpiero D’Alia a Sindaco di Messina, non come atto di superbia o di ricatto nei confronti di qualcuno, ma come segno responsabile, davanti ai nostri elettori e davanti ai messinesi, della consapevolezza che il nostro partito, l’Udc, è nelle condizioni di esprimere energie politiche sane, di spessore e di comprovata serietà ed esperienza in campo politico ed amministrativo».

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