“Ovunque, fuori dal mondo” - La musica da camera di Debussy in simbiosi con le letture proustiane.

“Ovunque, fuori dal mondo” – La musica da camera di Debussy in simbiosi con le letture proustiane.

giovanni francio

“Ovunque, fuori dal mondo” – La musica da camera di Debussy in simbiosi con le letture proustiane.

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lunedì 11 Marzo 2019 - 18:08

Domenica u.s. per la stagione musicale dell’Accademia Filarmonica, è andato in scena al Palacultura un insolito spettacolo, messo in scena dall’Ensemble “Suoni riflessi”, insieme al flautista Mario Ancillotti e l’attrice drammatica Maddalena Crippa, volto a rendere omaggio al Claude Debussy, che ha visto l’alternanza degli ultimi brani cameristici del grande compositore francese, a letture di brani di Marcel Proust – da “À la recherche du temps perdu” e dello stesso Debussy, tratti dai suoi scritti di critica musicale pubblicati sulla rivista “La Revue Blanche” attraverso il personaggio da lui creato, Monsier Croche, anticonformista e polemico nei confronti delle mode musicali dell’epoca. Il titolo dello spettacolo – “Ovunque, fuori dal mondo” – si riferisce alla risposta che Debussy diede alla domanda su dove avrebbe voluto vivere. Con il buio totale in palcoscenico, il flauto solo di “Syrinx”, suonato impeccabilmente da Mario Ancillotti, ha dato inizio a questo spettacolo/concerto; misterioso e dal carattere evocativo, questo singolare breve brano, immancabile nel repertorio di ogni flautista, è ispirato ad un episodio delle Metamorfosi di Ovidio, che narra della ninfa Syrinx che, inseguita dal dio Pan, si trasforma, una volta raggiunta, in canne, che Pan legherà per farle suonare soffiandoci sopra. Ha fatto seguito la prima delle letture interpretate da Maddalena Crippa, tratta dalla raccolta di Monsier Croche, ricca di humor e di osservazioni sferzanti e talora irriverenti nei confronti del consueto modo di pensare la musica: immancabile la vis polemica avverso il detestato Wagner. È stata la volta della Sonata per violoncello e pianoforte, nei tempi “Prologue”, “Serenade” e “Finale” ricca di verve e di episodi contrastanti, in particolare nella “Serenade” ove il pizzicato del violoncello fa da contraltare allo staccato del piano. Brillante ed efficace l’esecuzione dei due artisti, Gianluca Pirisi al violoncello e Matteo Fossi al pianoforte. La lettura di Maddalena Crippa tratta dalla “Recherche” di Marcel Proust, ha poi evocato un pomeriggio primaverile con i suoni dei vari mestieranti, del popolo, udito dal protagonista, in una trasfigurazione ispirata dall’amore per Albertine, ove i suoni quotidiani si trasformano, all’udito, quale musica simile al Boris Godunov o al Pelleas et Melisande. La Sonata per flauto, viola e arpa, definita dallo stesso Debussy “spaventosamente malinconica”, nei tempi” Pastorale”, “Interlude” – il brano più affascinante, enigmatico e denso di inquietudine, e “Finale”, è stata eseguita, oltre che da Pirisi, da Yuval Gotlibovich alla viola e da Alessia Luise all’arpa, in un’interpretazione ricca di fascino ed eleganza. La terza lettura sempre dalla Recherche di Proust, ha narrato l’ascolto da parte di Swan della Sonata per violino e piano di Vinteuil, musicista inventato da Proust, che contiene un tema, una frase musicale, capace di rievocare in Swan i momenti della felicità vissuti durante la sua tormentata storia d’amore con Odette. La Sonata in sol min. per violino e piano, che ha fatto seguito alla lettura, rappresenta l’ultima opera di Claude Debussy, composta appena un anno prima della sua morte. Debussy, ormai abbattuto dalla malattia ma anche dalla grande guerra, concluse la sonata nella primavera del 1917, ed eseguì egli stesso la composizione nell’ultima sua apparizione pubblica. Nei movimenti: “Allegro vivo”, “Intermede: Fantasque et lèger”, “Finale: Tres animè”, eseguita al violino dalla brava Ekaterina Valiulina, la sonata sembra tuttavia non risentire del tragico momento di vita del musicista, trasudando brillantezza e vitalità in ogni movimento. Lo stesso Debussy, a proposito della sonata, scrisse: “…Per una contraddizione del tutto umana, essa sprigiona movimento e allegria. Diffidate d’ora in avanti delle opere che paiono librarsi al settimo cielo, spesso sono imputridite nelle tenebre di una mente in pena”. La leggerezza che caratterizza la sonata, la sua completa libertà nella forma, il cromatismo, l’abbandono continuo dei registri tonali per poi riprenderli, sono tutti elementi che ci ricordano quanto la musica del Novecento sia debitrice a Debussy. Complessivamente lo spettacolo, se pur bene interpretato sia dai musicisti che da Maddalena Crippa nelle letture drammatizzate, non è risultato del tutto convincente, dando l’impressione di mancanza di unitarietà, di un filo conduttore, di legami che potessero in qualche modo collegare i brani letterari a quelli musicali. Nel caso del racconto della Sonata di Vinteuil, cui è seguita l’esecuzione della Sonata per violino e piano, il collegamento ha rischiato di essere addirittura fuorviante, dal momento che i brani a cui Proust fece riferimento a proposito della Sonata per violino e piano di Vinteuil appartengono alle Sonate di Saint Saens, Franck e Faurè, non di Debussy. Una buona idea che poteva essere sviluppata meglio.

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