Antimafia a Messina, magistratura chiede rinforzi

Antimafia a Messina, magistratura chiede rinforzi

Alessandra Serio

Antimafia a Messina, magistratura chiede rinforzi

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venerdì 21 Aprile 2023 - 07:20

La Commissione regionale antimafia boccia la riforma degli appalti e lavora alla revisione delle norme sullo scioglimento. I procuratori chiedono risorse

MESSINA – Gli organici dei giudici scoperti, le poltrone di vertice del distretto ancora da nominare, l’atavica carenza di risorse, umane e strumentali, in tutti gli uffici, dalle cancellerie agli amministrativi. Eppure la mafia messinese rimane una mafia forte, assolutamente in grado di sottrarre risorse importanti all’economia legale, come dimostrato dalle inchieste su ecomafie e infiltrazioni negli appalti. Ma soprattutto in grado di tornare centrale, come è avvenuto negli ultimi anni, nei traffici di droga, che sta invadendo il nostro territorio in maniera sempre più allarmante. Una lotta per cui servono risorse.

Sono stati questi i temi al centro del confronto tra i vertici del distretto giudiziario messinese e la Commissione regionale antimafia, ieri mattina in Prefettura per il consueto giro di audizioni locali. Previsti in scaletta gli interventi del procuratore generale facente funzioni Maurizio Salomone, della reggente della Dda Rosa Raffa, accompagnati dagli aggiunti Vito Di Giorgio e Liliana Todaro. I magistrati hanno reso un quadro di quella che è la geografia criminale messinese e di quali sono le principali indagini aperte.

E hanno sottolineato il fatto che da molti mesi sono scoperti i ruoli apicali: Messina non ha ancora un nuovo procuratore capo, un procuratore generale, un presidente di Corte d’Appello e non è ancora stato nominato il procuratore capo di una procura chiave come è quella di Barcellona.

Non c’è stata necessità, alla fine delle audizioni dei magistrati, di secretare parte delle loro dichiarazioni.

La mafia imprenditrice

“Emerge nel messinese un sistema criminale forte, dove il traffico di stupefacenti costituisce una minaccia seria, soprattutto per i ragazzini, con rischi notevoli per la sicurezza pubblica – ha detto il presidente della Commissione Antonello Cracolici dopo aver ascoltato forze dell’Ordine e magistratura – Questa è la provincia dove si è verificato il caso dei contributi per l’agricoltura Agea, in questo territorio c’è stato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose di tre comuni, l’ultimo nella zona Jonica”.

Lo scioglimento dei Comuni

Focus sulle infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni, quindi, partendo proprio dall’ultimo caso di scioglimento, quello di Mojo Alcantara: “Certo, se gli amministratori sono parenti di boss mafiosi, è evidente che c’è un tentativo da parte di alcune famiglie di sostituirsi agli amministratori pubblici nella gestione, cosa che dobbiamo impedire. Aspettiamo l’istituzione della commissione nazionale antimafia per interloquire su alcuni aspetti della legge sullo scioglimento dei comuni, che prima o poi andranno affrontati”.

Allargare la normativa

L’obiettivo è l’allargamento della normativa anche alle strutture non politiche. “Finora la legge ci consente di sciogliere soltanto gli organi politici, ma spesso ci accorgiamo che anche se rimuoviamo le cariche elettive, la criminalità infiltra gli uffici amministrativi. Certo, non possiamo licenziare i dipendenti, ma un sistema di mobilità interprovinciale, per esempio, consentirebbe un intervento più efficace.”

Legge sugli appalti “criminogena”

Le altre emergenze, sottolineate dalla Commissione, riguardano la lotta ai rischi di accaparramento criminale dei fondi Pnrr. Su questo punto Cracolici è stato ancora più diretto. La nuova legge sugli appalti non gli piace, perché mette appalti troppo grossi nelle mani di uno solo. “La considero criminogena. Temo che ci potrà essere il rischio che gli amministratori salgano e scendano dai palazzi di giustizia o che ricevano quotidianamente buste con proiettili per non essersi piegati ai voleri di chi intende intimidire la vita amministrativa ed economica. Se prima per non piegarsi alla corruttela i sindaci potevano contare sulla necessità di dover mettere a bando i lavori più grossi, adesso non hanno questa tutela. Per questo dobbiamo agire con protocolli di legalità per sostenere chi rischia di rimanere solo in questa
battaglia”.

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