Piemonte: -30 giorni alla chiusura del Pronto soccorso. Inizia il conto alla rovescia

Inizia oggi il count-down di Tempostretto fino al 30 settembre sul caso Piemonte.

Alla vigilia di ferragosto infatti, quando il direttore generale del Papardo-Piemonte Michele Vullo ha annunciato ai sindacati l’imminente chiusura del Pronto soccorso, l’assessore regionale alla sanità Baldo Gucciardi, sollecitato dai deputati regionali (vedi articolo allegato), ha dato tempo fino al 30 settembre per esaminare all’Ars il ddl sulla fusione con i Neurolesi o comunque trovare una soluzione concreta e immediatamente attuabile. I primi 15 giorni, dal 14 agosto fino a ieri, sono andati via senza che si muovesse foglia dal momento che è il tradizionale periodo di “pausa” per la politica. Ma da oggi inizia il conto alla rovescia. La classe politica messinese ha un mese di tempo per risolvere un problema scoppiato in tutta la sua drammaticità un anno fa. I tempi sono strettissimi, ma non basteranno le parole. Stavolta servono i fatti. Per questo abbiamo deciso di iniziare il count down e verificare se abbiamo una classe politica responsabile e interessata al bene della collettività, capace di andare oltre gli scontri personali e di partito, oltre gli interessi piccoli e volare alto. A noi interessano i fatti, non le liti per chi vorrà metterci il cappello. L’unico cappello che ci interessa è non avere un ospedale Margherita 2.

Il punto di partenza dal quale, per onestà intellettuale, dobbiamo confrontarci è questo: il destino del Pronto soccorso del Piemonte è già segnato (lo era sin dall’agosto 2014) se non si interviene con una soluzione reale, fattibile, compatibile con il decreto Balduzzi e con il piano regionale della rete ospedaliera.

Tutto il resto sono chiacchiere, se davvero si vuole trovare una soluzione si deve ammettere il quadro contestuale entro il quale si può operare. Altrimenti è populismo. La soluzione comporterà qualche sacrificio per tutti ma se si lavora nell’esclusivo interesse della comunità e con lo spirito di reale collaborazione allora si potranno diminuire i disagi. Dire oggi che è possibile mantenere sic et simpliciter, allo stato attuale, così come è oggi il Pronto soccorso, è una menzogna, perché non lo consente la legge e non lo consentono neanche le attuali condizioni della struttura (come ben sanno i magistrati che hanno aperto un fascicolo dopo l’esposto del Comitato salvare l’ospedale Piemonte). Quindi è arrivato il momento che la nostra classe politica, con umiltà e serietà, la smetta di litigare e si sieda, TUTTA, intorno al tavolo regionale e trovi la risposta che non sia l’ennesimo rinvio, il pannicello caldo.

Il Margherita ce l’hanno chiuso quasi 20 anni fa senza che nessuno sul serio si sia mai battuto fino in fondo.

Messina ha 30 giorni di tempo per decidere le sorti del Piemonte. Anni di giornalismo mi hanno insegnato, senza bisogno di essere profeta, che Gucciardi, scaduto il 30 settembre, concederà una nuova proroga, ma sarebbe vergognoso se i nostri politici si cullassero su quest’agonia. Trenta giorni sono abbastanza.

Vullo, da manager le cui decisioni sono comunque legate a quanto viene stabilito a Palermo dall'assessorato, chiuderà il Pronto soccorso se nessuno gli darà gli strumenti per evitarlo. Nel frattempo tra l’altro c’è anche un’inchiesta sulle condizioni di sicurezza.

I punti di partenza sono due: 1)il Pronto soccorso chiuderà se non si trova una soluzione 2) c’è un ddl all’esame dell’Ars che prevede la fusione Piemonte-Neurolesi.

Il ddl può essere modificato, integrato, arricchito, rivoluzionato, stravolto, riempito di emendamenti, postille, precisazioni, dettami, giuramenti col sangue e affini, ma è l’unica ancora di salvezza per l’ospedale Piemonte ed è l’unico strumento che abbiamo per decidere del nostro destino. Per votare un disegno di legge in Aula non occorrono 30 anni, anche perché nel frattempo non resteranno neanche le mattonelle là dove dopo il sisma del 1908 si contavano i morti ed i feriti.

E’ passato un secolo da allora e dobbiamo anche essere consapevoli di avere la necessità di crescere e trasformare tutte le crisi in opportunità. Non importa se il nuovo Piemonte nascerà dal matrimonio con i Neurolesi, con l’Asp o con il Teatro Vittorio Emanuele, quel che conta è che non si disperda un tesoro, una risorsa, un patrimonio. Risorsa, tesoro, patrimonio, non sono i singoli destini personali, che pure sono importanti, ma il destino complessivo di un presidio.

Si mettano quindi da parte i livori personali, gli scontri tra leader di partiti, i silenzi di chi finora non si è schierato, i tatticismi, le operazioni sottobanco di chi spera solo che tutto chiuda per poter poi dare la responsabilità a chi ci ha provato e per la prima volta, per favore, siate uniti nell’operazione di salvataggio. Non importa quale tesi prevarrà, quale sarà il cappello che starà meglio alla soluzione, purchè non facciate passare altri mesi.

Il Piemonte è il banco di prova di QUESTA CLASSE POLITICA, tutti, dai deputati regionali a quelli nazionali passando per la giunta Accorinti.

Poi potrete continuare a litigare, ma in questi 30 giorni, rimboccatevi le maniche e lavorate. Tempostretto non farà sconti a nessuno. Sarà un fallimento arrivare al 30 settembre senza avere esaminato il ddl all’Ars con il risultato di dover elemosinare una nuova proroga.

Oggi siamo a -30. Vediamo in 30 giorni di tempo cosa faranno i nostri rappresentanti.

Da oggi daremo notizie solo dei fatti concreti e non daremo spazio alle parole e ai comunicati che non facciano riferimento alle azioni reali. Le chiacchiere, per quanto belle e nobili, saranno cestinate (e non ce ne voglia nessuno).

Rosaria Brancato