Ieri sera a Giampilieri è stato appiccato il fuoco ad alcuni mezzi di una impresa che ha lavorato anche nella ricostruzione del villaggio devastato dall'alluvione del 2009. I Carabinieri privilegiano la pista del racket ma non escludono altri moventi.

Potrebbe esserci la mano del racket delle estorsioni dietro l’atto intimidatorio compiuto ieri sera a Giampilieri. I Carabinieri stanno seguendo questa pista ma non ne escludono nessun per far luce sull’attentato compiuto ai danni di un’impresa che nei mesi scorsi ha eseguito anche qualche piccolo lavoro dopo l’alluvione del primo ottobre 2009.
L’incendio, di matrice dolosa, ha danneggiato una ruspa e due automezzi che si trovavano custoditi in un parcheggio privato lungo la strada provinciale che porta a Molino. Gli attentatori sono entrati nell’area di parcheggio hanno versato benzina sui mezzi ed hanno appiccato il fuoco. L’intervento dei Vigili del Fuoco ha impedito che le fiamme si propagassero ad altri mezzi meccanici che si trovavano nelle vicinanze. L’impresa in passato aveva eseguito lavori di pulizia del torrente Giampilieri, aggiudicandosi un appalto di 50.000 euro. In questo momento era impegnata nell’esecuzione di lavori a Guidomandri, frazione collinare di Scaletta, fortemente danneggiata dall’alluvione del 2009. Non si tratta di un’impresa, dunque, che gestisce appalti milionari ma questo non esclude che emissari del racket possano avere avanzato richieste estorsive.