Convegno LabDem su immigrazione: l'integrazione è possibile

Convegno LabDem su immigrazione: l’integrazione è possibile

Convegno LabDem su immigrazione: l’integrazione è possibile

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domenica 18 Giugno 2017 - 06:15

Immigrazione, integrazione e cittadinanza: questi i punti cardine del convegno LabDem che si è svolto ieri nella chiesa di Santa Maria Alemanna. Tanti gli interventi volti a sottolineare come, anche grazie a molte esperienze positive registrate, un'accoglienza adeguata posso essere il primo scalino verso l'integrazione e un proficuo scambio culturale.

E’ stato di grande attualità, proprio nei giorni in cui tengono banco le polemiche sullo “ius soli”, il convegno organizzato da LabDem Messina nella chiesa di Santa Maria Alemanna dal titolo: “Immigrazione e cittadinanza. Dal riconoscimento dei diritti alla costruzione di uno spazio legale”.

Ad introdurre e moderare i lavori, Fabrizio Calorenni di LabDem Messina, che si è soffermato sul concetto di asilo con particolare attenzione ai minori di 14 anni che possono essere affidati in virtù dei valori condivisi e dei princìpi di cittadinanza. Calorenni ha definito lo Ius Soli (che dà il diritto a chi nasce in Italia di diventarne parte integrante come cittadino), come aspetto fondamentale della cittadinanza ai figli degli immigrati che hanno compiuto i 12 anni di età. E sono circa un milione le persone attualmente in attesa in tutto il Paese. Discorso ribadito dall'europarlamentare Gianni Pittella che da Bruxelles ha inviato un video-messaggio dedicato, proprio per l'occasione, a questo convegno.

A seguire Tina Zaccato, sociologa e mediatrice culturale calabrese ha espresso, anche attraverso la sua esperienza, i concetti di modello culturale a confronto, attraverso la costruzione della cittadinanza e del Ius soli come patrimonio genetico, già in possesso dei richiedenti asilo. Per questo sono importanti, a parere della relatrice, gli SPRAR (Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati), “Spesso considerati – a detta della Zaccato – con un termine xenofobo: dei contenitori. Ma così non è perché di fatto, si tratta di un secondo step per l'integrazione. Contatti tra culture e linguaggi diversi: chi conosce l'inglese è riuscito ad esempio a fare da interprete tra i richiedenti asilo che parlano la lingua “mandinga” e gli operatori che non riuscivano a comunicare con loro”. La sociologa ha precisato che è bene non confondere il terrorismo con la migrazione, o alimentare allarmismi ed intolleranza. Bisogna soprattutto puntare, per i minori non accompagnati, alle figure dei tutori davanti al Tribunale dei minori.

La messinese Dinah Caminiti, che da 5 anni si occupa della tutela di minori non accompagnati e presidentessa dell'associazione Eimi (dal greco “io sono”), ha spiegato, cifre alla mano, che in questo momento risultano dispersi e non si hanno più notizie nel Paese, di ben 6135 minorenni. Bambini e ragazzi, come svaniti nel nulla, dei quali non si conosce più la loro presenza sul territorio. Ha poi ricordato l'esperienza vissuta a Lampedusa dove sono morti in un solo naufragio 366 migranti dei quali 40 bambini senza un nome da poter scrivere sulle loro piccole bare bianche.

Attraverso l'affido immediato ed i luoghi protetti e grazie al D26- Centro di affido distrettuale di Messina – sostiene la Caminiti – possiamo dare credito ai sogni di questi migranti, come già è stato fatto anche con l'aiuto di imprenditori locali, come ad esempio Davide Liotta, che con la sua associazione Arb ha consentito di svolgere stage, come quello teatrale che ha visto dare una speranza ad una ragazza migrante di nome Esusa, poi chiamata a far parte di una compagnia teatrale che l'ha ingaggiata”.

Piccole speranze dunque, ma grandi possibilità per chi ha visto l'inferno nella propria terra d'origine. Ed è convito di ciò, anche Pietro di Pietro, responsabile dello Sprar di Rodì Milici, che sostiene che questi luoghi, possono diventare attraverso l'accordo tra il Ministero dell'Interno e l'Anci, un'alternativa all'emergenza permanente. “Ci sono già 640 progetti per un totale di 26.838 posti finanziati – puntualizza Di Pietro – dove ci sono figure professionali come sociologi e mediatori culturali giovani e sicuramente con una più elastica e aperta mentalità, che riescono così anche ad inserirsi nel mondo del lavoro e del volontariato attivo. Anche così i richiedenti asilo ed i migranti possono sentirsi “presi in carico” venendo valutati per le loro competenze ed inseriti in una rete che cerca di immetterli in un contesto lavorativo attraverso stage retribuiti ed essere assunti anche a tempo indeterminato, come nel caso di un ragazzo simbolo, Charles, che è riuscito grazie allo Sprar di Rodì Milici a diventare autonomo e indipendente e ad avere anche una casa dove vivere”.

Ha chiuso il convegno Carmen Moliterno, di Lab Dem Piana di Gioia Tauro che ha raccontato del “modello Riace” da emulare per le positive risposte ottenute sul territorio. Un modello prima umano e poi politico, diventato spunto per una cittadinanza globale. L'accoglienza come dovere, in una Riace che rischiava lo spopolamento e che ora grazie all'accoglienza ai migranti, è riuscita anche a far rinvenire l'economia locale.

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