Banco Peloritano, in 8 gli imputati per riciclaggio

Banco Peloritano, in 8 gli imputati per riciclaggio

Alessandra Serio

Banco Peloritano, in 8 gli imputati per riciclaggio

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giovedì 06 Febbraio 2025 - 17:44

Processo ad aprile per l'imprenditore Giordano e l'ex management dell'istituto di credito. Esce dall'inchiesta Dino Arrigo, ecco perché

Messina – Sarà il processo a stabilire se sono stati commessi reati, nella gestione della Banca di credito peloritano nel decennio scorso. Oggi l’istituto di credito che ha sede nei pressi del Duomo ha un nuovo asset e si è fusa con Tyke Spa.

Tutti i nomi

Cinque anni dopo i clamorosi avvisi di garanzia e perquisizioni che hanno scosso gli ambienti finanziari della provincia di Messina, oggi la giudice Claudia Misale ha chiuso il vaglio preliminare dell’inchiesta rinviando tutti a giudizio: il costruttore Antonino Giordano, Mario Arena, Andrea Caristi, Sergio Gentilepatti, Roberto Rodilosso, Giuseppe Denaro, Giuseppe Latella e Oscar Papalardo.

Il trust a Malta

La giudice ha stralciato la posizione dell’avvocato Dino Arrigo e di Giordano, e dichiarato il non luogo a procedere, per l’imputazione relativa al trust a Malta sottoscritto dall’imprenditore, secondo l’Accusa, per evadere il Fisco con alcune sue società. Arrigo esce quindi dall’inchiesta.

Il processo Gianos

Si aprirà quindi il prossimo 16 aprile davanti al Tribunale collegiale il processo di primo grado sull’operazione Gianos, nato dagli accertamenti della Guardia di Finanza sulle operazioni societarie e contabili effettuate da alcuni dei grossi azionisti iniziali e i garanti dei conti. I difensori, gli avvocati Alberto Gullino, Isabella Barone, Salvatore Silvestro, Domenico Cavaliere, Elena Montalbano, Fabrizio Gemelli, Nicola Giacobbe, Marco Franco, Pierfranco De Luca Manaò, difenderanno davanti al Tribunale i propri clienti, per dimostrare l’insussistenza dei reati (contestati a vario titolo) di riciclaggio, elusione delle misure di prevenzione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e truffa.

L’indagine sulla Banca

Ad accendere i fari degli investigatori fu la gestione dei conti correnti accesa da alcuni commercianti sospettati di essere collusi coi clan della città, inizialmente indagati poi usciti da questa tranche di accertamenti. Da lì e su segnalazione della Banca d’Italia l’indagine si allargò ad ampio spettro alla gestione complessiva della banca, nata su input di una cordata imprenditoriale che coinvolgeva anche Nino Giordano, costruttore del palazzo dove l’istituto di credito ha ancora oggi sede.

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