La Cisl: "La riforma regionale della sanità ha tradito la Sicilia"

La Cisl: “La riforma regionale della sanità ha tradito la Sicilia”

Rosaria Brancato

La Cisl: “La riforma regionale della sanità ha tradito la Sicilia”

mercoledì 03 Ottobre 2012 - 16:19

A Palazzo Zanca il dibattito della Cisl ha posto l'accento sulle distorsioni di una riforma della sanità che ha pensato solo a tagliare e comprimere i costi invece che a spostare l'assistenza sul territorio. "Basta manager messi sulle poltrone dalla politica" dicono Bernava e Genovese "servono uomini di buona volontà",

Parte dell’analisi è già nel tema scelto dalla Cisl per il dibattito organizzato a Palazzo Zanca : “Sanità, dal rientro della spesa al diritto alla salute. Una riforma tradita?”

I riflettori della Cisl Messina, Fp, Medici, Pensionati e Università si sono accesi sulle conseguenze negative della riforma sanitaria regionale firmata dall’assessore Massimo Russo che ha pensato più a tagliare che non a razionalizzare rispondendo più ad esigenze ragionieristiche che non a quelle dei pazienti. Nel corso dei lavori sono stati i manager delle strutture sanitarie messinesi Manlio Magistri (Asp 5), Armando Caruso (’Azienda Ospedaliera Papardo-Piemonte), Giuseppe Pecoraro (Policlinico ) Vincenzo Barone (Irccs Neurolesi Bonino-Pulejo) a soffermarsi sugli aspetti tecnici, relazionando sui tagli effettuati e sui piani di riordino. Magistri ha sottolineato come ad esempio all’Asp la riduzione dell’assistenza farmaceutica convenzionata abbia raggiunto nel 2011 i 9 milioni di euro e la spesa del personale abbia comportato risparmi, lo scorso anno, di 4 milioni di euro. La vicenda Papardo-Piemonte, con gli accorpamenti e trasferimenti ormai ben noti a pazienti e operatori è stata al centro dell’intervento di Armando Caruso.

Ma il cuore del problema è rappresentato dai risultati della riforma, più che alle intenzioni originarie, una riforma che, come chiarito dagli interventi dei sindacalisti “ha tradito la Sicilia” ripetendo vecchie logiche di potere.

“Inizialmente noi l’abbiamo sostenuta, perché avevamo bisogno di uscire dalla logica del malaffare- dichiara il segretario regionale della Cisl Maurizio Bernava- ma invece di essere un piano di risposte al territorio si è limitata ad essere un piano di rientro. Noi diciamo basta ai manager incompetenti la cui logica di scelta è quella di essere servi dei partiti, scelti nelle segreterie. Abbiamo bisogno di altro, di ambulatori, di servizi sul territorio non di politici che continuano a influenzare negativamente le decisioni sul diritto alla salute”.

A essere bocciata è proprio l’ingerenza della politica nel settore, al punto da diventare ingombrante e dirottare le somme secondo ottiche che nulla hanno a che vedere con il diritto alla salute. Basti vedere quel che è successo, ad esempio, con i tagli dei punti nascita nel territorio provinciale, dalla Eolie ai Nebrodi. Nel contempo però l’assessore regionale Russo inaugurava in pompa magna un reparto da 29 posti di oncologia al Papardo (frutto di un trasferimento di posti letto da Policlinico), spacciandolo per quel “Polo oncologico d’eccellenza” per il quale Messina si è battuta inutilmente per anni.

“Io credo alla buona fede iniziale dell’assessore Russo-prosegue Bernava-ma poi si è fatto contagiare dal virus della politica nella sanità che finisce col portare logiche che non hanno nulla a che vedere, dando troppo spazio al potere. Il rischio è che diano risposte ai “prenditori” invece che agli im-prenditori…. I manager devono essere veri, non personaggi che la politica piazza sulle poltrone per ricompensarli”.

Negli ultimi 4 anni, secondo la Cisl, il cuore della riforma, che doveva essere il controllo della spesa, la riduzione della malasanità e del malaffare e la dislocazione delle cure e dei servizi al territorio, è stata disatteso.

“La riforma ha fallito per l’incapacità degli uomini- ha concluso il segretario generale della Cisl di Messina Tonino Genovese-, e perché si è limitata ad essere un mero piano di rientro, si è fermata, cioè, alla compressione dei costi e non ha spostato, invece, cure e assistenza dagli ospedali al territorio e al domicilio delle persone”.

In Sicilia, in un momento di crisi drammatica servono politiche sociali e sanitarie integrate e non binari separati. Genovese si è soffermato anche sull’eccessivo ricorso alle esternalizzazioni, fatto questo che acuisce i fenomeni di sfruttamento della precarietà, perché l’Ente pubblico si affida con bandi di gara (per servizi di pulizia o mensa) a cooperative ed imprese, “scaricando” sulle singole società le responsabilità del mancato rispetto delle regole a scapito dei lavoratori, dei pazienti e della qualità del servizio. Le ditte poi utilizzano il “ricatto occupazionale” per non cambiare lo stato di fatto. Iniziare a pensare in house o avviare una seria opera di risanamento economico e materiale può essere doloroso ma efficace.

“Non è vero che tante cose non siano state fatte solo per mancanza di risorse, o per l'avversità del destino cinico e baro- spiega Genovese- le responsabilità bisogna saperle guardare in faccia. Non servono manager di grido e/o politici : servono solo uomini di buona volontà. Abbiamo volutamente lasciato fuori la politica da questo dibattito, non volevamo né teatrini né passerelle.In campagna elettorale nessuno dei politici ha parlato di quel che vuol fare della sanità…E se la sanità non trova cittadinanza durante la campagna elettorale possiamo immaginare cosa ci possiamo aspettare dopo…”

Rosaria Brancato

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