Un modello “insostenibile” di sviluppo green per Milazzo e la Valle del Mela

Un modello “insostenibile” di sviluppo green per Milazzo e la Valle del Mela

Giovanni Passalacqua

Un modello “insostenibile” di sviluppo green per Milazzo e la Valle del Mela

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sabato 15 Novembre 2014 - 00:38

E' questo l'obiettivo del convegno promosso dalle associazioni “Rita Atria” e “Zero Waste Sicilia”. Presente il presidente della Commissione Ambiente Trizzino: “Raffinazione e trivellazioni sono i piani futuri dei nostri governi”

“Non si può parlare in maniera superficiale di temi come l’inquinamento industriale e le possibili prospettive. Lo scopo di questo convegno è diffondere la cultura dell’industria sostenibile e del riciclo di ogni tipo di rifiuti, cercando di capire perché conviene, e di proporre modelli alternativi di sviluppo”. Così Nadia Furnari, membro del direttivo nazionale dell’associazione antimafie “Rita Atria”, spiega l’iniziativa “Milazzo – Valle del Mela: un’idea INSOSTENIBILE di sviluppo”, organizzata il 13 novembre al Paladiana di Milazzo, in collaborazione con Zero Waste Sicilia. A descrivere i temi in questione Beniamino Ginatempo, presidente di Zero Waste, il giornalista Antonio Mazzeo e l’autore di alcune inchieste sulla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, Carmelo Catania. É intervenuto anche il presidente della Commissione Ambiente dell’Ars, Giampiero Trizzino.

La sostenibilità, il recupero della materia e l’assurdità dell’incenerimento sono stati i temi trattati da Beniamino Ginatempo. I rifiuti sarebbero una distorsione delle leggi della fisica, causata dalla corsa dell’uomo al profitto; e il CSS, in questo contesto, appare quasi un paradosso visto che è un combustibile, ricavato da rifiuti, che produce ancora più inquinamento dei classici combustibili fossili, oltre a essere decisamente meno efficace nella produzione energetica. Per questi motivi il presidente di Zero Waste non vede alcun orizzonte a lungo termine per la centrale Edipower, e si schiera apertamente contro i limiti imposti allo sviluppo del territorio dalla raffineria; sarebbe il riuso e riciclo dei rifiuti, secondo uno studio americano, il mezzo più efficace per produrre ricchezza e posti di lavoro, anche rinunciando al polo industriale della Valle del Mela.

Antonio Mazzeo, giornalista indipendente, si è invece concentrato sull’insostenibilità della raffinazione in Europa. Mazzeo cita molti dati ufficiali, che testimoniano il trend negativo della raffinazione europea, in stato di sottoproduzione e priva di competitività rispetto alle nuove potenze energetiche emergenti, in particolare in Asia – paesi sauditi, Cina, India per citarne alcuni. Inoltre, la raffinazione vive di asset geopolitici strategici, estremamente volatili e spesso direttamente connessi a guerre per il controllo di risorse sempre più scarse. Ancora, è sotto gli occhi di tutti il nuovo vigore della produzione di greggio e suoi ricavati negli Stati Uniti e in Canada, ragion per cui il mercato sta lentamente abbandonando il Mediterraneo.
Eppure la RAM, a giudicare dai piani di sostenibilità, sembra un’azienda in salute, intenzionata a restare ancora a lungo sul territorio. Secondo Mazzeo, si tratterebbe di una scelta strategica dei proprietari della fabbrica, Eni e Q8, sia per continuare a esercitare pressioni istituzionali con lo scopo di rivedere alcune direttive in materia di sicurezza degli impianti ed emissioni, sia per sfruttare l’abbandono di altri concorrenti, che ha reso disponibili centinaia di stazioni di servizio. “Non possiamo aspettarci un comportamento responsabile da aziende coinvolte in ogni genere di affari, più o meno legali, in ogni parte del mondo. Si tratta di una visione ingenua, un compromesso irrealizzabile” conclude Mazzeo.

A Carmelo Catania è toccato il compito di descrivere a che punto sono le bonifiche nella Valle e se ci sono evoluzioni dal punto di vista sanitario. Catania ha parlato della esasperante tempistica legata alla redazione di un piano di bonifiche, e di come lo Stato abbia messo a disposizione, dal 2003 ad oggi, soltanto 1,9 mld dei 30 che servirebbero per bonificare l’intero territorio nazionale. I 4,5 milioni destinati a Milazzo sono andati in perequazione, e andranno nuovamente sbloccati. Gli studi sulle incidenze dei metalli pesanti e dei tumori nella Valle sono ormai famosi, dallo studio SENTIERI, che descrive l’aumento di tumori e ricoveri per patologie al sistema urinario e alla tiroide, agli studi indipendenti che hanno rivelato la presenza di cadmio nelle urine di bambini e adolescenti del comprensorio.

Giampiero Trizzino, presidente della IV Commissione dell’Ars, in quota M5S, ha avuto il compito di spiegare la situazione politica. Emerge il ritardo dell’isola nel rispettare l’obiettivo del 17% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020 – siamo appena al 10% -, e le nuove imposizioni del decreto Sblocca Italia, che abbandonano gli incentivi alle rinnovabili per spostarli sul rilancio dei combustibili fossili. Specchio di questa situazione sarebbe il protocollo d’intesa tra Crocetta ed Eni, siglato il 6 novembre dal solo presidente della regione, che prevede il rilancio della raffineria di Gela convertendo una parte degli impianti a green diesel, ma con la possibilità di esercitare liberamente la propria attività di ricerca, estrazione e lavorazione del greggio sia on-shore (a terra), sia off-shore (in mare). “È la libertà di trivellare e inquinare, nonostante la mozione, approvata all’unanimità persino dal PD, che al momento vincola il governo regionale all’obbligo di non concedere permessi di trivellazione, visti i pericoli emersi da più studi scientifici in relazione alla possibilità di terremoti causati da questo tipo di attività. Una situazione al limite della decenza” conclude Trizzino.

In conclusione, i ragazzi del nuovo gruppo No RAM-CSS hanno animato il dibattito, introducendo elementi di vita quotidiana in un discorso che, fino ad allora, si era mantenuto decisamente teorico. Le proposte degli intervenuti si sono focalizzate, senza entrare nello specifico, sulla necessità di rilanciare il turismo e il riciclo per sostituire completamente l’attuale struttura industriale con una nuova cultura industriale, basata sulla green economy e sulla valorizzazione del territorio. Resta il dubbio sulle modalità con cui questi propositi possono essere effettivamente realizzati, e su come sarà indirizzata la fase di transizione che, presto o tardi, la dismissione del polo industriale ci costringerà ad affrontare.

Giovanni Passalacqua

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