Le barriere tra periferie e centro, persone ai margini ed élite economica vengono date per scontate. Ma non è una condanna definitiva
MESSINA – In agenda parole chiave come ponte, cordoli, isole pedonali e parcheggi occupano le nostre giornate. L’informazione cittadina è spesso monopolizzata da questi temi. Non sono argomenti secondari, anzi, ma è giusto dare spazio anche ad altro. Questo giornale, da tempo, insiste sulla Messina in crisi non come condanna definitiva. Ma le barriere tra periferie e centro, persone ai margini ed élite economica vengono date per scontate nella città dello Stretto. La nostra borghesia imprenditoriale e politica, ai vertici del potere, ha operato dando per scontato e ineluttabile questo dato strutturale: una piccola parte ha moltissimo e la maggioranza delle persone pochissimo.
Da questo elemento bisogna ripartire per invertire la rotta. Non a caso, all’inaugurazione dell’anno accademico, Gaetano Silvestri, presidente emerito della Corte costituzionale, ha parlato di “merito ed eguaglianza nel segno della Costituzione”. Dalla scuola all’Università, l’accesso non deve essere condizionato, come avviene tuttora, da barriere sociali ed economiche. Ha osservato il costituzionalista: “In assenza di una politica economica e sociale indirizzata all’eliminazione di ogni tipo di discriminazione, la selezione in base al merito non può che diventare un fattore discriminante aggiuntivo rispetto agli altri. Se eguaglianza non può significare parità di tutti in tutto, non ci si può nemmeno accontentare che non vi siano cause di esclusione di tipo giuridico-formale, dimenticando che esistono – come ci ricorda il secondo comma dell’articolo 3 – fattori economici e sociali che impediscono di fatto quello che, con mirabile espressione, la Costituzione definisce «il pieno sviluppo della persona umana»”.
Ha evidenziato l’ex rettore: “In altre parole, l’eguaglianza dei punti di partenza, di cui si parla con troppa facilità, molto spesso si rivela un’illusione, che diventa una beffa quando funge da alibi alla conferma del privilegio di chi proviene da classi agiate e da ambienti culturalmente evoluti. Si tratta di un merito “escludente”, che si fonda sulla semplice parità formale, ignorando del tutto quella sostanziale”.
Se Messina non può rassegnarsi a essere una città di stampo “sudamericano”, in un sud ai margini, tra imprese che chiudono, gioco d’azzardo, sfratti, lavoro nero e assenza di reddito, il vero punto di partenza è l’ingiustizia sociale. Di conseguenza, occorre evitare che la giustizia sociale rimanga un tabù. Ed è necessario un progetto di riscatto che non può essere affidato a tirocini e soluzioni provvisorie. Formazione e creazione di posti di lavoro, reddito di cittadinanza (abolito in maniera improvvida dal governo Meloni) o reddito di base o d’inclusione (che così come è, risulta poco inclusivo), burocrazia adeguata e servizi per fare crescere le imprese. Di queste priorità le istituzioni, a tutti i livelli, dovrebbero occuparsi con più forza.
Cercasi un progetto sociale per Messina e il sud
Lo abbiamo scritto in questi giorni. Il problema sociale, nel Meridione, è strutturale ed è enorme ma bisogna affrontarlo, richiamando alle proprie responsabilità governo nazionale e Regioni. E qui entrano in gioco i parlamentari dei territori. Chi bisognerebbe aiutare con una progettazione sociale ed economica adeguata? Persone di tutte le età prive di formazione o che hanno perso il lavoro; ex detenuti; giovani che non lavorano e non studiano; donne (è record disoccupazione nella Città metropolitana) e uomini che a cinquanta o sessanta anni fanno fatica a trovare una nuova collocazione.
Nello stesso tempo, bisogna sfruttare le potenzialità del territorio in termini d’impresa e innovazione. Un’identità produttiva dai contorni definiti, puntare sulla città universitaria e sulle sue potenzialità, la qualità dei servizi, l’innovazione nel digitale e nelle infastrutture, la mobilitazione fattiva di tutta la classe politica, la progettazione europea e nazionale: queste sono le strade.
La vocazione internazionale dell’Università e la sinergia con il Comune
Queste strade, assieme a tutto ciò che può favorire in termini economici e fiscali la creazione d’imprese, sono da percorrere con sempre maggiore convinzione. Messina città universitaria aperta al territorio, in un’ottica di scambio internazionale di saperi e competenze, è un tassello fondamentale per ripartire. Purché macchina comunale e amministrativa, struttura universitaria e realtà imprenditoriali siano davvero unite in una rete fattiva e dedita al progresso. Il percorso non è in discesa, in un territorio con elementi sudamericani, ma non ci sono alternative.
In questo ambito, sono da evidenziare le dichiarazioni della rettrice Giovanna Spatari nell’ultima intervista al nostro giornale: “Esiste una sinergia con Comune e Città metropolitana sul progetto dell’I-hub. Si tratta di un contenitore che andrà riempito e, per gli aspetti di digitalizzazione e informatica, l’Università metterà in campo le sue competenze, con la realizzazione di alcuni progetti. L’Università ha molti studenti internazionali e anche rispetto al Comune questo è un tema d’interesse. Gli studenti che gravitano nella nostra città usufruiscono di servizi e questo a vantaggio della città. Potenziando il nostro Centro linguistico d’ateneo, noi cercheremo di metterli rapidamente nelle condizioni di poter parlare italiano. Proprio la fruibilità dei servizi della città va potenziata”.
L’Università può aiutare una Messina in crisi economica da molti anni? Così ha risposto la rettrice: “Sì, possiamo aiutare la crescita del territorio. In più ritengo che, nella stagione delle grandi opere, non parlo del ponte, possano nascere opportunità d’occupazione per i nostri giovani. Con il potenziamento delle infrastrutture, ci sarà una possibilità in più per i nostri studenti di poter rimanere qui”.
Sono tutte occasioni che non vanno perse. Creazione d’imprese e progettazione sociale, formazione e innovazione tecnologica, scommesse culturali e turistiche, servizi e una nuova qualità della vita devono camminare insieme. Anche questo fa parte del risanamento.

il PONTE SULLO STRETTO farà anche questo miracolo…..
Sinceramente in questo articolo leggo le solite argomentazioni e proposte che fanno acqua da tutte le parti….Messina é lasciata a se stessa: poco pragmatismo molti lamenti. I capaci (anche economicamente) vanno fuori al nord o all’estero a farsi una vita, mentre la città continua a invecchiare inesorabilmente. La vedo male, molto male.