Il 25 all'Immacolata il pranzo con i poveri della Comunità di Sant'Egidio

Il 25 all’Immacolata il pranzo con i poveri della Comunità di Sant’Egidio

Il 25 all’Immacolata il pranzo con i poveri della Comunità di Sant’Egidio

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mercoledì 20 Dicembre 2017 - 05:51

Anche quest'anno si rinnova la tradizione nella chiesa che si trasformerà una bella casa per quanti non hanno un tetto ed un calore nel giorno della festa. L'appello della Comunità: chi può dia un contributo

Era il 25 dicembre del 1982 quando a Roma, alla tavola della festa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, furono accolti anche 20 invitati “speciali”: anziani rimasti soli e alcune persone senza fissa dimora. Fu quello il primo pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio. Una tradizione che si rinnova ogni anno in tutta Italia. Quella tavola si allargata e da Trastevere ha raggiunto ogni angolo del mondo nel quale la Comunità di Sant’Egidio è presente.

A Messina il pranzo con i poveri sarà il 25 alla Chiesa dell’Immacolata Sono passati 35 anni da quel primo pranzo: da allora la tavola si è allargata di anno in anno e da Trastevere ha raggiunto tante parti del mondo, dovunque la Comunità è presente.

Perché proprio a Natale la Comunità vuole ritrovarsi con i poveri attorno alla tavola della festa?

La Comunità è una famiglia raccolta dal Vangelo. Per questo a Natale, quando in tutto il mondo le famiglie si riuniscono attorno alla tavola, la comunità fa festa con i poveri, che sono i nostri parenti e i nostri amici. San Francesco diceva del Natale che era la “festa delle feste”, cioè che doveva abbracciare tutti, nessuno escluso. Tommaso da Celano racconta che “Francesco voleva che in questo giorno i mendicanti fossero saziati dai ricchi e che i buoi e gli asini ricevessero una razione di cibo e di fieno più abbondante del solito.”
A Greccio, il paese del Lazio dove aveva preparato per la prima volta il presepe, san Francesco si presentò al pasto dei frati che banchettavano, vestito come un povero, proprio per ricordare loro che tutti debbono partecipare alla festa, particolarmente chi è povero. A Natale, in tutto il mondo, le famiglie si riuniscono, comprano regali da scambiarsi sotto l’albero, apparecchiano la tavola per la festa: per chi non ha nessuno, questa festa – più di tutte le altre – diviene un giorno veramente triste. Per questo la Comunità desidera, proprio in questo giorno in cui Gesù nasce povero per la salvezza del mondo, ritrovarsi insieme come una grande famiglia, dove tutti si possano sentire a casa loro: è l’immagine più bella, che spiega in modo eloquente il suo modo particolare di stare tra la gente, soprattutto con chi è più povero.

Chi sono gli amici che partecipano a questa festa delle feste?

Sono soprattutto persone che vivono nella strada: i nostri amici senza dimora, profughi senza tetto, i bambini di periferia. Ma anche mendicanti, stranieri, e ancora zingari, anziani soli, malati psichici, carcerati di tante parti del mondo. Accanto ai poveri si raccoglie anche tanta gente comune alla ricerca di un senso vero del Natale, diventato spesso solo un rito vuoto, che chiede di dare una mano, aiuta a preparare, a raccogliere ciò che è necessario o a servire il pranzo. Età diverse ma anche lingue, tradizioni, religioni diverse: non solo cristiani ma anche ebrei e musulmani: un grande popolo senza confini, quello che è oggi la Comunità nel mondo, e che in questa festa vive una profonda sintonia.

Dove si fa la festa?

In ogni luogo soprattutto dove c’è dolore. Nelle chiese dove la famiglia umana si riunisce, ma anche negli istituti per anziani, per bambini, per persone con disabilità, nelle carceri, negli ospedali, perfino nelle strade. Perché il senso è proprio portare la festa anche negli angoli più bui, più freddi, più sperduti e dimenticati. La festa arriva dappertutto: si può, anzi si vuole, fare festa nei tanti luoghi tristi, di dolore del mondo: è per questo che la Comunità vuole festeggiare il Natale anche in strada, in carcere, negli istituti, dove vivono tante persone sole: bambini, anziani, malati, negli ospedali o nei lebbrosari, dove almeno per un giorno si può dimenticare il peso della malattia e della solitudine.

E’ l’esperienza delle tante cene nella strada la notte di Natale con chi non ha casa. Nelle città fredde del Nord, da Mosca a Barcellona, dove tra le luci e le insegne luminose, tanti poveri restano soli, o nelle città povere del Sud del mondo. Anche lì il cibo, un regalo semplice, un piccolo presepe, l’alberello di Natale, la musica, ma soprattutto l’amicizia, la gioia, l’attenzione ad ognuno, sono gli “ingredienti” di una festa bella perché piena di amore per chi soffre.

Il miracolo di Natale

Il Natale è un po’ un miracolo: è il miracolo dei volti sorridenti di tante persone oppresse dalla fatica della vita, è il miracolo di scoprirsi utili di tanti a cui non manca nulla, ma che hanno perso il senso profondo della festa. Ma è anche il miracolo di risorse che sembrano non esserci e che invece si possono mobilitare, coinvolgendo attorno al Natale chiunque voglia fare qualcosa, anche un piccolo gesto per gli altri, almeno una volta l’anno. Il giorno di Natale siamo gli uni accanto agli altri, un’unica famiglia e la cosa bella del pranzo è che ci si confonde insieme tanto che non si capisce chi serve e chi viene servito, e in quel giorno tanti si uniscono a noi vengono ad aiutare e a passare un natale straordinario, insieme comprendiamo ancora di più le parole evangeliche che: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” e in questo tempo di crisi, partecipando al pranzo, tutti capiamo maggiormente come dalla crisi si esce solo se la si combatte assieme.

La Chiesa dove viene fatto il Pranzo di Natale diventa una casa bella per tanti che non hanno una casa, ma anche per tanti che la casa ce l’hanno, la chiesa è la capanna di Betlemme, una bellissima capanna dove la famiglia umana la famiglia del Signore trova il suo posto e se è vero che nella città non c’è un posto per i poveri noi dimostriamo che nelle nostre città i poveri hanno un posto.

"Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".
(Luca 14,12-14)

Un commento

  1. Hombre de barro 20 Dicembre 2017 10:18

    Eppure il Signor Sindaco lo sfrutfa come red carpet per farsi i selfies con i suoi amici immigrati…pranza insieme a loro (a sbafo) ma sta ben attento a non avvicinarsi ai tavoli dei Messinesi bisognosi. Per noi poveri Messinesi non c’è né solidarietà né aiuti…togliendo quell aborto della casa di vincenzo, che solo grazie a padre Pati è ancora aperta. Ci pranzo da anni, sono italiano e da anni malvivo in una roulotte al centro della città, ma sono invisibile.

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