Lettera aperta del vice Presidente del Teatro Daniela Faranda: «Se avessimo fatto il nostro lavoro per tempo…»

Lettera aperta del vice Presidente del Teatro Daniela Faranda: «Se avessimo fatto il nostro lavoro per tempo…»

Lettera aperta del vice Presidente del Teatro Daniela Faranda: «Se avessimo fatto il nostro lavoro per tempo…»

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mercoledì 22 Agosto 2012 - 17:14

La vice di Ordile spiega i motivi della sua assenza all’incontro con i giornalisti e analizza dal suo punto di vista la crisi del Teatro, cercando anche in "casa" colpe che vengono addebitate ad atri

Al Teatro Vittorio Emanuele si alza il sipario… sulle polemiche. Sospesi gli spettacoli a causa dei tagli regionali, in scena vanno i dissapori e le divergenze di opinioni tra i componenti del Consiglio d’amministrazione dell’Ente. A poco più di 24 ore di distanza dalla conferenza stampa convocata per fare il punto sull’ attuale stato di salute del Vittorio Emanuele, con accuse più o meno velate alla Regione e all’assessore regionale al Turismo , Sport e Spettacolo, il messinese Daniele Tranchida (vedi correlato), riceviamo una lettera aperta del Vice Presidente del Teatro, Daniela Faranda che spiega i motivi della sua assenza all’incontro con i giornalisti e analizza dal suo punto di vista la crisi del Teatro, cercando anche in “casa” colpe che vengono addebitate ad atri.

Di seguito il testo integrale del documento:

«Sento la necessità ed il dovere, come Vice-Presidente di un ente pubblico, nei confronti della comunità messinese di chiarire la mia posizione rispetto alla questione “Teatro”. Non sono in vacanza né tantomeno motivi personali mi hanno costretto a non partecipare alla Conferenza stampa del 21 agosto.

Il 20 agosto alle ore 12,23 ricevo una mail dal Teatro, con la quale il Presidente ha “invitato” i consiglieri ad una conferenza stampa, indetta per il giorno dopo, Martedì 21 agosto, sulla situazione dell’Ente. Sarebbe stato certamente più opportuno che i consiglieri fossero stati non soltanto “invitati”, tra l’altro il giorno prima, ma coinvolti in un confronto precedente per condividere un documento di tale importanza. Ma il CdA non è un organo collegiale? Ancora una volta si parla in nome e per conto del consiglio nella sua collegialità .

Se da un a parte è vero che il taglio del contributo regionale ammonta a quasi il 22% ed interviene in corso d’opera con la stagione già varata, dall’altra è vero che questo non può bastare a far dichiarare che il Teatro debba “chiudersi”. Non posso ovviamente non ricordare, anche a me stessa, che se tutti avessimo fatto il nostro lavoro per tempo non ci sarebbe stato bisogno dell’intervento di nessun onorevole “amico”, trasformando così un normale atto di trasferimento di risorse in una cortesia dal sapore antico, perché la Regione avrebbe liquidato la 2° semestralità 2011 ed avremmo potuto pagare stipendi, compagnie etc… etc… . Né può costituire una giustificazione che per le modificate normative nell’impostazione dei bilanci, non hanno consentito di presentare il consuntivo 2010 e “ … vista l’assenza di personale competente e specializzato all’interno dell’Ufficio di Ragioneria ….” l’Ente si è trovato “costretto” a rivolgersi ad uno studio di consulenza esterno, decisione, peraltro, presa a maggioranza con il mio voto contrario. Ma chi ha il compito di redigere i bilanci ? Come hanno affrontano il problema altri enti simili?

Mesi e mesi di simili giustificazioni hanno prodotto un danno, oltre che di immagine al nostro Teatro, in primo luogo ai dipendenti che non percepiscono lo stipendio ed ai quali va tutta la mia solidarietà e le mie personali scuse, agli orchestrali che danno lustro alla nostra città seppure in situazione di precarietà, alle compagnie teatrali che faticosamente “producono” cultura e a tutti i cittadini che prima di essere fruitori, sono i nostri sostenitori ed ai quali il Teatro V.E. “appartiene”.

Non credo affatto che le risorse umane, sia tecniche che amministrative, del nostro Teatro non abbiano competenze e capacità ma anzi, sono a mio avviso tra le più qualificate, ma forse demotivate e mortificate da un’attività gestionale che da più di 20 anni è stata caratterizzata da incertezza e nell’ultimo periodo da mancanza di atti risolutivi. Insieme ad altri componenti del CdA, ho affrontato il tema dell’equiparazione, anche incontrando le rappresentanze sindacali, per cercare una soluzione definitiva. I risultati sono sotto gli occhi di tutti ed oggi, io dico fortunatamente, all’attenzione della stampa.

Per esigenze comunicative limito il mio intervento, tralasciando le questioni connesse alla programmazione, alla ricerca di risorse alternative, pubbliche e private e soprattutto ad una “politica culturale e di programmazione” che sprovincializzi il Vittorio, avendo a cuore le sorti del Teatro evito quindi sterili polemiche.

Occorre superare la mentalità assistenzialista – lo vado dicendo sin dall’inizio del mandato – che ha segnato un’epoca ormai lontana ma drammaticamente vicina. La parola d’ordine deve essere invertire la rotta, produrre, inventare, innovare, rimettersi in discussione, primi fra tutti i consiglieri di amministrazione.

Il Vittorio Emanuele ha in sé tutti gli strumenti necessari, occorre solo tarare l’azione per metterli in sinergia. Ci sono professionalità e competenze, c’è una storia, fatta di esperienze e reperti e documentazioni (immagini, antiche locandine, libretti di sala, …) che costituiscono un potenziale archivio, che può diventare per esempio multimediale. C’è una biblioteca musicale, unica nel suo genere; possediamo bellissimi costumi, degni di un’esposizione permanente; abbiamo, la Città ha, l’ultima opera di Renato Guttuso, che i messinesi non riescono a vedere e che i turisti non riescono a conoscere.

Aprire quindi il Teatro alla città, ma veramente ed a tutti, soprattutto ai giovani artisti o a quelli meno conosciuti, mettendo a loro disposizione uno dei pochi monumenti che lega la storia del passato a quella recente.

E’ ora di cambiare “spartito”; tutti insieme possiamo suonare una musica nuova intonata ai ritmi di una società globalizzata nel rispetto di una identità storica che ci appartiene

Daniela Faranda, vice-Presidente E.A.R. Teatro V.E. di Messina

11 commenti

  1. FRANCESCO TIANO 22 Agosto 2012 19:12

    Brava Daniela, mi sei piaciuta e soprattutto leggo, in queste tua analisi, un particolare attaccamento alla città. Queste sono delle solide basi per il cambiamento.

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  2. franco martino 22 Agosto 2012 19:53

    Magari sarebbe meglio se la Sig.ra Vice Presidente proponesse un dettagliato piano di rilancio del Vittorio, che da sempre può contare, credo, quasi esclusivamente sui fondi pubblici.
    Sarebbe interessante sapere qual’è la percentuale di entrate derivanti da attività proprie del teatro (credo molto bassa)e con quali “idee” concrete e realizzabili è possibile aumentare sensibilmente tali entrate, pertanto dipendere di meno dalle rimesse di regione, comune, provincia, ecc.
    Come direbbe Califano “tutte il resto è noia”.

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  3. Se Daniela Faranda vuole intendere l’indipendenza dalla schiavitù regionale..benissimo…abbiamo un grande teatro, con un’opera grandiosa di Guttuso, un’acustica eccellente ect….stringiamo i rapporti direttamente con Roma, basta con il taglione regionale….con la scure perenne sulle teste dei messinesi.

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  4. Penso che la signora Faranda, non condividendo, come sembra di capire dal tenore della lettera, i comportamenti “ad excludendum”
    di Ordile farebbe bene a rassegnare, motivandole, le dimissioni dalla carica che ricopre , salvo che non le sembrino troppo pesanti le ripercussioni economiche del gesto !!!

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  5. ogni tanto brilla una luce …..

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  6. bravo ragione hai …. senza l’obolo del teatro come mangerebbe :-)))))

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  7. rossetti mariano 23 Agosto 2012 09:04

    “Inserito da FRANCESCO TIANO il Mer, 22/08/2012 – 21:12.
    Brava Daniela, mi sei piaciuta e soprattutto leggo, in queste tua analisi, un particolare attaccamento alla città. Queste sono delle solide basi per il cambiamento.”

    Attaccamento alla città.
    Ma quando mai, faccia il serio!!!!!!!!!!!!!!!
    Attaccamento al cadreghino ed allo stipendio.
    P.S. Scusate il termine “foresto”. Il cadreghino, per chi non lo sapesse, è la poltrona.

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  8. gli restano ancora quelli della fiera…

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  9. Certo aprire il teatro al turismo può essere la soluzione per ottenere fondi da investire nelle opere.
    Con una mostra mattutina per i crocieristi ad un prezzo accessibile, per vedere la più grande opera di Guttuso ed una mostra sui costumi e le tecniche teatrali….
    Faranda questa è una possibile soluzione…le polemiche non portano a nulla…..

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  10. Ma chi può accordare ancora fiducia a questi personaggi se , per loro stessa ammissione, non sono stati capaci di gestire un bel nulla ?! Bisogna solo chiedergli a gran voce di rassegnare TUTTI le dimissioni per far posto a persone intellettualmente oneste, professionalmente competenti e SVINCOLATE DALLA POLITICA che ,è evidente, ha prodotto solo malcostume e danni economici per la collettività.

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  11. ANCHE IL VICE PRESIDENTE NON SI SA COME E’ STATA NOMINATO, COMUNQUE CREDO ABBIA GLI ATTRIBUTI.

    IN MERITO AL PRESIDENTE DICO:

    ANCORA,ANCORA, ANCORA LUI……
    ED I GIOVANI QUANDO……

    MA BASTA……

    E LA SUA PENSIONE QUANDO SE LA GODE……

    IL PADRINO AD UN CERTO MOMENTO DELLA SUA VITA ANDO’ IN PENSIONE (RICORDATE COLTIVAVA POMODORI) SI MA LUI FACEVA UN “”LAVORO”” RISCHIOSO A TUTTI GLI EFFETTI.

    NON CREDO CHE FARE IL PRESIDENTE SIA RISCHIOSO E/O LABORIOSO. NON SO’?

    SPERO MI DIADE CHIARIMENTI

    UN CITTADINO QUALUNQUE DELLA ZONA SUD.

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