Borghi dei Tesori. Nasce il network di 42 piccoli comuni siciliani, 12 sono messinesi

Borghi dei Tesori. Nasce il network di 42 piccoli comuni siciliani, 12 sono messinesi

Emanuela Giorgianni

Borghi dei Tesori. Nasce il network di 42 piccoli comuni siciliani, 12 sono messinesi

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sabato 27 Febbraio 2021 - 07:45

Sotto l'egida delle Vie dei Tesori e con Sambuca di Sicilia capofila, il network che nasce per la partecipazione al bando del Mibact “Borghi in Festival” e diventa una rete stabile di valorizzazione del territorio

Dai siti archeologici alle fortezze saracene, dai castelli aggrappati al cielo agli acquedotti seminterrati.

42 borghi siciliani in gran parte sotto i cinquemila abitanti – in qualche caso poco più grandi, sotto i diecimila – in tutte e nove le province dell’Isola, consapevoli della necessità di fare sistema, si strutturano in un network sotto l’egida della Fondazione Le Vie dei Tesori, che ha condotto, con la loro collaborazione, un primo censimento del patrimonio.

Il censimento

Castelli, abbazie, chiese, miniere abbandonate, musei gioiello, conventi, osservatori astronomici, siti rupestri, grotte, cave, fari. Ma anche tesori immateriali: sapienze antiche custodite dagli ultimi artigiani – veri tesori viventi – ricette tradizionali, tradizioni.

Il Festival

Insieme, capofila il Comune di Sambuca di Sicilia con la Fondazione Le Vie dei Tesori, hanno partecipato al bando del MiBaCT “Borghi in Festival”, con un progetto che punta alla realizzazione del Festival Le Vie dei Tesori in sei fine settimana compresi tra il 29 maggio e il 5 luglio con circa 210 luoghi aperti, 70 esperienze collaterali, e il coinvolgimento di 500 giovani del territorio, adeguatamente formati.

Un vero Festival della narrazione incardinato su itinerari naturalistici, artistici, letterari, enogastronomici, in grado sia di interconnettere i luoghi. Per questo si stanno disegnando percorsi tematici trasversali e orizzontali tra i borghi, sul tema del Sacro, seguendo i castelli; a piedi nella natura; cercando le botteghe artigiane; spulciando pagine letterarie e personaggi; assaggiando i piatti tipici; cercando la Sicilia dal basso (tra cripte, mummie e miniere) o l’Isola dall’alto, tra torri, fortezze, osservatori astronomici.

Valorizzazione del territorio

Ma la Fondazione e i 42 Comuni hanno anche scelto di strutturarsi – oltre la partecipazione al bando per il Festival – in modo stabile per portare avanti politiche di rigenerazione, valorizzazione, lotta allo spopolamento. Con l’intento di costruire comunità consapevoli, pronte e adeguate ad accogliere il visitatore.

La presentazione

La neonata rete è stata presentata nel corso di una conferenza stampa in streaming a cui hanno partecipato sindaci, assessori alla Cultura, operatori turistici e giornalisti.

“Un’iniziativa che si ricollega al festival Le Vie dei Tesori, ma soprattutto ne raccoglie l’indicazione virtuosa – dice l’assessore regionale alla Formazione e all’Istruzione Roberto Lagalla – Non potrebbe esserci strumento operativo più efficace per tentare di realizzare un progetto organico di valorizzazione dei beni siciliani. E’ chiaro che dobbiamo integrare il progetto con infrastrutture e interventi, soprattutto per facilitare i collegamenti tra i comuni e, al di là del bando del Ministero, devo dire che il Governo regionale, su iniziativa del presidente Musumeci, ha già proposto un piano per il recupero dei borghi rurali. Da assessore all’Istruzione, plaudo alla modalità di impiegare una “manodopera giovanile” che ricaverà esperienze e motivazioni professionali da questa partecipazione”.

Un incredibile network

“Pensavamo di costituire una rete di una decina di comuni per partecipare al bando del MiBaCT partendo dai borghi che da tempo ci chiedevano di partecipare al festival tradizionale di settembre-ottobre – dice Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori – e ci siamo ritrovati con uno straordinario network che abbraccia tutta la Sicilia. Tutti a riconoscersi in un progetto che vede nel patrimonio la leva di crescita delle comunità, che è la mission della nostra organizzazione. Al di là della gratitudine per questo feedback, abbiamo ritenuto doveroso andare oltre il bando ministeriale e strutturare questa rete attraverso un partenariato stabile che possa sviluppare attività di rigenerazione, di valorizzazione, di lotta allo spopolamento, di nuovo turismo, attraverso la ricerca di altre risorse pubbliche e private. Siamo partiti quindi da un censimento delle risorse – monumenti, itinerari naturalistici, tradizioni, artigiani, saperi – che è una vera miniera di tesori”.

Il futuro è nei borghi

“Una comunità che è grande quanto l’isola – interviene Giuseppe Cacioppo, vicesindaco di Sambuca – . Il futuro è nei borghi, la gente è stanca delle città: mi piace fermare i turisti che arrivano a Sambuca e chiedere loro cosa li ha portati fin qui. Mi rispondono tutti che sono curiosi e che la dimensione del borgo li affascina. Dobbiamo partire da questa fascinazione”.

La qualità della vita

“C’è stato un cambio di atteggiamento verso i borghi italiani – è intervenuto Alfonso Scarano, animatore di un network nazionale di esperti di rigenerazione dei borghi – Che fa il paio con la mutazione post covid, oggi tendiamo al recupero della qualità della vita. Il Ministero per il Sud ha stanziato un miliardo e mezzo di euro per le aree interne ministero, fondi generali a cui bisogna dare una sostanza; che non devono essere indirizzati verso il turismo occasionale, piuttosto verso una vita civile in una forma legata al territorio. I borghi di solito non sono ben connessi, spesso sono difficili da raggiungere, ma hanno vantaggi in più, si vive con meno vincoli e più indicazioni. Ci stiamo confrontando su questo”.

A Messina

12 borghi a Messina. Montalbano Elicona, dove sembra possa sbucare da un minuto all’altro un cavaliere medievale, con il castello, le chiese, lo straordinario Parco dell’Argimusco con le sue rocce enigmatiche. Santa Lucia del Mela, l’antica Makarru dei Sicani, immersa nel verde, dove gli escursionisti partono alla ricerca della felce preistorica: da visitare la basilica medievale con opere di Laurana, Marabitti e Novelli, le mummie dei Cappuccini, prima di perdersi tra le decine di chiese e conventi. Il borgo d’arte di Savoca, arroccato sotto i ruderi del castello di Pentefur, è un susseguirsi di cappelle nobiliari e cripte: in quella del convento dei Cappuccini, gli studiosi stanno analizzando le 17 mummie ritrovate. San Marco d’Alunzio è anch’esso arroccato sui Nebrodi e viene raccontato da Cicerone nelle Verrine: dai ruderi del castello di Roberto il Guiscardo si scende tra i vicoli alla ricerca delle chiese medievali e del museo bizantino. Non dimenticate maccheroni al tegamino e “lattupitte”. Mirto dove è nato un particolarissimo e unico Museo del Costume, con la collezione Miraudo con lasciti delle grandi sartorie che fornivano abiti e accessori alle nobili signorine di provincia. Ma c’è chi raggiunge Mirto solo per comprare carne e funghi. Sopra la frequentatissima Taormina, si scopre Castelmola, l’antica Mylai, la fortezza naturale con il suo panorama straordinario: il castello dove si esibiscono i falconieri, le cappelle rupestri, il vino alla mandorla amara, il fantasma di Lady Chatterley. E seguendo il millenario sentiero dei saraceni, si raggiunge proprio Taormina. Roccavaldina ha un nome nobile e si raccoglie attorno al castello: c’è un’antica farmacia del 1628 con la sua straordinaria collezione di oltre 200 maioliche urbinate, albarelli, vasi per pozioni e medicamenti. A pochi chilometri da Frazzanò, si trova l’abbazia basiliana di San Filippo di Fragalà da cui arriva il più antico documento cartaceo in Europa, il diploma in greco e arabo della regina Adelasia, oggi conservato all’Archivio Storico a Palermo. Dal minuscolo Condrò bisogna assolutamente passare per perdersi tra albicocchi e ulivi, scoprendo i ruderi dell’antico convento dei Frati Minimi, mentre a Graniti ci si deve immergere tra i murales dai colori squillanti che lo rendono unico, insieme alle case con stipiti di pietra di contrada Roccachiacchiera. Se volete scoprire cosa sia un cubbùro dovete raggiungere il combattivo borgo San Piero Patti – ha una lunga storia di resistenza al potere e qui si parla ancora il dialetto gallo-italico – dove esistono esempi di questi antichi dolmen pastorali; e dove si racconta che nelle caverne di Malopasso siano ancora nascosti i tesori dei briganti. Oltre all’enorme altare di San Calogero, alto più di 10 metri, a San Salvatore di Fitalia, “antico principato della Chiesa”, va assolutamente percorso l’itinerario del museo diffuso, dal museo delle tradizioni religiose in un antico convento, attraverso opere contemporanee e murales fino alla Rocca Pietra Giuda, dove ci sono tracce dell’antico insediamento ebraico, prima che il paese fosse conquistato dai Normanni. Da quassù lo sguardo arriva fino alle Eolie.

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