Raccolta rifiuti in provincia. Pagare o non pagare: that is the question...

Raccolta rifiuti in provincia. Pagare o non pagare: that is the question…

Raccolta rifiuti in provincia. Pagare o non pagare: that is the question…

giovedì 25 Giugno 2009 - 06:54

Questione ATO: oggi alle ore 19 si svolgerà una manifestazione per richiedere il ritiro delle bollette di conguaglio.

Cassonetti maleodoranti, cumuli di spazzatura che invadono i marciapiedi, insetti e topi che scorazzano nel centro delle cittadine e strade non spazzate da settimane.

Questo il bollettino, e siamo solo all’inizio, di una situazione destinata ad aggravarsi e, probabilmente, precipitare in un’emergenza-rifiuti.

Barcellona e Milazzo, i centri più disagiati, dovranno sperare in un intervento del Papi-Premier come accaduto a Napoli?

Qui la situazione è, forse, ancora più complicata.

Le continue interruzione della raccolta della spazzatura sarebbero determinate dallo sciopero in bianco dei lavoratori, che rivendicano lo stipendio del mese di maggio.

A questo aggiungiamo: il malcontento popolare, in conseguenza delle richieste di pagamento della Società d’Ambito, che ha inviato i conguagli per gli anni 2005/2006; e ora, addirittura, l’ invito da parte dei Sindaci rivolto ai cittadini “di non pagare l’ultimo conguaglio”.

A tal proposito, sindacati e associazioni questa sera alle ore 19 a Barcellona Pozzo di Gotto manifesteranno per chiedere, appunto, il ritiro delle bollette.

Per saperne di più…

Perché sono aumentate le bollette dopo la costituzione degli Ato?

Pagare le bollette in generale non fa piacere a nessuno, se poi sono quelle delle spazzatura e uscendo dal proprio portone di casa si deve seguire un percorso ben definito per evitare di inciampare su un sacchetto dell’immondizia non raccolto dagli operatori…il poco piacere si trasforma in rabbia, e se ancora le stesse bollette risultano aumentate, a seguito della costituzione degli Ato..scoppia il caso!

Piovono ricorsi in Commissione Tributaria, ci si rivolge al Tar, al Consiglio di Stato, il tutto per chiarire la legittimità delle richieste che appaiono troppo alte.

E tra cavilli, avvocati, ricorsi, manifestazioni di associazioni costituitesi, sono passati mesi…anni. Ma la faccenda è sempre aperta ed irrisolta.

Necessario ricordare, per i non addetti ai lavori, che, dal momento in cui sono state costituite le Società d’Ambito, i Comuni, che prima gestivano autonomamente i servizi, ciascuno con la propria competenza territoriale, non hanno più previsto alcun investimento di spesa per questo servizio. Mentre in passato partecipavano in gran misura a fronteggiarla, per cui le bollette della spazzatura a carico dei cittadini erano ovviamente più basse, con la costituzione degli Ato, invece, i Comuni, pur essendo azionisti proporzionalmente al loro numero di abitanti, non hanno più elargito un solo euro, con la logica conseguenza che il servizio offerto fosse tutto a carico delle tasche dei contribuenti.

Inoltre c’è da considerare che gli Ato hanno come compito quello di provvedere alla pulizia e raccolta dell’immondizia di più comuni (per es. l’AtoMe2 ha competenza di ben 38 comuni, ciascuno con esigenze e carico di lavoro diversi) ma la tariffa è, ovviamente, diventata uguale per tutti.

Diversificare la tariffa sarebbe stato un po’ come pretendere di pagare l’erogazione di energia elettrica Enel, con tariffe diverse da un posto all’altro…e cioè un’assurdità!

Se, invece, i comuni, autonomamente come accadeva in passato, provvedessero alla pulizia e allo smaltimento di rifiuti, certamente i costi affrontati da un piccolo comune sarebbero più contenuti rispetto a quelli di un Comune più grande.

Differenza, questa, che non esiste più con la creazione delle Società d’Ambito, volute dal decreto Ronchi.

A cavallo tra il 2004 e il 2005, infatti, in tutta l’isola, sotto la minaccia del commissariamento dei comuni, hanno iniziato ad operare nuovi enti: i cosiddetti ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) previsti dal Piano Regionale dei Rifiuti.

Il nobile intento del Decreto Ronchi era quello di ottimizzare le risorse, i beni ed i mezzi al fine di ottenere una gestione economica, efficiente e trasparente dei rifiuti (e del servizio idrico), senza un aggravio dei costi per i cittadini.

Ma in Sicilia è andata diversamente.

Dei 9 ATO, uno per provincia, previsti in principio, ne sono state istituiti 27.

Con il Decreto n. 127 del 20/05/2008, l’allora Presidente della Regione, Totò Cuffaro, probabilmente ancora euforico del risultato elettorale, aveva disposto la riduzione degli ATO in Sicilia: molto rumore per nulla, poiché ad oggi non è cambiato niente.

Altra anomalia tutta siciliana: gli ATO sono Società di Capitale, e precisamente, SpA, i cui soci azionisti sono i Comuni aderenti, quindi società per azioni a tutti gli effetti, anziché consorzi di Comuni come nel resto d’Italia.

Nella maggior parte dei casi, gli ATO, svolgono soltanto un ruolo burocratico di passacarte e di riscossione delle bollette.

Non si occupano, come potrebbero, di organizzare direttamente i servizi collegati al ciclo dei rifiuti, ma li appaltano ad imprese private, moltiplicando così gli attori che operano nel sistema.

A seguito delle proteste dei cittadini, della costituzione di associazioni, dell’intervento dell’associazione dei consumatori siciliani (quest’ultima presieduta da Nicola Calabria il quale ha reso noto di aver promosso iniziative per chiedere l’ammissibilità dei referendum comunali, sia per la questione Ato che per l’annunciata costruzione dell’impianto di compressione della Snam; domenica 28 giugno a tal proposito si proseguirà con la raccolta delle firme – già effettuata a Roccavaldina – anche nei comuni di Venetico e Pace del Mela, con la costituzione di banchetti e gazebo) i Sindaci, dei vari comuni costituenti l’AtoMe2, si sono riuniti, il 16 giugno scorso, ed hanno chiesto agli amministratori rimasti in carica nella gestione della Società, e cioè all’ Amministratore Delegato, Santino Cangemi (Udc) ed al Vice Presidente, Stefano Salmeri, “di conoscere dettagliatamente le motivazioni che hanno condotto il Cda della Società d’Ambito ad autorizzare l’emissione delle fatture di conguaglio, in riferimento agli anni 2005/2006, e quali eventuali maggiori costi sostenuti si dovrebbero coprire, previa l’accertamento della legittimità di quanto s’intenderebbe richiedere. E in relazione alla qualità e quantità dei servizi resi – scrivono i Sindaci nel loro comunicato – si ritiene opportuno incontrare la Gesenu (ditta che si è aggiudicata l’appalto di raccolta e smaltimento dei rifiuti per l’AtoMe2) per confermare l’inadeguatezza e l’incompletezza dei servizi prestati dall’inizio del rapporto a tutt’oggi, di cui inspiegabilmente richiede il pagamento per intero. Alla luce di quanto sopra,-continuano i Sindaci-soci – si conviene di prendere in considerazione l’eventuale rescissione del contratto che la ditta stessa ha richiesto; chiarendo che, in tal caso, sarà indetto incanto ad evidenza pubblica europea e che saranno richieste le opportune garanzie a tutela dei lavoratori già in atto impiegati nel servizio”.

La Gesenu, da parte sua, invoca “la rescissione del contratto per inadempimento” perché denuncia protratti e gravi inadempimenti da parte dell’Ato alle obbligazioni assunte con il contratto d’appalto, ma anche, con la convenzione transattiva del 17 aprile, che aveva costituito il tentativo di fissare un percorso metodico concordato per favorire l’adempimento; questi accordi, a detta della Gesenu, non sarebbero stati rispettati con il risultato che il credito vantato dalla stessa società ammonterebbe a ben 26 milioni di euro al 31 dicembre 2008, incrementatosi poi, di mese in mese, nel corso di quest’anno.

La Gesenu, pertanto, getta la spugna, ma non risparmia di accusare – nella nota inviata – i Comuni che, con l’indifferenza manifestata nel corso degli anni dinnanzi al problema, non hanno consentito di giungere ad una risoluzione, magari chiedendo approvvigionamenti dal Fondo regionale.

Colpo su colpo, quindi, tra i Sindaci, soci dell’Ato, e la Gesenu.

Dalla parte politica, ciascuno dice la sua.

Interessante e propositiva giunge la dichiarazione del Sindaco di Villafranca, Piero La Tona, il quale sostiene che “ è veramente grave continuare a prendersi in giro con documenti che da anni lasciano il tempo che trovano, senza riuscire a trovare una soluzione vera ed efficace. Riprendiamoci il servizio se ne siamo capaci -esorta la Tona- mettiamo le mani ai bilanci se veramente vogliamo aiutare i cittadini e approviamo l’aumento di capitale sociale che ci consentirebbe di uscire dal guado, ma smettiamo di indignarci solo quando arrivano le bollette, altrimenti prima ancora di essere sommersi dall’immondizia saremo sommersi dall’ipocrisia”.

Di atti concreti e non semplici dichiarazioni ad effetto, parlano anche il consigliere provinciale, Massimiliano Branca, ed il consigliere comunale di Barcellona, Piero Mirabile, che hanno invitato i Sindaci della provincia ad assumere una posizione forte per “riappropriarsi”, facendo leva sul governo regionale, della gestione del comparto rifiuti, operando magari in regime di consorzi di Comuni.

Rimproveri partono, invece, da parte di Mario Presti, anch’egli consigliere comunale di Barcellona Pozzo di Gotto, il quale afferma che l’amministrazione comunale di Barcellona, in quanto comune capofila, deve assumersi le proprie responsabilità per il ruolo che ha avuto nella composizione del CdA, nell’elezione dell’ex presidente, Paratore, e nel garantire tutte le azioni che il CdA ha messo in atto finora. Lo stesso Presti ha chiesto, come già proposto in passato dal consigliere Calamuneri, la convocazione di un consiglio comunale straordinario subito dopo l’approvazione del bilancio.

E non è finita…mentre regna il caos: discutendo e manifestando per il caro bollette, con i Sindaci contro la Gesenu, con i lavoratori, non pagati, che incrociano le braccia e l’immondizia che, nel frattempo, ci sovrasta…arriva persino la beffa!

Gli amministratori rimasti in carica all’AtoMe2, Cangemi e Salmeri, hanno pensato bene di avviare una campagna pubblicitaria per il “compostaggio”, costata 20 mila euro e finanziata con i fondi residui europei Por.

Attraverso manifesti affissi per le strade, si promette un risparmio in bolletta a coloro che ritireranno il bidone per produrre “il compost”(da utilizzare come concime organico) e separeranno i rifiuti umidi dal resto della spazzatura destinata alla discarica.

Ma ciò che aggrava ulteriormente la scelta di una campagna pubblicitaria in un momento non opportuno, è che già due anni fa si era provveduto in tal senso, promuovendo la stessa campagna pubblicitaria, quella volta in grande stile, con un costo di 230 mila euro finanziati sempre con i Por e anche in quella occasione erano stati promessi bidoni a chi ne avesse fatto richiesta.

Eppure, neanche dopo la seconda campagna pubblicitaria, i bidoni sono stati consegnati, sebbene regolarmente richiesti da numerosi cittadini volenterosi.

Nell’attesa che gli amministratori locali risolvano le questioni, l’Associazione Consumatori Siciliani non è rimasta inerte; ha presentato l’istanza di prelievo per la discussione del ricorso, presentato nel 2005, al Tribunale Amministrativo Regionale, nel quale si vuole far valere l’illegittimità delle bollette Tia(Tariffa d’igiene ambientale) oltre una serie di probabili violazioni di legge riscontrate peraltro nelle migliaia di sentenze emesse dalla Commissione Tributaria di Messina che ha dato un’interpretazione univoca del quadro normativo di riferimento in materia di Tariffa d’igiene ambientale.

L’associazione consumatori ha chiesto, dunque, al Tar di Catania di annullare tutti gli atti deliberativi con cui sono state approvate le tariffe della Tia sulla cui scorta l’Ato Me 2 continua ad emettere le fatture di pagamento, alla luce dei principi espressi dallo stesso tribunale amministrativo in altri ricorsi aventi ad oggetto la stessa problematica, dalle sezioni Tributarie della Sicilia e, da ultimo, per tutti i comuni aderenti all’Ato nella sentenza del Cga, i cui principi sono validi per tutti quegli Ato, come l’Ato Me 2, dove la Tia non è stata approvata dai Consigli Comunali. Se il Tar accoglierà la richiesta dell’Associazione non vi è dubbio che si arriverà alla paralisi totale dell’AtoMe2, così com’è già successo ad Enna, dove l’intero consiglio di amministrazione si è dimesso.

A questa punto, è il caso di dire: “Al Tar….l’ardua sentenza!”

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