Spatari: "Sono la rettrice del dialogo, mai più guerre in Unime"

Spatari: “Sono la rettrice del dialogo, mai più guerre in Unime”

Marco Olivieri

Spatari: “Sono la rettrice del dialogo, mai più guerre in Unime”

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giovedì 07 Marzo 2024 - 07:00

Sottolinea la docente alla guida dell'Università: "Né Cuzzocrea né la politica mi condizionano". Dagli Audit sui rimborsi al Policlinico, intervista a tutto campo

MESSINA – Giovanna Spatari, rettrice dell’Università di Messina, una novità di questo periodo è il regolamento per il funzionamento del Senato accademico e del Consiglio d’amministrazione. Di che si tratta?

“Nella prima riunione del Senato accademico, dopo il mio insediamento, è stata avanzata da alcuni senatori la richiesta di regolamentare le sedute degli organi accademici. Ovvero, Senato e Consiglio. E io ho accolto questa proposta. Abbiamo portato una bozza e il Senato ha chiesto l’istituzione di una commissione per valutarla attentamente. C’è stata una lunga discussione e sono state apportate delle modifiche. Così oggi esiste un regolamento, approvato all’unanimità. Questa è un’autentica novità”.

Cosa prevede?

“Riguarda il funzionamento. Ad esempio, se è possibile collegarsi da remoto, quanto tempo prima devono arrivare gli atti e si prevede la loro pubblicazione per dare contezza alla comunità accademica delle attività. È stato un iter lungo e laborioso ma significativo”.

Pensa che questo favorirà la partecipazione?

“Penso che le decisioni si assumono insieme e sono frutto di un dibattito che si sviluppa in seno al Senato. Non arrivo con una posizione preconcetta all’interno di una riunione”.

Lei è la prima volta che siede in Senato, dato che da prorettrice al Welfare e Politiche di genere non vi faceva parte…

“Sì, è la prima volta”.

È stato anche approvato il Piano strategico 2024-26. In che cosa consiste?

“La programmazione di un Ateneo, con i Piani strategici, risente del momento storico. Molte procedure sono cambiate, così come le verifiche. Si tratta del frutto di un’attività collegiale svolta da molti docenti e altrettante personalità del personale tecnico-amministrativo. Gli obiettivi che ci prefiggiamo vanno accompagnati da strumenti adeguati. Queste scelte su come procedere riguardano anche la sfera delle decisioni di ogni singolo Dipartimento”.

Lei punta molto sugli Audit, commissioni straordinarie che hanno lo scopo d’implementare l’attività di verifica della regolarità delle procedure poste in essere dalle strutture dipartimentali. Di rilievo il controllo delle spese e della fornitura di beni e servizi. E hanno fatto discutere in questo periodo i rimborsi di circa 900mila euro relativi alle attività scientifiche del suo predecessore, Salvatore Cuzzocrea, attualmente sospesi...

“Le commissioni di Audit interne sono sempre esistite. Nella fattispecie, avendo appreso di alcune ratifiche fatte presso un Dipartimento (ChiBioFarAm, n.d.r.) e avendo la facoltà di disporre delle commissioni di Audit, ne ho attivata una straordinaria. L’obiettivo è quello di fare delle verifiche rispetto ad alcune ratifiche di decreti. Tutto ciò rientra in un’attività che avevo deciso già d’avviare, con un focus sulle attività di rimborso e di rendicontazione dei progetti di ricerca. Un altro obiettivo è mettere il personale che opera nei Dipartimenti in condizione di poter lavorare meglio e con maggiore consapevolezza”.

In questo momento ci sono delle indagini in corso: l’ex rettore Cuzzocrea, il direttore generale Francesco Bonanno e alcuni imprenditori sono indagati nel campo degli appalti dell’Università. Qual è la sua valutazione?

“Io sono informata che c’è un’indagine in corso. Credo che processi in altre sedi non se ne debbano fare. Mi impegno a dire che l’interesse dell’amministrazione dell’Università va tutelato prima di qualsiasi altra cosa”.

Lei ha già dichiarato che Unime si costituirà parte civile se ci sarà un processo…

“Sì. In generale, io voglio che l’approccio istituzionale orienti la mia condotta per questo sessennio. Quindi, l’interesse per l’istituzione viene prima di qualsiasi singola attività”.

Rispetto alle indagini che coinvolgono il suo precessore e il suo direttore generale che posizione ha?

“Una posizione d’attesa. Sono soltanto ancora degli avvisi di garanzia. Attenderemo l’esito della chiusura di questa fase. Sospendo il giudizio”.

Un altro nodo è rappresentato dal Policlinico con vari temi caldi: tetto di spesa, demansionamento del personale a elevata professionalità (Ep) e pronto soccorso…

“Per venire a capo di tematiche complesse, ritengo che una rettrice debba cercare la sinergia con la Regione e con il neo commissario Giorgio Giulio Santonocito, in modo d’avere un’unità d’intenti. Il vecchio problema del tetto di spesa è all’attenzione della Regione. E da parte di quest’ultima ci sono delle aperture che voglio sottolineare, con il rinnovo intanto dei contratti in scadenza fino a dicembre. L’effetto è stato importante per le unità operative in cui lavorano. Inoltre, quello degli Ep è un tema per me particolarmente sentito. È iniziata un’interlocuzione serrata con il commissario e la Regione per arrivare, mi auguro, nei tempi più brevi possibili, a una situazione che possa consentire a questi professionisti di lavorare con maggiore serenità, nel segno della stabilità”.

Sul pronto soccorso ci sono delle novità e stanno per riprendere finalmente i lavori…

“I lavori per la ristrutturazione sono stati affidati direttamente all’Azienda ospedaliera universitaria, che ne è diventata responsabile. Sentito anche il dottor Santonocito, c’è anche un’intenzione dell’Azienda di poter rendere fruibile, nel miglior modo possibile, pure il pronto soccorso nei locali attuali. Da un lato, esiste l’interesse a completare i lavori. Dall’altro, dato che i tempi non saranno brevi, è obiettivo del commissario quello di migliorare la fruibilità del pronto soccorso nella postazione momentanea”.

Ritiene che il dialogo con il presidente Schifani possa aver aiutato a sbloccare la situazione?

“Io posso parlare del presente. Nel passato, abbiamo vissuto una fase delicata, con una lunga emergenza Covid, e condizioni oggettivamente difficili”.

Lei sembra una rettrice che punta molto al dialogo istituzionale…

“Sono attentissima a quest’aspetto. L’Università non può rimanere chiusa dentro le sue mura, mentre eroga didattica e attività scientifica, ma deve avere una terza missione. L’Università deve essere profondamente radicata nel territorio e, in sinergia, s’affrontano meglio le sfide che siamo chiamati ad affrontare. Un’altra sinergia da evidenziare è quella con il Provveditorato agli studi. Facciamo così conoscere la realtà universitaria a chi dovrà compiere una scelta dopo la maturità”.

C’è molto attesa sia del polo museale d’Ateneo, nell’ex Banca d’Italia, sia dell’ex hotel Riviera, come futura residenza. In che fase siete?

“Aggiornerò la stampa prima possibile sui tempi”.

Il tema delle residenze universitarie è centrale…

“Mi sono confrontata con le associazioni studentesche e avremo, nei prossimi giorni, una riunione con il commissario dell’Ersu D’Aliberti. Segnalo che l’Ersu stesso può accedere, così come gli Atenei, ad alcuni bandi nazionali di finanziamento e potrebbe farsi carico dell’adeguamento strutturale della Casa dello studente in via Cesare Battisti (chiusa da 15 anni, n.d.r.). Nel campo delle residenze, inoltre, una cosa intelligente è la riconversione degli hotel o delle caserme. Non è il mio modello quello dell’Università che gestisce le residenze. Ma potremmo passare la quota pro capite all’albergatore e quest’ultimo avrebbe la gestione, in linea con un modello nazionale che si sta perseguendo. Sarebbe un modo per sostenere l’imprenditoria del territorio. In generale, incentivare l’economia locale mi sembra importante”.

Il presidente emerito della Corte costituzionale Gaetano Silvestri, durante l’inaugurazione dell’anno accademico, ha toccato un argomento centrale: oggi è ancora difficile, se si parte da condizioni svantaggiate, accedere all’Università…

“Noi dobbiamo tendere a modelli che possano mettere le persone, partite a vario titolo da condizioni disagiate, in condizione di potere accedere allo studio. Anche le residenze rientrano in quest’ottica e sono tra le priorità della mia agenda. Ricordo che è stato istituito un prorettorato di servizio agli studenti (con Antonino Germanà per il Diritto allo studio, n.d.r.)”.

Dal confronto continuo fra lei e il sindaco Basile emerge il compito, per Unime, d’occuparsi del futuro polo tecnologico I-hub e di Sud innovation summit

“Esiste una sinergia sul progetto dell’I-hub. Si tratta di un contenitore che andrà riempito e, per gli aspetti di digitalizzazione e informatica, l’Università metterà in campo le sue competenze, con la realizzazione di alcuni progetti”.

Durante l’inaugurazione dell’anno accademico, lei ha insistito sulla vocazione internazionale e sul ruolo euromediterraneo di Unime…

“L’Università ha molti studenti internazionali e anche rispetto al Comune questo è un tema d’interesse. Questi studenti che gravitano nella nostra città usufruiscono di servizi e questo a vantaggio della città. Potenziando il nostro Centro linguistico d’ateneo, noi cercheremo di mettere questi studenti rapidamente nelle condizioni di poter parlare italiano. Proprio la fruibilità dei servizi della città va potenziata”.

L’Università può aiutare una Messina in crisi economica da molti anni?

“Sì, possiamo aiutare la crescita del territorio. In più ritengo che, nella stagione delle grandi opere, non parlo del ponte, possano nascere opportunità d’occupazione per i nostri giovani. Con il potenziamento delle infrastrutture, ci sarà una possibilità in più per i nostri studenti di poter rimanere qui”.

Qual è la sua posizione sul ponte?

“Io credo che un rettore non possa avere una posizione personale. Ecco cosa posso dire: laddove sarà necessario essere parte di un progetto, l’Università metterà in campo tutte le competenze che verranno richieste e che possono essere trasversali. Tutte le risorse e in tanti settori. Non solo Ingegneria ma anche area medica, Giurisprudenza, Economia e così via”.

Dal punto di vista umano, si è pentita di questa scelta? Come sta vivendo questo stravolgimento della sua vita, da ordinaria di Medicina del lavoro a rettrice?

“La ringrazio per questa domanda. Non sono pentita. Mi sento uno strumento al servizio del mondo universitario. Dal punto di vista umano e strettamente personale, però, non avevo messo in conto la difficolà di allontanarmi da una professione che ho molto amato e alla quale posso dedicare oggi un tempo limitato. Quest’anno spero di essere utile agli studenti fuori dalle aule didattiche”.

Come vive le pressioni, accademiche e politiche, interne ed esterne, che inevitabilmente riceverà?

“Le mie scelte sono state fatte in assoluta autonomia. Con la politica, quella che ha incarichi istituzionali, ho un rapporto di rispetto reciproco. Dal punto di vista personale, sto lavorando serenamente. Non ricevo pressioni”.

E con chi non l’ha votata che rapporto ha? Il professore Limosani, suo ex rivale nella corsa a rettore, ha apprezzato pubblicamente i suoi primi passi. E in questo periodo si respira in Unime un clima di maggiore serenità

“La campagna elettorale è finita. Devo portare avanti l’Università con tutta la comunità accademica. Oggi Michele Limosani è il direttore di un Dipartimento (di Economia, n.d.r.). Come tale, siede in Senato accademico ed è un mio interlocutore, nel rispetto dei ruoli e con un apprezzamento per la persona”.

La guerra tra gruppo Navarra e gruppo Cuzzocrea sembra un lontano ricordo, seppure davvero recente. Si tratta di una tregua o potrebbe essere un suo metodo e uno stile quello della pace? Lei, in quanto scelta dal gruppo Cuzzocrea, non è dunque in lotta con il professore Navarra?

“Io non sono in guerra con nessuno. Qualunque docente di quest’Ateneo, che ha progetti da portare avanti, lo farà nell’interesse della crescita collettiva di questa comunità”.

I rapporti con il suo precedessore, Salvatore Cuzzocrea, quali sono? C’è chi la considera o la considerava solo emanazione del precedente rettore…

“Io credo che i termini della questione non siano la continuità o la discontinuità. Ma, semplicemente, l’alveo in cui si crea una candidatura corrisponde a una fase. Ma quando un candidato diventa rettore, con senso di responsabilità e con il background culturale personale, imprime la sua modalità di gestione del governo dell’Ateneo. Non sono condizionata né dall’ex rettore, né da altre pressioni”.

Un sogno da rettrice?

“Che la città si senta sempre più identificata in quest’Università. Che la senta come un’istituzione di riferimento. E che docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo vadano a frequentare questi luoghi di studio e di lavoro nelle migliori condizioni di serenità”.

Questo significa cambiare l’immagine dell’Ateneo, spesso avvolto in clima in cui si mescolano le indagini, gli appalti, il nepotismo…

“In questo chiedo aiuto a voi giornalisti: raccontate le cose belle di quest’Università. Ce ne sono tante, in giro per i Dipartimenti. Noi abbiamo reclutato negli scorsi anni, e la tendenza continua, una significativa parte di docenti che vengono da altri Atenei. Anche ora ci sono bandi in corso, con quota riservata a personale che non ha avuto rapporti di lavoro con l’Università di Messina. Siamo un’Università ricca d’esperienze che provengono anche da altre realtà. E ne sono orgogliosa”.

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Un commento

  1. Messaggi equilibrati e condivisibili. Se posso permettermi un suggerimento: occorre molta più attenzione alla provincia, perchè i giovani e le loro famiglie tendono a rivolgersi sempre più a università come Palermo o Catania, che non hanno nulla di meglio, anzi…

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