Accordo-bluff Crocetta-Renzi: per 500 milioni di euro svenduta la Sicilia e cancellata l’autonomia

Nel 70esimo anniversario dello Statuto Speciale il governo Crocetta ha svenduto l’isola. Nello spegnere le candeline dell’anniversario ha spento quel barlume di Autonomia che era rimasta. Il regalo di compleanno invece che farlo alla Sicilia lo ha fatto a Renzi, consegnando il nostro futuro. Il tutto senza interpellare l’Ars, ma seguendo i dettami del “commissario ad acta”, l’assessore regionale Pd Alessandro Baccei, mandato da Renzi sotto l’occhio vigile di Faraone, per consegnare l’isola mani e piedi. In 70 anni i veri nemici dello Statuto speciale sono stati i nostri politici che hanno vanificato qualsiasi velleità di Autonomia barattando briciole in cambio di privilegi personali. Ma l’accordo siglato tra il presidente Crocetta e Renzi è l’equivalente dei saldi di luglio e della contestuale accensione di un mutuo decennale.

Insomma la Sicilia data in dote a Renzi. L’accordo è stato annunciato da Crocetta e Baccei come un momento storico, ed a ben guardare lo è, perché resterà nella storia dei nostri figli e nipoti. L’intesa siglata a Palazzo Chigi sblocca 500 milioni necessari per uscire dall’apnea ma il prezzo da pagare è salatissimo.

In cambio dei soldi la Sicilia si è impegnata a rinunciare a tutti i contenziosi con lo Stato davanti alla Corte Costituzionale in materia di finanza pubblica, compresi quelli vinti o che stiamo per vincere.

Entro il 30 settembre la Sicilia dovrà “ritirare tutti i ricorsi in materia di finanza pubblica promossi prima del 31 dicembre 2015 nei confronti dello Stato innanzi alle diverse giurisdizioni e relativi alle impugnative di leggi o di atti consequenziali”.

Un ritiro di dimensioni bibliche perché riguarda anche le “impugnative di legge”in barba all’Autonomia. Il cappio ha valore retroattivo: riguarda “gli effetti finanziari delle sentenze in materia di finanza pubblica decise dalle diverse giurisdizioni anche nel periodo intercorrente fra la stipula del precedente accordo fra lo Stato e la Regione siciliana, firmato il 9 giugno 2014, e la data di stipula del presente accordo”.

Quindi in cambio di 500 milioni rinunciamo anche ai soldi per ricorsi vinti dopo il 2014, quindi a somme che ci spettano. Dalla scorsa settimana qualsiasi somma la Corte Costituzionale o altra giurisdizione riterrà sia nostro diritto, di fatto diventa zero euro, come se finora la Sicilia avesse scherzato.

Ma non basta. In alcuni settori, dovremo adeguare senza neanche discutere la nostra normativa a quella nazionale. E’ il caso della famosa riforma delle Province, costata ai siciliani 3 anni di polemiche. Abbiamo discusso invano. La Delrio deve essere recepita integralmente. Insomma, senza bisogno dell’esito del referendum d’ottobre la Sicilia è diventata a Statuto ordinario e si è auto consegnata senza combattere. Va da sé che dopo l’abolizione del Commissario dello Stato è stato un continuo stillicidio di impugnative alle leggi varate dell’Ars e che ha visto il governo recepirle rinunciando al ricorso alla Consulta, quale ultimo spicchio di Autonomia. Peraltro da oggi in poi sarebbe anche inutile ricorrere alla Corte Costituzionale perché ci siamo auto castrati. L’Ars diventerà un mero organo ratificatore.

Infine i 500 milioni non sono gratis: sono un prestito, che dovremo restituire bagnato di lacrime e sangue. Il trasferimento è subordinato ad una serie di imposizioni che se non saranno rispettate comporteranno multe salate.

La Sicilia si è impegnata ad un saldo attivo nel 2016 con risparmio di 220 milioni di euro, cifra che l’anno prossimo raddoppia a 577 milioni. Tra il 2017 e il 2020 dovremo ridurre la spesa in misura non inferiore al 3 per cento per ciascun anno rispetto all'anno precedente. Se non lo facciamo l’Agenzia delle entrate tratterrà il corrispettivo importo dello sforamento a valere sulle somme a qualsiasi titolo spettanti alla Regione.

“Crocetta sarebbe capace di vendere cento cappotti di lana a Ferragosto. Riesce a trasformare in un successo quella che è una sciagura- ha dichiarato Nello Musumeci- Crocetta ha il dovere di venire in Aula e dire con quali poteri ha svenduto la dignità dell’Istituzione al tavolo del predatore Renzi ”. In Forza Italia c’è chi come Savona parla di “alto tradimento nei confronti del Popolo siciliano”, mentre l’europarlamentare Salvo Pogliese rincara:“è la più classica delle estorsioni: il pagamento di un riscatto da parte di chi ha subito un furto per riottenere ciò che è stato rubato. Crocetta ha svenduto l’autonomia ed ha condannato i siciliani a subire pesantissimi tagli in tutti i settori pari a 500 milioni ogni anno.”.

Ma che Renzi consideri la Sicilia un’appendice del suo governo lo si è visto spesso, con diversi “ingressi a gamba tesa” o con le impugnative, i commissariamenti su ambiente e rifiuti, il dosaggio dei contributi con il sistema della carota e del bastone.

Mentre il Pd renziano scarta la Sicilia-regalo il M5S spiega che in realtà si tratta di un mutuo da rimborsare con gli interessi facendo riferimento alla relazione sulla legge di stabilità 2015 realizzata da Senato e Camera: “Il comma 689 delle legge 208/2015, infatti, prevede che il contributo attribuito alla Regione siciliana sia restituito con accantonamenti crescenti di 9,9 milioni per il 2016, 14,8 milioni per il 2017, 18,2 milioni per il 2018 e 21,2 milioni di euro a decorrere dal 2019. Quella che il governo Crocetta, Faraone e il Pd hanno spacciato per una grande vittoria – dice il deputato Giancarlo Cancelleri – è l’ennesimo bluff. Una quota parte sarà da restituire con gli interessi. La concessione di gran parte della restante porzione, 500 milioni circa, invece, è subordinata a una serie di prescrizioni e di politiche lacrime e sangue”.

Gli fanno eco i deputati Francesco Cappello e Sergio Tancredi: “I siciliani sono la merce di scambio per la sopravvivenza di questo governo regionale. Si congelano le entrate della Sicilia ad un livello che ne garantisce la mera sopravvivenza, senza possibilità di recupero del gap economico pluriennale imposto dallo Stato con la compiacenza della politica siciliana”.

Siamo tornati indietro nel tempo ad una politica che abitua i siciliani a tenere bassa la testa e ci lascia nella miseria. Verrebbe voglia di andare a rileggere i proclami elettorali del 2012, quando tutti parlavano di autonomia impositiva, di recupero delle accise, di obbligo per le industrie ed imprese del nord con stabilimenti nell’isola di pagare le tasse qui.

Con quest’accordo rinunciamo ai nostri soldi in cambio di quelle briciole che faranno arrivare maggioranza e governo alle elezioni regionali del 2017.

Rosaria Brancato