La chiusura della Casa di Vincenzo crea scalpore e attenzione. Gli interrogativi di Daniela Faranda

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La chiusura della Casa di Vincenzo crea scalpore e attenzione. Gli interrogativi di Daniela Faranda

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martedì 24 Novembre 2015 - 16:42

La notizia della chiusura temporanea della Casa di Vincenzo continua a far discutere, nonostante le rassicurazioni fornite dall'assessore Nina Santisi. Al momento il servizio continua presso l'Istituto Collereale ma la consigliera Daniela Faranda pone precisi interrogativi sullo schema di convenzione che regola i rapporti tra Comune ed ente gestore e sul rispetto degli impegni da parte di Palazzo Zanca.

Dallo scorso 6 novembre Casa di Vincenzo ha chiuso per motivi igienico-sanitari. La presenza di zecche, pulci e topi e tre interventi di disinfestazione che non avevano sortito effetto hanno costretto padre Francesco Pati, rappresentante della coop S. Maria della Strada che gestisce la struttura, a chiudere battenti. L’assessore Nina Santisi ha precisato che si tratterà di una chiusura temporanea, in attesa che si mettano a punto alcuni interventi di sistemazione della casa alloggio allestita in una parte dei locali degli ex Magazzini generali. Interventi che ha fortemente chiesto in queste settimane soprattutto padre Pati che, già nella nota dello scorso 6 novembre in cui comunicava la necessità di chiudere, chiedeva al Comune l’urgente attivazione di un tavolo per programmare soluzioni durature. Per il momento il servizio di accoglienza dei senzatetto sta proseguendo presso l’istituto Collereale, un’alternativa individuata da padre Pati nel momento in cui da Palazzo Zanca non sono arrivate soluzioni su dove potevano essere momentaneamente ospitati i senzatetto di Casa di Vincenzo. Quindi, mentre il servizio per il momento continua, serve programmare quali interventi bisognerà fare presso la struttura. Una questione che ha destato molto scalpore e che ha attirato l’attenzione della consigliera comunale Daniela Faranda .

“Ci sono non pochi aspetti nel modo in cui la struttura è stata gestita sino ad oggi che ritengo andrebbero chiariti. Per questa ragione ho voluto interrogare il sindaco e l'assessore al ramo", esordisce la capogruppo del Nuovo Centrodestra. "In primis mi preme comprendere se sia nell'intenzione dell'Amministrazione rinnovare o meno la collaborazione con la cooperativa S.Maria della Strada che gestisce la struttura, quali concrete azioni l' Assessore ai Servizi Sociali ha messo in atto per la gestione della crisi della Casa d'accoglienza e quale personale del Dipartimento Servizi Sociali sia stato investito o delegato per la gestione de i rapporti con l'Ente gestore”.

La consigliera vuole ufficialmente conoscere le ragioni che hanno portato alla decisione di trasferire il ricovero alla scuola Dina e Clarenza e se esiste o meno una documentazione sanitaria che attesti la necessità di chiudere la struttura.

“Ho invitato l'esecutivo a illustrare al consiglio lo schema di convenzione che regolamenta i rapporti tra l'ente gestore della Casa di Vincenzo ed il Comune di Messina” scrive la Faranda che dunque vuole anche fare luce sugli accordi economici che hanno tenuto in vita la struttura. “Tengo a puntualizzare che riconosco a Padre Pati grande merito per la qualità dei servizi che la sua associazione eroga a favore dei minori del circuito penale, ai senzatetto, alle ragazze madri, ai minori in stato d'abbandono, dunque, chiedo se il Comune ha rispettato i termini della convenzione con Santa Maria della Strada, a tutela degli ospiti ma anche degli operatori”.

Per la consigliera è urgente e necessario fare chiarezza, anche perchè la convenzione per l'accoglienza dei senzatetto scadrà al termine del mese in corso e non si è ancora provveduto ad un rinnovo, come evidenziato dallo stesso Padre Pati il quale, tra l'altro, ha già segnalato l'urgenza all'assessore ai Servizi sociali Santisi. “In termini strettamente economici, oltretutto, le somme stanziate dalla Regione non sono ancora nella disponibilità del gestore e, ad oggi, questi è ancora in attesa di poter acquisire i fondi essenziali per la sopravvivenza del servizio di accoglienza di senza fissa dimora che ivi trovano ricovero”.

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