“Antropolaroid”: memorabili istantanee di una Sicilia autentica

“Antropolaroid”: memorabili istantanee di una Sicilia autentica

Tosi Siragusa

“Antropolaroid”: memorabili istantanee di una Sicilia autentica

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mercoledì 16 Agosto 2023 - 16:55

Lo spettacolo scritto e interpretato da un magnifico Tindaro Granata a Tindari

TINDARI – Nel Parco Archeologico di Tindari la Rassegna “Tradizioni” ha avuto il suo apice nella serata del 13 agosto con una stupefacente rappresentazione con Tindaro Granata, impreziosita nel’incipit e alla fine dall’ancestrale suono della zampogna del maestro Stefano, che è altresì costruttore dello strumento in parola. Il gruppo “Scrusciu” e l’associazione culturale “Sidoti” hanno anche reso pregevole contributo e, introdotti dall’artista, direttore della kermesse, hanno messo il focus sul sacrificio, l’impegno, la dedizione, con connesse rinunce che l’andar via dai propri territori comporta, per ritornare e restituire alla propria terra il bagaglio formativo e culturale messo insieme.

Proprio Tindaro Granata ne è esemplare riferimento, unitamente ai premiati alla memoria Enza Mondello e Nuccio Gugliotta, a mezzo i rispettivi discendenti, all’avvocata Francesca Isgrò (della quale sono state evidenziate l’alta qualità professionale e la gentilezza) e al dottor Carmelo Magistro, uno dei primari più giovani d’Italia, che, oltre ad essere un luminare, rende assistenza in zone disagiate attraverso l’Ass. di volontariato “Libera” Onlus. Silvia Mollica, figlia del compianto Massimo, ne ha fatto rimembranza con profonda commozione: un artista dalla lunga e fortunata carriera, meritorio per la passione e la ricerca e costituzione di spazi teatrali  (Ridottissimo, Pirandello, S. Carlino, Teatro di Campagna, oltre che propulsore, anche con impegno economico, del Teatro nell’Area Archeologica di Tindari  “Ove le pietre raccontano di lui”), facendo rilevare che rinunciò a certezze consolidate – era bancario e Pres. Azienda Soggiorno e Turismo di Messina – per vivere il palcoscenico.

Fra i premianti, oltre l’Ass. alla Cultura pattese, il vice Direttore Artistico della Rassegna “Tradizioni”, Stefano Molica e Valentina Martino, Pres. della Commissione Cultura del Comune de quo.

È stata altresì presentata la seconda edizione della Rassegna “Misteri d’Italia” che avrà luogo nel mese di ottobre, alla presenza di personalità del calibro di Luigi De Magistris, Lirio Abate, Sebastiano Ardita, Umberto Ambrosoli, l’Avv, Sgro etc.

Spazio, dopo la premiazione – assolutamente in linea con la performance di scena – alla versatilità dell’Artista Tindaro Granata, con questo incredibile spettacolo portato in tournee dal 2011 in tutto il Paese circa 400 volte, con esiti sempre lodevoli.

La “mise en espace” può definirsi un antico cunto siciliano trasformato, la storia della sua famiglia che si interseca con quella della Sicilia. Prima, però, un veloce ringraziamento a Giovanni e Claudia Privitera, figli giovanissimi di Pino (che si rese disponibile per insegnare l’utilizzo delle luci di scena negli spettacoli presso il carcere), la cui opera è dunque in prosecuzione, essendo risultati gli eredi aggiudicatari della resa del servizio di service per gli spettacoli nei teatri antichi siciliani.

E poi… il caleidoscopio dei personaggi, interpretati tutti attraverso il tocco magico di un T. Granata, irriconoscibile nelle differenti trasfigurazioni, che si è avvalso della mimica espressiva, della gestualità e di un indumento, messo, acconciato e dismesso alla bisogna, “tout court”. Non ci sono stati elementi scenici, non necessari data la maestria dell’Artista, la sua magistrale poliedricità e la capacità di ricreare ambientazioni dal “nulla”. L’uso della parola, fondamentale per la messa a punto dei personaggi identitari, quelli della sua memoria, che costituiscono le sue radici e la sua attuale essenza, con mutamenti di registro secondo la caratterizzazione degli avi, cogliendone i tratti fondamentali, l’interpretazione di figure femminili e infantili con sorprendente abilità hanno costituito fulgido banco di prova per un validissimo rappresentante del nostro territorio, che ne ha portato (e ne porta) alto il nome, mirando sempre a ricreare la magia da trasmettere alle nuove generazioni, perpetuando l’eredità immateriale delle proprie ascendenze germinata dalla narrazione orale dinanzi ad un braciere d’epoca.

Portatore di esperienze, allora, Tindaro Granata….questa è l’essenza del suo teatro, che si è avvalso della lunga collaborazione con un mostro sacro del calibro di Massimo Ranieri con inevitabile onerosa gavetta, incluso il suo prestarsi anche a lavori umili perché l’importante è provare e riprovare, mettersi comunque in gioco, e non riuscire o non riuscire.

Al termine della performance, che ha strappato lunghi e ripetuti applausi a scena aperta, ovazione conclusiva degli astanti, che hanno riempito il Teatro Antico dalla platea alle gradinate, mostrando vera affezione verso quel figlio tindaritano, divenuto rappresentativo della possibilità di vivere la vita che si è scelta, quella giusta per noi, promuovendo i propri valori in via diuturna e indefessa.

Mentre il pubblico stava iniziando a defluire, questa trasfigurazione d’eccellenza rimaneva impressa nelle nostre menti, nutriva le nostre anime rendendo indimenticabili e figure ripercorse, a cominciare dal bisnonno Francesco Granata (morto suicida per impiccagione a causa dell’improvvida diagnosi di cancro allo stomaco, che lo avrebbe candidato a mille sofferenze, da parte di un viscido “duttureddu”) passando per la bisnonna Concetta Gatani, leggendaria per i suoi sputi al “tabuto” del defunto; e poi il nonno Tindaro Granata, in primis pescatore, poi costretto a cercare altri lavori in campagna, che, nelle more di ritrovarli, giocava a carte e non accettava il servizio in fabbrica. Ecco poi la nonna, Maria Rosa Casella, incinta, ritenuta in paese “Buttana” perché parlava in Italiano; si è ancora rievocata la “Notte nera” con Don Tano Badalamenti, Peppino “Sciancatu”, Giovanni “Sdentatu”. Nonna Maria, “antica” riesumava quanto si rideva durante la giovinezza, quando si ballava il valzer che aveva imparato con l’aiuto della esilarante zia Peppina, che non parlava più bene essendo caduta da un albero di limoni ma riusciva ad esprimersi attraverso il ballo pur con un piede offeso.

Anche zio “Asparino” è rievocato, al quale l’angelo nero (la meningite in realtà) “aveva mangiato” il pensiero. L’altro bisnonno del ramo materno, era tal Antonino Casella, e nonna Maria Rosa venne ben istruita, portata al Teatro V.E. di Messina per la Traviata, e quello fu il luogo del fatidico incontro con nonno Tindaro Granata. Maria Rosa era osteggiata dal padre, che avrebbe voluto maritarla all’ufficiale Antonino Casella o mandarla in clausura a Palermo. Gina Mella, seconda moglie del bisnonno che era stata una prostituta, riuscì a dare ausilio a Maria Rosa, la figliastra, che in tal guisa riuscì a sposare l’amato Tindaro. Teodoro Granata, padre del nostro Tindaro, portava il camion in Svizzera e lavorava quale fabbro…era sposato con Maria Rosa Cardella. Si è rievocato il rimedio antico “da Nanna vecchia” quella preghiera antica, volta a proteggere, che faceva riferimento alla vita fatta di bellezza, fortuna e sofferenza, che nei tempi “novi” è divenuta solo dolore, e non più intesa come prima, quale fatica per superare il dolore stesso.

Si è giunti infine al protagonista, che, dalla bisnonna ancora viva, riceve l’insegnamento che “le maestre sono buttane, e i politici….figli di maestra”.

Il Nostro vuole fare l’attore a Roma e rifiuta l’aiuto della leggendaria e cupa figura di Badalamenti…decidendo di vivere a suo modo: invita così il mafioso a ballare, come aveva visto fare alla nonna Maria Rosa e al nonno suo omonimo, la Regina e il Re del ballo.

Questa è la storia del riscatto di una terra, perché se anche uno solo può farcela (e ci prova soprattutto) sarà di peculiare esempio per tutti.

Una meravigliosa prova attoriale, costruita con sapienza dello script e auto diretta da un magistrale artista.

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